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Andrea Mantegna, per cinquant’anni il pittore alla corte dei Gonzaga (parte II)

Oggi il mondo dell'arte ricorda la scomparsa di Andrea Mantegna, morto a Mantova il 13 settembre 1506. In contatto con Piero della Francesca, Giovanni Bellini e Donatello, dal 1459 divenne il pittore ufficiale alla corte dei Gonzaga...

Andrea Mantegna è stato un pittore e incisore italiano, attivo soprattutto nella seconda metà del Quattrocento. Ai posteri ha lasciato dipinti e affreschi di inestimabile valore, in cui è forte l’influenza della scultura e infatti è considerato il primo grande ”classicista” della pittura. Tra le opere più famose, ricordiamo quelle dipinte per il ramo maschile della famiglia dei Gonzaga a Mantova e per lo studiolo di Isabella d’Este

MILANO – Oggi il mondo dell’arte ricorda la scomparsa di Andrea Mantegna, morto a Mantova il 13 settembre 1506. In contatto con Piero della Francesca, Giovanni Bellini e Donatello, dal 1459 divenne il pittore ufficiale alla corte dei Gonzaga, tra le principali famiglie di mecenati dell’epoca. Qui la prima parte della monografia.

MANTOVA E I GONZAGA – Al 1456 risale la prima lettera di Ludovico Gonzaga che richiedeva Andrea come pittore di corte, dopo la partenza di Pisanello. Il Mantegna si dichiarò interessato, sebbene l’eventuale accettazione dell’incarico, avrebbe inevitabilmente significato meno tempo per le commissioni extra; e in quegli anni aveva già preso l’impegno per realizzare la ‘Pala di san Zeno’ a Padova e altre opere. Tra il 1457 e il 1459 eseguì il “San Sebastiano”, ora conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Finalmente nel 1460 Mantegna si trasferisce con tutta la famiglia a Mantova come pittore ufficiale di corte, ma anche come consigliere artistico e curatore delle raccolte d’arte. Tra le prime opere spiccano il “Ritratto del cardinale Ludovico Trevisan” (1459-1460) e il “Ritratto di Francesco Gonzaga” (1461 circa).

Il primo incarico ufficiale che Ludovico III Gonzaga affidò a Mantegna, prima ancora del suo trasferimento definitivo, fu quello di decorare la cappella del Castello di San Giorgio, cioè la cappella privata nel castello trecentesco che il marchese aveva eletto a sua residenza e che oggi è un’ala di Palazzo Ducale. Qui l’artista dipinse la “Morte della Vergine” ora conservata al Prado e affrescò anche la “Camera degli Sposi”, terminando questo ultimo lavoro nel 1474: Mantegna studiò una decorazione ad affresco che investiva tutte le pareti e le volte del soffitto, adeguandosi ai limiti architettonici dell’ambiente, ma al tempo stesso “sfondando” illusionisticamente le pareti con la pittura, e creando uno spazio dilatato ben oltre i limiti fisici della stanza. Anche se la datazione è incerta, probabilmente il celebre dipinto del “Cristo morto”, oggi conservato alla Pinacoteca di Brera, è di questi anni.
Per la vittoria di Francesco II nella battaglia di Fornovo del 1495, che cacciò temporaneamente i Francesi dall’Italia, venne commissionata a Mantegna la grande pala detta “Madonna della Vittoria” come ex voto, terminata nel 1496 e destinata alla chiesa di Santa Maria della Vittoria appositamente eretta, anche se oggi il dipinto si trova al Louvre. L’altra grande opera di questo periodo è la “Pala Trivulzio” (1497), già destinata all’altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Organo a Verona e oggi nella Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano.

ISABELLA D’ESTE – Isabella d’Este, unanimemente considerata come una delle donne più colte del Rinascimento, arrivò a Mantova come sposa di Francesco Gonzaga nel 1490. Portò con sé un seguito di artisti ferraresi dalla sua città natale, e Mantegna si preoccupò subito di conquistare i favori della giovane marchesa, facendosi raccomandare e adattando il suo stile: tratto più morbido, maggior colorismo, pose più elaborate e dinamiche, complicati scorci paesaggistici. Per impreziosire il suo studiolo, Isabella chiamò a raccolta diversi pittori, ma anche il Mantegna e a lui affidò le decorazioni a tema mitologico: il “Parnaso” (1497) e il cosiddetto “Trionfo della Virtù” (1499-1502).

GLI ULTIMI PERIODI E LA MORTE – La produzione estrema di Mantegna è quella del 1505-1506, legata ad opere dal sapore amaro e malinconico, accomunate da uno stile diverso, legato a toni bruni ed a un uso innovativo della luce e del movimento, come la tela del “Battesimo di Cristo”. Il 13 settembre 1506 Andrea Mantegna moriva a 75 anni. La scomparsa del maestro generò molti attestati di stima e dispiacere, tra cui resta quello di Albrecht Dürer, che dichiarò di aver provato ‘il più grande dolore della sua vita’. L’ammirazione per la sua figura non si tradusse però, in generale, in un seguito artistico, essendo la sua arte ormai sorpassata dalle incalzanti novità dell’inizio del secolo, ritenute più adatte ad esprimere quell’epoca. Forse l’unico, grande maestro a seguire l’eco del Mantegna nell’illusionismo delle pitture fu Correggio, che proprio a Mantova decorò la cappella funebre dell’artista in Sant’Andrea.

13 settembre 2014

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