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Donne e Arte, intervista all’Art Advisor Antonella Crippa

Fin dal Rinascimento, uno dei periodi più fiorenti per quanto riguarda l'arte e la cultura, le donne hanno assunto un ruolo di primissimo piano nel contesto artistico, grazie alla loro raffinatezza, al gusto, al potere economico...

MILANO – Fin dal Rinascimento, uno dei periodi più fiorenti per quanto riguarda l’arte e la cultura, le donne hanno assunto un ruolo di primissimo piano nel contesto artistico, grazie alla loro raffinatezza, al gusto, al potere economico. Isabella d’Este, moglie di Francesco II Gonzaga fu ad esempio l’unica nobildonna italiana ad avere uno studiolo, a riprova della sua fama di dama colta, che preferiva gli interessi intellettuali e artistici a uno stile di vita frivolo. Nello studiolo Isabella vi radunò i pezzi più pregiati delle sue collezioni, con opere del Mantegna, di Perugino, del Correggio. Nel seicento una delle figure chiave è Artemisia Gentileschi, pittrice della scuola caravaggesca, divenuta simbolo del femminismo internazionale a causa, suo malgrado, dello stupro subito. Anche un’altra artista ha avuto una vita non poco travagliata ma nonostante ciò, è riuscita a guadagnarsi un posto privilegiato nel mondo dell’arte: Frida Kahlo. Questo per dire che le donne hanno sempre saputo ritagliarsi il proprio spazio, diventando celebri tanto quanto i colleghi maschi. Cosa dire di Ileana Sonnabend, gallerista e mercante d’arte, tra le più celebri protagoniste dell’arte del XX secolo o di Peggy Guggenheim, collezionista d’arte statunitense, che ha dato il via ad un vero e proprio impero?

La prima donna che abbiamo intervistato è Antonella Crippa, Art Advisor e giornalista.

1. Chi sei? Descriviti.

Principalmente lavoro come art advisor. Aiuto persone che vogliono comprare opere d’arte moderna e contemporanea, formare collezioni, oppure vendere lavori che non interessano piu’. Attraverso lunghe conversazioni e visite in gallerie, mostre e fiere, cerco di intercettarne il gusto e mettere a fuoco le ragioni profonde dell’acquisto. Poi li conduco secondo le mie preferenze e la conoscenza del mercato. In alcuni casi, i miei clienti sono aziende che chiedono un progetto di valorizzazione per la collezione esistente o il brand, e qui rispolvero il mio passato da curatrice. Da qualche tempo ho anche ripreso a scrivere articoli e reportage. Mi piace molto e mi consente di fare i conti con quello che penso davvero su un artista.

2. Qual è il ruolo delle donne nel mondo dell’arte italiano? Differenze con l’estero?

Secondo me le donne sono in prima fila. Dirigono case d’asta, fondazioni, musei, società; sono proprietarie di gallerie, collezioniste, curatrici, artiste. Negli ultimi anni mi è capitato di lavorare più spesso con donne che con uomini. Dal mio punto di osservazione, è in atto un passaggio di testimone tra i generi. Non ho redatto un elenco per contare gli uni e le altre ma non ho l’impressione ci sia un disequilibrio. Recentemente sono stata esperta valutatrice di un bando europeo a Bruxelles e il panel era composto da 4 donne e 2 uomini.

3. Essere una donna, aiuta? Pro e contro.

Le donne che lavorano nell’arte sono concrete, determinate, tenaci, più lucide e appassionate degli uomini, quindi, sì, penso aiuti. Tendenzialmente non vedo distintamente pro e contro ma credo che la qualità del lavoro sia di genere femminile, con le dovute eccezioni.

4. Un libro, un artista, un fotografo che hanno cambiato la tua vita.

Domandone, mi fa venire l’ansia da prestazione. Uscita dalla prima mostra che ho visto di Felix Gonzales Torres a Londra ho pensato di voler fare questo mestiere. Foster Wallace e Roberto Bolano sono i miei scrittori preferiti, i primi fotografi con cui ho lavorato sono stati Armin Linke e Olivo Barbieri (certo, tutti uomini…). Forse non hanno cambiato la mia vita; quello l’hanno fatto le persone con cui ho lavorato e lavoro, dai precisissimi caporedattori, ai colleghi di Open Care, dai clienti che seguo, agli amici che lavorano nel mio stesso ambiente.

5. Cosa suggerisci a chi vuole intraprendere la tua carriera?

Costanza, studio, curiosità devono essere continuamente sollecitate. Andare all’estero aiuta, come sanno tutti, o per lo meno fa coltivare i contatti non italiani e viaggiare molto. Le energie non sono mai abbastanza. Un sano esame di coscienza è utile, a un certo punto: ma l’arte moderna e contemporanea mi interessa veramente? E’ un lavoro faticoso, ed è essenziale avere l’attitudine a condividerne l’esperienza.

6. Progetti futuri?

Sono troppo scaramantica per parlarne.

7. Ti occupi da tanti anni del mercato dell’arte. Come vedi il futuro? La pittura la farà sempre da padrona?

Il mercato dell’arte trova sempre la sua strada, non sono affatto preoccupata. Certo in Italia il numero di persone che compra è sempre minore, e soprattutto l’acquisto è diventato molto stereotipato. Si ha l’impressione che i collezionisti non si lasciano andare al loro gusto ma seguano strade battute da altri. Non direi che la pittura fa da padrona, non adesso e non in futuro. Certo le opere bidimensionali sono le preferite, si allestiscono meglio in casa, si tengono con più facilità nei caveau, occupano relativamente meno spazio e arredano meglio. Ma non sono necessariamente dipinte, quanto piuttosto assemblate e composte di vari materiali. Dal punto di vista della produzione è tutta un’altra storia, lo so, ma io faccio l’art advisor.

Daniele Perra

 

9 ottobre 2014

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