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Lettera di Oriana Fallaci alla madre da Nuova Delhi

“L’ultimo Paese al mondo dove il mondo moderno non è arrivato e starci è come tuffarsi in secoli e secoli addietro”. Descriveva così Oriana Fallaci l’India in una lettera scritta alla madre nel 1968 da Nuova Delhi, contenuta all’interno del volume La paura è un peccato che raccoglie le lettere  della giornalista e scrittrice fiorentina e ripresa dal Corriere della Sera, dal quale riprendiamo alcuni estratti.

Cara mamma,

ti scrivo attraverso il corriere diplomatico della ambasciata che parte stamani per Roma. Sono preoccupata dalla mancanza di notizie malgrado i due telegrammi che ho fatto a Casole. […] Mi chiedo se il dolore ti sia passato, se tu riesca a dormire, se il cuore ti faccia scherzi. E sono veramente nervosa per questo.

Io sono distrutta dalla stanchezza. Non hai idea di cosa siano stati questi giorni: SENZA SONNO. Fin dal primo momento ho dovuto buttarmi a lavorare e non mi sono riposata un giorno solo. Per seguire questo «santo» mascalzone sono sempre andata a letto alle due, mi sono svegliata anche alle quattro del mattino (pensa!) e non ho fatto che viaggiare in regioni lontanissime: in macchina o in aereo. Se pensi a quanto è grande l’India, più grande dell’America, e in quale stato primordiale vivono… […]

Tuttavia ho visto cose di un tale interesse, così sbalorditive e affascinanti, che nella sostanza accetto anche questa follia. L’India è davvero l’ultimo Paese al mondo dove il mondo moderno non è arrivato e starci è come tuffarsi in secoli e secoli addietro. Vorrei saper fare le fotografie per mostrarti qualcosa al ritorno. Sono stata ad esempio nella città «santa» di Benares: qualcosa da togliere il fiato. Gli ignoranti ci vedono solo la sporcizia, la lebbra, l’orrore: per me è come essere un bambino dentro una favola. Fachiri, mangiatori di fuoco, nani, giganti, roghi di morti, folla che prega tuffata nel Gange, templi incredibili che affondano nell’acqua, in sbieco come la torre di Pisa… E quella folla colorita, nera, vestita di giallo di rosso di verde, le donne con il sari e l’anello al naso, il viso dipinto di disegni dorati, i santoni: qualcosa da togliere il fiato perfino a me che di mondo ne ho visto abbastanza. A volte vorrei che tu fossi con me, anzi che ci foste tutti: vero è che alla prima boccata di questo caldo a te verrebbe un colpo, e dopo una notte tra i topi e gli scarafaggi (a Benares ne avevo la camera piena come se fossero mosche ma alla fine mi ci ero abituata) dopo una notte lì chiunque di voi scapperebbe urlando di orrore. Io invece… che vuoi: sono fatta così. Certe cose in fondo mi piacciono, questa vita mi diverte. […]

Spero che a Casole sia incominciato il buon tempo e che nel frattempo non siano accaduti altri disastri o malanni. Vorrei scriverti altre cose ma devo portare la lettera alla ambasciata (dove sono molto gentili e mi trattano davvero bene). Ti abbraccio forte e penso continuamente a te, alla tua salute. Tanti abbracci affettuosi anche al babbo e alle mie sorelle. Un complimentino a York che qui non se la caverebbe un minuto: i cagnolini come lui li spellano, li mettono nella salsa marinata, e poi li cuociono al forno con la testa e tutto. Pensa tu!!! Povero York! Se lo sapesse forse si comporterebbe meglio! Scrivimi: se fai un espresso fo in tempo a riceverlo. Il matrimonio della Giuliana com’è andato? Ho fatto le fotografie a un matrimonio quaggiù: la sposa era vestita di rosso e lo sposo era vestito d’oro.

Un bacione,
Oriana

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