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Equilibrio, geometrie e complessità nascosta nelle sculture di Arnaldo Pomodoro

Oggi il mondo dell’arte fa gli auguri ad Arnaldo Pomodoro, che compie 89 anni. L’artista, considerato tra i maggiori scultori italiani contemporanei, è molto noto ed apprezzato anche all’estero. È famoso soprattutto per le sue particolari sfere di bronzo, il materiale...

“Tutto è stato mercificato. La gente con i soldi vuole comprare l’arte mentre l’arte non si compra”

 
MILANO – Oggi il mondo dell’arte fa gli auguri ad Arnaldo Pomodoro, che compie 89 anni. L’artista, considerato tra i maggiori scultori italiani contemporanei, è molto noto ed apprezzato anche all’estero. È famoso soprattutto per le sue particolari sfere di bronzo, il materiale che predilige per le sue opere, che si scompongono, si ‘rompono’ e si aprono davanti allo spettatore, che è portato alla ricerca ed alla scoperta del meccanismo interno, in un contrasto tra la levigatezza perfetta della forma e la complessità nascosta dell’interno.

 
GLI INIZI – Conclusa la seconda guerra mondiale, Pomodoro ottiene il diploma di geometra e si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bologna. Lavora al Genio Civile di Pesaro, con incarico di consulenza per la ricostruzione di edifici pubblici; tra il 1949 e il 1952 frequenta l’Istituto d’Arte di Pesaro, precisando un suo forte interesse per la scenografia. Legge intanto testi teatrali classici e moderni (Eschilo,Sartre, Brecht). Nel 1953 lascia Pesaro, chiamato a lavorare a Como per sei mesi. Poi si trasferisce a Milano e nel 1957 abbandona definitivamente il Genio Civile, approfittando di condizioni di favore per chi si licenziava volontariamente: con la liquidazione e assieme al fratello Giò Pomodoro, trovano uno studio a Milano, dove lavorano insieme per una decina d’anni. Le opere di Arnaldo Pomodoro sono presenti in grandi piazze (Milano, Copenaghen, Brisbane), di fronte al Trinity College dell’Università di Dublino, al Mills College in California, nel Department of Water and Power di Los Angeles, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani e nelle maggiori raccolte pubbliche del mondo.

 
LO STILE – Nella sua arte domina un rigoroso ‘spirito geometrico’, per cui ogni forma tende all’essenzialità volumetrica della sfera, del cubo, del cilindro, del cono, del parallelepipedo e di altri solidi euclidei perfetti, nettamente tagliati, le cui ripetizioni in schiere o segmenti, rettilinei o circolari, sono paragonabili alla successione delle note in una composizione musicale, o ad ingranaggi di macchinari nascosti all’interno dei massicci contenitori, resi parzialmente visibili dalle spaccature e dai tagli che rompono le superfici levigate esterne. Lo spazio esterno non esiste: tutto si svolge all’interno, nelle ‘viscere’ racchiuse dalle pareti lisce e lucenti, da nitidi volumi, perfettamente delineati.

 

DISCO SOLARE – Nel 1991 è stato collocato davanti al Palazzo della Gioventù a Mosca il ‘Disco Solare’, dono della Presidenza del Consiglio all’Unione Sovietica, e nel 1992 è stata installata un’opera di grandi dimensioni ‘Papyrus’ nei giardini del nuovo Palazzo delle Poste e Telecomunicazioni a Darmstadt in Germania. Nel 1995 ha realizzato per incarico del Comune di Rimini una scultura in memoria di Federico Fellini, nel 1996 è stata collocata nel piazzale delle Nazioni Unite a New York l’opera ‘Sfera con sfera’ del diametro di metri 3,30 e nel 1998 ha ricevuto l’incarico di realizzare il portale del Duomo di Cefalù.

 
SCENOGRAFIA – Arnaldo Pomodoro si è dedicato anche alla scenografia, particolarmente in grandi occasioni teatrali: per la ‘Semiramide’ di Rossini all’Opera di Roma nel 1982, sui ‘ruderi’ di Gibellina dal 1983 al 1985 per la ‘Orestea’ di Isgrò da Eschilo e nel 1986 per la ‘Didone’ di Marlowe, per la ‘Alceste’ di Gluck all’Opera di Genova nel 1987, per ‘Oedipus rex’ di Stravinsky a Siena nel 1988, nell’estate 1989 per la ‘Passione di Cleopatra’ del poeta egiziano Shawqi, nel 1990 per ‘I Paraventi’ di Genet, nel 1992 per ‘Nella solitudine dei campi di cotone’ di Koltes, nel 1993 per ‘Più grandiose dimore’ di O’Neill e per ‘Oreste’ diVittorio Alfieri, nel 1994-95 per ‘Stabat Mater’, ‘La passione secondo Giovanni’ e ‘Vespro della Beata Vergine’ di Antonio Tarantino e per ‘Moonlight’ di Pinter.

23 giugno 2015 

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