L’Espressionismo si mette in mostra a Vercelli

12 Settembre 2025

A Vercelli, dall’11 settembre 2025, lo Spazio ARCA ospita la mostra Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo Italiano. Un’esposizione unica che riunisce le opere di grandi maestri italiani tra il 1920 e il 1945.

L’Espressionismo si mette in mostra a Vercelli

Dall’11 settembre 2025, la città di Vercelli accoglie uno degli appuntamenti più significativi dell’autunno artistico italiano: la mostra Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo Italiano, ospitata nello Spazio ARCA, all’interno dell’ex Chiesa di San Marco.

Un viaggio profondo nell’arte tra il 1920 e il 1945 che attraversa non solo i linguaggi visivi di una generazione di artisti ribelli, ma anche i tumulti del loro tempo: guerre, ideologie, silenzi e rotture che hanno fatto dell’Espressionismo Italiano una delle stagioni più potenti e meno celebrative della nostra storia pittorica.

Curiosità

Il quadro “La battaglia dei tre cavalieri” di Aligi Sassu, dipinto nel 1941 dopo un periodo di carcere, non mostra sangue né vittime esplicite. È una denuncia silenziosa ma potente contro l’assurdità della guerra.

La collezione Iannaccone è una delle più importanti dedicate all’Espressionismo italiano, costruita in trent’anni con un approccio non commerciale ma profondamente romantico.

Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo Italiano: una mostra a Vercelli tra memoria, resistenza e identità

Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo Italiano non è una semplice esposizione: è un esercizio di memoria, un atto critico e una proposta estetica capace di parlare al nostro tempo.

In un momento storico in cui la semplificazione sembra governare il racconto collettivo, questa mostra ci invita a difendere la complessità, ad ascoltare le voci marginali, a considerare l’arte come forma di resistenza.

Una visita imprescindibile per chi vuole comprendere la forza dell’arte italiana del Novecento e le sue risonanze contemporanee.

Un progetto coraggioso: arte come atto di resistenza

La mostra, promossa dal Comune di Vercelli e organizzata da Arthemisia con la Fondazione Giuseppe Iannaccone, non si limita a riunire opere iconiche di maestri come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Fausto Pirandello, Emilio Vedova e Renato Birolli.

Essa rappresenta anche una rilettura critica del ruolo dell’artista in un’epoca in cui la propaganda e la monumentalità cercavano di assoggettare ogni forma espressiva.

Il curatore Daniele Fenaroli guida il pubblico in un percorso che mette in luce il coraggio di pittori che hanno scelto di raccontare la solitudine, il dubbio, l’intimità e la fragilità dell’uomo, anziché esaltare modelli celebrativi imposti dal regime fascista.

Le opere, provenienti dalla collezione privata dell’Avvocato Giuseppe Iannaccone, una delle più importanti collezioni italiane dedicate a questo periodo, formano un corpus visivo intenso e di grande valore storico, con numerosi inediti mai esposti prima.

I capolavori in mostra: corpi, città, inquietudini

Tra i dipinti più significativi esposti troviamo Nudo in piedi (1939) di Lucio Fontana, Composizione (Siesta Rustica) di Fausto Pirandello, Il Caffeuccio Veneziano (1942) di Emilio Vedova, I poeti (1935) di Renato Birolli e Ritratto di Mimise (1938) di Renato Guttuso.

Ogni opera si inserisce in un contesto che sfida le rappresentazioni ufficiali e rivendica la potenza dell’arte come strumento emotivo e viscerale. A questi si affiancano lavori di Angelo Del Bon, Aligi Sassu, Scipione, Ziveri, De Rocchi, Broggini, Raphaël, Badodi e molti altri, che insieme tracciano un mosaico di voci dissonanti ma profondamente umane.

Le opere sono divise in tre sezioni tematiche: Il colore come resistenza, Al di là del ritratto e Presente inquieto.

Il dialogo con il presente: Norberto Spina La mostra non si chiude nel passato. Uno degli aspetti più innovativi è l’inserimento delle opere dell’artista contemporaneo Norberto Spina, classe 1995, nato a Milano e formato tra l’Accademia di Brera e la Royal Academy di Londra.

Le sue opere, alcune delle quali site-specific e realizzate per l’occasione, offrono un contrappunto visivo alla tradizione espressionista, dando voce a una memoria personale e collettiva rielaborata con sensibilità contemporanea.

Il risultato è un’evocazione muta ma carica di domande, che costringe il visitatore a interrogarsi su cosa significhi ricordare, oggi.

Una mostra “dentro la storia”

Il vero valore della mostra, tuttavia, risiede nella sua capacità di restituire l’arte come campo di lotta simbolica, emotiva e ideologica. Non si tratta di un’esposizione nostalgica, ma di una riflessione viva sull’identità, sulla libertà e sulla possibilità, ancora attuale, dell’arte di porre domande scomode.

Il percorso espositivo, curato nei minimi dettagli, conduce il visitatore attraverso corpi sbilanciati, città oniriche, ritratti inquieti, battaglie interiori e simbolismi stratificati.

I colori non decorano, ma esplodono in tensioni emotive. Le figure non posano, ma si raccontano attraverso le loro crepe. L’Espressionismo Italiano viene così restituito nella sua essenza più radicale: uno specchio deformato eppure fedelissimo della realtà.

Arca Arte Vercelli: un luogo simbolico

La scelta dello Spazio ARCA, nell’ex Chiesa di San Marco, non è casuale. Luogo di grande suggestione, diventato ormai uno dei riferimenti culturali più importanti del Piemonte, ARCA si distingue per la sua capacità di intrecciare storia e contemporaneità.

Negli anni ha ospitato mostre internazionali come quelle in collaborazione con la Guggenheim Foundation, ma anche esposizioni legate alla storia locale e alla grande arte italiana.

In questo contesto, l’Espressionismo Italiano trova un’ambientazione perfetta: un luogo sacro che accoglie e amplifica le tensioni tra visione, memoria e resistenza.

La Fondazione Iannaccone e il futuro del progetto

La mostra segna anche il debutto di un progetto pluriennale voluto dalla Fondazione Giuseppe Iannaccone ETS, nata nel 2023 per sostenere la creatività contemporanea e promuovere il patrimonio artistico italiano.

Ogni anno un artista contemporaneo dialogherà con le opere della collezione, creando un ponte tra passato e futuro, tradizione e sperimentazione. Questa iniziativa contribuisce a rendere la mostra non solo un evento culturale di rilievo, ma anche una piattaforma attiva per la riflessione artistica e civile.

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