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Come si valuta un’opera d’arte

Nella prima puntata della rubrica “Come leggere un’opera d’arte” della scorsa settimana, abbiamo affrontato il tema su che cosa si intenda quando si parla di bellezza, intesa come “bello estetico”, del termine “arte” e sul concetto di cosa sia un’opera...

‘L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni’
(Pablo Picasso)

Continua il nostro viaggio alla conquista del mondo misterioso e affascinate della bellezza e del sapere, attraverso i grandi capolavori e i grandi maestri del mondo dell’arte

MILANO – Nella prima puntata della rubrica “Come leggere un’opera d’arte” della scorsa settimana, abbiamo affrontato il tema su che cosa si intenda quando si parla di bellezza, intesa come “bello estetico”, del termine “arte” e sul concetto di cosa sia un’opera d’arte.
Oggi, per il nostro secondo appuntamento, vi proponiamo alcuni tra i criteri grazie ai quali possiamo determinare e valutare a colpo d’occhio un’opera d’arte. Grazie ad essi potremmo inquadrare l’opera in un determinato periodo storico o movimento artistico, basandoci per ora solo sull’osservazione dell’opera in sé così come ci appare, e cioè sulle sue caratteristiche esteriori.

 

CRITERI OBIETTIVI NELLA VALUTAZIONE DI UN’OPERA D’ARTE – Osservando un manufatto artistico, (una scultura, un quadro, ecc.) possiamo individuare in esso diverse caratteristiche che lo compongono. La simmetria, l’armonia e persino l’aspetto considerato provocatorio, rientrano tutti in canoni di valutazione precisi. In generale, possiamo parlare di due criteri distinti per valutare un’opera. Ogni caratteristica visibile, e cioè che cogliamo nella nostra opera, può rientrare in uno dei due parametri.

 

PRIMO CRITERIO – Nel primo parametro rientrano tutte quelle componenti che potremmo definire “classiche”, cioè:

1. Criteri classici: armonia nella composizione, rispetto del canone, corrispondenza al vero, chiaroscuro, conformità teologica, perfezione, prospettiva, rispetto delle proporzioni vitruviane, presenza della curva sigma di Hogarth, simbolismo, simmetria, rispetto dello stile che si è scelto.

Dunque, per fare l’esempio di un’opera che, nel suo insieme, rispetta i canoni di simmetria e di bellezza proporzionale, possiamo considerare un capolavoro di Michelangelo: il David.

 

david michelangelo

 

La celebre scultura, realizzata in marmo (altezza 516 cm esclusa la base, che misura circa 200 cm) databile tra il 1501 e l’inizio del 1504 e conservato nella Galleria dell’Accademia a Firenze è considerato un capolavoro della scultura mondiale, e, proprio per le sue caratteristiche di perfezione formale, che attingono direttamente al mondo classico (per intenderci, al mondo della scultura Greca, in particolare di Fidia) è uno degli emblemi del Rinascimento.

 

SECONDO PARAMETRO – Il secondo criterio, invece, risponde e descrive tutte quelle caratteristiche pressoché proprie delle opere d’Arte Contemporanea. Essi sono:

2. Criteri moderni: accettazione da parte della critica, asimmetria controllata, astrattismo, contrasto, deformità (in Francis Bacon), iperrealismo, parziale imperfezione che dà l’idea del reperto, impressionismo, messaggio sociale, novità, onirismo, provocazione, simbolismo, stilizzazione, surrealismo.

Perciò, nel secondo criterio, ben distinto dal primo, rientrano tutti quegli aspetti che riusciamo a cogliere di volta in volta, nelle opere a partire dall’avvento dell’Arte Contemporanea ad oggi, e cioè quando l’arte si liberò del fardello della “mimesi” cioè dell’esigenza di riprodurre in maniera fedele (o ideale) la realtà, per aprire le porte all’espressione dell’interiorità (precursori quali Van Gogh e Munch) dell’inconscio (con i Surrealisti, Dalì…), all’astrazione, alle percezioni luminose che prendono il sopravvento sul soggetto (si pensi agli Impressionisti), sino a giungere all’elemento che a volte diviene preponderante anche per alcuni artisti di oggi: ovvero la provocazione.

Tenendo in considerazione l’aspetto dell’astrazione, possiamo chiamare ad esempio per il secondo criterio un’opera del grande Vasilij Kandinskij. In questa luminosa composizione rintracciamo una simbologia geometrica e lineare che è alla base della grande conquista dell’astrazione agli inizi del ‘900, cioè si assiste a un progressivo distacco dalla realtà, per ridurla a forme semplici, primarie.

 

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12 febbraio 2015

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