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Giornata del Contemporaneo. L’artista Adrian Paci firma la locandina

Per festeggiare un anniversario cosรฌ importante, i direttori dei 26 musei associati hanno chiamato Adrian Paci a realizzare l'immagine guida di questa edizione, proseguendo il progetto avviato nel 2006 di affidare a un artista italiano...

Si svolgerà sabato 11 ottobre 2014 la Decima Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione organizzata ogni anno da AMACI, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, per portare l’arte contemporanea al grande pubblico. Durante la giornata 26 musei aderenti al circuito AMACI e 1000 realtà in tutta Italia, per il decimo anno consecutivo, aprono gratuitamente al pubblico i propri spazi, inaugurando così la stagione espositiva

MILANO – Per festeggiare un anniversario così importante, i direttori dei 26 musei associati AMACI hanno chiamato Adrian Paci a realizzare l’immagine guida di questa edizione, proseguendo il progetto avviato nel 2006 di affidare a un artista italiano di fama internazionale la creazione dell’immagine guida della manifestazione. Dopo Michelangelo Pistoletto (2006), Maurizio Cattelan (2007), Paola Pivi (2008), Luigi Ontani (2009), Stefano Arienti (2010), Giulio Paolini (2011), Francesco Vezzoli (2012) e Marzia Migliora (2013), per il 2014 la scelta unanime è ricaduta su Paci, artista albanese di nascita e italiano di adozione, a testimoniare che l’arte trascende confini e nazionalità e con il suo linguaggio può contribuire al percorso di crescita e maturazione di ogni società civile.

GREETERS – L’opera scelta si intitola ”Greeters” e indaga il tema del viaggio e del distacco come immagine simbolo della Decima Giornata del Contemporaneo: due ragazzi ci salutano, in un gesto congelato dal fermo-immagine che trasforma la narrazione video in immagine fissa. L’opera si interroga su tematiche molto care ad Adrian Paci, come la debolezza, l’insicurezza, la perdita e l’abbandono e più in generale le relazioni umane in senso universale. Tolti dal contesto, infatti, i due giovani non raccontano più nulla di se stessi, ma portano l’osservatore, impegnato nello sforzo di rispondere, a viverli come familiari, vicini, in una visione empatica che li unisce in un unico abbraccio. Il duplice ritratto, reso ancora più fragile e sfuggente dalla bassa definizione dell’immagine, diventa quindi l’evocazione di un dialogo profondo e intimo tra i soggetti della foto e lo spettatore, raccontando non più un fatto di cronaca ma uno scorcio indefinito della nostra comune condizione umana e del nostro rapporto con l’arte. «’Quelli che stanno fuori’ semplicemente salutano ‘quelli che stanno dentro’ innescando una comunicazione carica di umanità», spiega l’artista.

22 settembre 2014

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