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Federculture, ”L’Italia sta rinunciando alla sua vocazione artistica e culturale”

L'Italia sprofonda in un tunnel e sta rinunciando alla propria vocazione artistica e culturale sulla quale si è fondata l'identità e lo sviluppo della comunità nazionale. A lanciare l'allarme è Federculture attraverso il Rapporto Annuale 2013 e facendo il punto sulla situazione in cui versa il settore in occasione dell'Assemblea Generale...

Allarmanti i dati del rapporto annuale di Federculture, presentato ieri in Campidoglio dal presidente Roberto Grossi. In calo fruizione culturale da parte delle famiglie e gli investimenti nel settore

MILANO – L’Italia sprofonda in un tunnel e sta rinunciando alla propria vocazione artistica e culturale sulla quale si è fondata l’identità e lo sviluppo della comunità nazionale. A lanciare l’allarme è Federculture attraverso il Rapporto Annuale 2013 e facendo il punto sulla situazione in cui versa il settore in occasione dell’Assemblea Generale. Un’analisi approfondita delle dinamiche in atto, analisi che denuncia la crisi profonda che, nell’ultimo anno, ha raggiunto anche il settore della cultura.

FRUIZIONE CULTURALE IN CALO – Sono allarmanti i dati del rapporto annuale di Federculture, presentato ieri in Campidoglio dal presidente Roberto Grossi, con gli interventi dei ministri Massimo Bray e Enrico Giovannini e del sindaco di Roma Ignazio Marino. Nel 2012 la spesa per la cultura e la ricreazione delle famiglie italiane segna un -4,4%, si tratta del primo calo dopo oltre un decennio di crescita costante, tanto che tra il 2002 e il 2011 l’incremento era stato del 25,4%. Anche i dati relativi alla fruizione culturale sono negativi in tutti i settori con una netta inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni: -8,2% il teatro, -7,3% il cinema, -8,7% i concerti, – 5,7% musei e mostre. In generale diminuisce dell’11,8% la partecipazione culturale dei cittadini italiani.


DIMINUISCONO GLI INVESTIMENTI
– In un solo anno i musei statali perdono circa il 10% dei visitatori che passano da 40 a 36 milioni, poco più di quelli entrati nei soli musei londinesi. Allo stesso tempo diminuiscono gli investimenti nel settore: solo da parte dei comuni in un anno tagliato l’11% delle risorse mentre le sponsorizzazioni private destinate alla cultura scendono nel 2012 del 9,6%, ma dal 2008 il calo è del 42%.

RICHIESTA AL GOVERNO – Insomma, con 3.609 musei, 5.000 siti culturali, 46.025 beni architettonici vincolati, 12.609 biblioteche, 34.000 luoghi di spettacolo e 47 siti Unesco, l’Italia è unica per la ricchezza del suo patrimonio, ma anche uno dei paesi europei più arretrati dal punto di vista dell’investimento e della fruizione culturale. Di qui le richieste al Governo da parte di Federculture: sostenere i consumi delle famiglie grazie alla detraibilità delle spese per la cultura, promuovere il lavoro giovanile con un piano per l’occupazione culturale, rilanciare la produzione e la gestione cancellando le norme che soffocano l’autonomia e la capacita’ di programmazione di enti e aziende.

 

L’IMPORTANZA DI INVESTIRE IN CULTURA – La richiesta di Federculture arriva a poco più d’un mese di distanza dallo stesso invito che il nostro direttore aveva rivolto allo Stato Italiano in questo editoriale. Sono mesi, infatti, che noi di Libreriamo parliamo di un aspetto semplice mai tenuto in considerazione dalla nostra classe politica: se si vuole creare lavoro bisogna subito investire sulla bonifica del territorio e sull’immenso patrimonio artistico che l’Italia possiede. Valorizzazione delle eccellenze industriali e artigianali italiane all’estero con un unico organismo nazionale e non locale (non gestito direttamente e/o indirettamente dalla politica) potrebbero diventare il motore per far ripartire la nostra grande Italia.   


2 luglio 2013

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