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Ecco perché amiamo così tanto l’arte

Certe grandi verità non sopportano neppure di essere pensate. Quelle verità che sono le risposte alle domande che abbiamo paura anche solo a formulare

MILANO – Certe grandi verità non sopportano neppure di essere pensate. Quelle verità che sono le risposte a quelle grandi domande che abbiamo paura anche solo a formulare. Viene la pelle d’oca a pensare alle scarsissime probabilità che aveva la terra di nascere dal Big Bang, per esempio. Se poi cominciamo a chiederci perché siamo qui, con quale scopo e con quale direzione… beh, facciamo prima a prendere un libro e cercare di svagarci un po’. Eppure il richiamo a certe questioni è innato in tutti noi. Per quanto cerchiamo di ignorarle, per quanto tentiamo di occupare la testa con mille pensieri in modo da non lasciare spazi vacanti, prima o poi bussano alla tua porta, come gli agenti di Equitalia.

ESSERI DOTATI DI COSCIENZA – Come giustamente fa notare il giornalista Tim Radford sul Guardian commentando “The Great Picture” di Sean Carroll, siamo certi di essere esseri dotati di coscienza – come dimostra il fatto che state leggendo questo pezzo – ma non siamo in grado di definire cos’è la coscienza. Ognuno di noi ha poi più o meno chiaro cosa voglia dire essere liberi, ma come facciamo a dirlo se ogni cosa è la conseguenza di quello che è stato prima? Non è chiaro effettivamente quanta libertà di scelta abbiamo. Spesso sembra più semplice – e anche più corretto – tentare di spiegare la realtà con la teoria atomica o con la meccanica quantistica.

PERCHÉ AMIAMO COSÌ TANTO L’ARTE – Il fatto è che le cose che non capiamo, o che capiamo ma non riusciamo a spiegare a parole, sono infinite. Ed è proprio qui che interviene l’arte. Il mondo, infatti, è fatto tanto di atomi quanto di storie. Un quadro non può essere soltanto un ammasso di particelle elementari. Anche se non potremo mai sapere perché siamo qui, dove stiamo andando, com’è nato l’universo, cos’è la coscienza, almeno una cosa è certa: le cose accadono, che noi lo vogliamo o no. E molto di quel poco che abbiamo capito finora non lo riusciamo a esprimere. E allora ci pensano “La notte stellata sul Rodano” di Vincent Van Gogh, la Cappella Sistina di Michelangelo, “L’urlo” di Munch, “Impressione, levar del sole” di Claude Monet, “Gli amanti” di Magritte, “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich… Davanti all’arte, a questi quadri e agli altri che abbiamo amato e che ameremo, ci fermiamo e diciamo: “Ecco, è esattamente questo che intendevo…”

 

 

 

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