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Frida Kahlo, l’arte, la malattia e la passione

Oggi il mondo dell’arte celebra l’anniversario di nascita di una delle più grandi artiste del Novecento, Frida Kahlo

MILANO – Oggi il mondo dell’arte celebra l’anniversario di nascita di una delle più grandi artiste del Novecento, Frida Kahlo. La pittrice messicana più nota ed acclamata di tutti i tempi, dalla vita sfortunata e travagliata, seppe essere allo stesso tempo realista e profonda, surrealista e impegnata.

GLI INIZI – Frida Kahlo, all’anagrafe Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón nacque a Coyoacán, una delegazione di Città del Messico, il 6 luglio del 1907 da Matilde Calderón y González e Guillermo Kahlo, fotografo di successo preciso e meticoloso nell’eseguire con cura luci ed ombre. Da suo padre forse prende quella precisione nel descrivere minuziosamente ogni particolare usando anche minuscoli pennelli di zibellino. Alla nascita Frida è affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, essendone affetta anche la sorella minore; fin dall’adolescenza manifesta talento artistico ed uno spirito indipendente e passionale, riluttante verso ogni convenzione sociale. Da questo contesto nascerà il tema dell’autoritratto. Il primo che dipinge è per il suo amore adolescenziale, Alejandro.

 

L’INCIDENTE – Nei suoi ritratti raffigura molto spesso gli aspetti drammatici della sua vita, il maggiore dei quali è il grave incidente di cui rimane vittima nel 1925 mentre viaggia su un autobus e a causa del quale riporta la frattura del bacino. I postumi di quell’incidente (un palo le avrebbe perforato il bacino e a causa delle ferite sarebbe stata sottoposta nel corso degli anni a trentadue interventi chirurgici) condizioneranno la sua salute per tutta la vita, ma non la sua tensione morale. Frida si dedica con passione alla pittura e nonostante il dolore fisico e psichico dei postumi dell’incidente, continua ad essere la ragazza ribelle, anticonformista e vivacissima che era stata prima.

 

IL DOLORE SFOCIA NELL’ARTE – Dimessa dall’ospedale viene costretta a mesi di riposo nel suo letto di casa con il busto ingessato. Questa circostanza forzata la spinge a leggere tanti libri, molti dei quali sul movimento comunista, ed a dipingere. Per sostenere questa passione i genitori le regalano un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo che possa vedersi, e dei colori; è qui che inizia la serie di autoritratti. Il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato caratterizza uno degli aspetti fondamentali della sua arte: crea visioni del corpo femminile non più distorto da uno sguardo maschile.

 

INCONTRO CON DIEGO RIVERA – Porta i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore murale dell’epoca, per avere una sua critica. Rivera rimase assai colpito dallo stile moderno di Frida, tanto che la prese sotto la propria ala e la inserì nella scena politica e culturale messicana. Divenne un’attivista del Partito Comunista Messicano a cui si iscrisse nel 1928. Partecipò a numerose manifestazioni e nel frattempo si innamorò di Diego Rivera. Nel 1929 lo sposò (lui era al terzo matrimonio), pur sapendo dei continui tradimenti a cui sarebbe andata incontro. Conseguentemente alle sofferenze sentimentali ebbe anche lei numerosi rapporti extraconiugali, comprese varie esperienze omosessuali.

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GLI ULTIMI ANNI E IL SUCCESSO – La vita e le opere della pittrice messicana Frida Kahlo esercitano un grandissimo fascino artistico e un forte impatto emotivo. Per alcuni questa artista coraggiosa sarà ricordata nei tempi come la più grande pittrice del Novecento. Tre importanti esposizioni le sono dedicate nel 1938 a New York, nel 1939 a Parigi e nel 1953 a Città del Messico. L’anno successivo a quest’ultima mostra, il 13 luglio 1954, Frida Kahlo muore nella sua città natale. La sua abitazione di Coyoacán, la ‘Casa Azzurra’, meta di migliaia e migliaia di visitatori, è rimasta intatta, così come volle Diego Rivera che la lasciò al Messico. E’ una casa meravigliosa, semplice e bellissima, con muri colorati, luce e sole, piena di vita e di forza interiore come fu la sua proprietaria.

 

FRIDA E IL SURREALISMO – A partire dal 1938 l’attività pittorica s’intensifica: i suoi dipinti non si limitano più alla semplice descrizione degli incidenti della sua vita, parlano del suo stato interiore e del suo modo di percepire la relazione con il mondo e quasi tutti includono tra i soggetti un bambino, sua personificazione. Per un breve periodo nelle sue opere gli elementi della tradizione messicana classica si uniscono a quelli della produzione surrealista. Nel 1938 il poeta e saggista surrealista André Breton vide per la prima volta il suo lavoro: ne rimase talmente colpito da proporle una mostra a Parigi e proclamò che Frida fosse ‘una surrealista creatasi con le proprie mani’. Nel 1939, su invito di André Breton, si recò a Parigi, dove le sue opere vennero presentate in una mostra a lei dedicata. Sapeva che l’etichetta surrealista le avrebbe portato l’approvazione dei critici, ma allo stesso tempo le piaceva l’idea di essere considerata un’artista originale. In ogni caso, nonostante l’accento posto sul dolore, sull’erotismo represso e sull’uso di figure ibride, la visione di Frida era ben lontana da quella surrealista: la sua immaginazione non era un modo per uscire dalla logica ed immergersi nel subconscio, ma piuttosto il prodotto della sua vita che lei cercava di rendere accessibile attraverso un simbolismo. La sua idea di surrealismo era giocosa, diceva che esso ‘è la magica sorpresa di trovare un leone nell’armadio, dove eri sicuro di trovare le camicie’. Anni dopo Frida negherà violentemente di aver preso parte al movimento, forse perché negli anni quaranta questo cessò di essere di moda.

 

 

 

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