Conosciamo davvero l’arte contemporanea e i suoi interpreti?

5 Settembre 2025

Scopriamo insieme l'affascinante mondo dell'arte contemporanea e i suoi interpreti. Un viaggio tra opere e artisti di grande impatto.

Conosciamo davvero l’arte contemporanea e i suoi interpreti?

Provocatoria, disturbante, scandalosa, ma al tempo stesso rivelatrice e capace di scuotere le coscienze: l’arte contemporanea non è mai stata una questione neutrale.

Spesso liquidata dal grande pubblico come incomprensibile, ridotta a vezzo per élite o a “provocazione fine a sé stessa”, è in realtà il linguaggio attraverso cui intere generazioni di artisti hanno affrontato i grandi temi del nostro tempo.

Violenza di genere, guerra, malattia, morte, consumismo, discriminazioni: sono solo alcuni dei nodi che l’arte ha trasformato in immagini forti, irriverenti appunto, destinate a rimanere impresse.

A raccontare questa avventura è Giuseppe Nifosì nel volume Irriverenti. Arte contemporanea tra provocazioni e denuncia, edito da Laterza.

Un saggio che è insieme guida, viaggio e invito a guardare senza timore ciò che accade nei musei, nelle gallerie e negli spazi pubblici dagli anni Cinquanta a oggi.

Curiosità: quando l’arte ha fatto scandalo

Andres Serrano, Piss Christ (1987): una fotografia di un crocifisso immerso in urina, che suscitò polemiche violentissime e perfino atti vandalici.

Chris Burden, Shoot (1971): l’artista si fece sparare a un braccio da un assistente, trasformando un gesto estremo in performance.

Maurizio Cattelan, La nona ora (1999): la statua di papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite divise il pubblico e provocò proteste politiche.

Yoko Ono, Cut Piece (1964): l’artista si sedette in silenzio mentre il pubblico era invitato a tagliarle i vestiti di dosso, riflessione sul corpo femminile come territorio di violenza e potere.

Irriverenti: I protagonisti dell’arte contemporanea e perché hanno fatto la storia

L’irriverenza come linguaggio.

Il concetto chiave proposto da Nifosì è proprio l’ irriverenza: il rifiuto degli schemi, la volontà di spiazzare lo spettatore, di scombinare le certezze.

L’arte contemporanea non ha più bisogno di raffigurare la bellezza classica o di rappresentare il reale: vuole metterlo in crisi, costringerci a guardare quello che non vogliamo vedere.

Alcuni artisti scelgono la via della provocazione visiva: immagini disturbanti, materiali “non nobili”, performance che oltrepassano i limiti della convenzione sociale.

Altri, invece, lavorano con ironia e spirito canzonatorio, quasi a ridere dei tabù della nostra società. Tutti, però, condividono la stessa urgenza: usare l’arte come un grimaldello per la coscienza, come scrive l’autore.

Temi scomodi, opere necessarie

Il libro ci accompagna tra figure che hanno segnato la storia dell’arte degli ultimi settant’anni. C’è chi ha messo al centro il corpo come territorio di lotta e denuncia, basti pensare alle performance di Marina Abramović, che hanno fatto del dolore e della resistenza fisica un linguaggio espressivo.

Ci sono gli artisti pop che hanno ribaltato la cultura di massa, da Andy Warhol a Keith Haring, trasformando il consumismo e l’AIDS in icone visive indimenticabili.

Altri hanno scelto il gesto politico e sociale: dai graffitisti che hanno conquistato le strade con i loro murales, fino agli artisti concettuali che hanno fatto dell’idea, più che dell’oggetto, la vera opera.

Ogni nome che attraversa queste pagine testimonia come l’arte contemporanea sia stata (ed è ancora) un campo di battaglia culturale, dove la libertà si misura nella capacità di scandalizzare e smuovere.

Un’arte che divide

L’arte irriverente, spiega Nifosì, non ha mai cercato di piacere a tutti. Anzi: il suo obiettivo è proprio quello di dividere, irritare, disturbare.

È accaduto con le installazioni di Damien Hirst, che hanno portato animali sezionati in formaldeide nelle gallerie, o con le opere di Maurizio Cattelan, spesso accusate di blasfemia o cattivo gusto ma capaci di accendere dibattiti planetari.

Dietro a ogni gesto che può sembrare eccessivo, c’è però un intento chiaro: riportare il pubblico alla realtà, renderlo consapevole, strappare la sua attenzione in un mondo saturo di immagini.

Irriverenti ma non banali

Il grande merito del libro di Nifosì è di mostrare come, pur nelle differenze di stile e motivazioni, questi artisti abbiano una qualità comune: nessuno è banale, nessuno è inutile.

Anche quando scandalizzano o sembrano superficiali, ci costringono a fare i conti con qualcosa che ci riguarda. In questo senso l’arte irriverente non è una parentesi eccentrica, ma un atto di resistenza culturale.

Rifiuta di adattarsi, rifiuta di diventare decorazione, rivendica il diritto di essere scomoda. Ed è proprio questa scomodità che la rende necessaria.

Perché conoscerli oggi

Tornare a guardare questi artisti e le loro opere, sostiene Nifosì, è fondamentale per capire non solo la storia dell’arte, ma anche la storia delle nostre coscienze collettive.

Le loro provocazioni ci ricordano che il compito dell’arte non è rassicurare, ma mettere in crisi. Non è decorare, ma denunciare. Non è confermare quello che già sappiamo, ma aprire ferite da cui possa nascere consapevolezza.

Allora la domanda iniziale: conosciamo davvero l’arte contemporanea e i suoi interpreti?  Trova una risposta che è più un invito che una conclusione, conoscere davvero significa non avere paura di lasciarsi disturbare.

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