Dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, la scrittrice e giornalista Oriana Fallaci espresse duramente il suo punto di vista in articoli di giornale e libri. Tiziano Terzani le scrisse una lunga lettera di risposta intitolata Il Sultano e San Francesco. Eccola di seguito.
โIl cacciatore di aquiloniโ, un libro sull’amicizia piรน forte della guerra
โIl cacciatore di aquiloniโ รจ un libro di Khaled Hosseini pubblicato nel 2003 ed รจ unโimportante storia per raccontare lโamicizia
Il Sultano e San Francesco, la lettera di Tiziano Terzani a Oriana Fallaci
โOriana, dalla finestra di una casa poco lontana da quella in cui anche tu sei nata, guardo le lame austere ed eleganti dei cipressi contro il cielo e ti penso a guardare, dalle tue finestre a New York, il panorama dei grattacieli da cui ora mancano le Torri Gemelle. Mi torna in mente un pomeriggio di tanti, tantissimi anni fa quando assieme facemmo una lunga passeggiata per le stradine di questi nostri colli argentati dagli ulivi. Io mi affacciavo, piccolo, alla professione nella quale tu eri giร grande e tu proponesti di scambiarci delle ยซLettere da due mondi diversiยป: io dalla Cina dellโ immediato dopo-Mao in cui andavo a vivere, tu dallโAmerica. Per colpa mia non lo facemmo. Ma รจ in nome di quella tua generosa offerta di allora, e non certo per coinvolgerti ora in una corrispondenza che tutti e due vogliamo evitare, che mi permetto di scriverti. Davvero mai come ora, pur vivendo sullo stesso pianeta, ho lโ impressione di stare in un mondo assolutamente diverso dal tuo. Ti scrivo anche โ e pubblicamente per questo โ per non far sentire troppo soli quei lettori che forse, come me, sono rimasti sbigottiti dalle tue invettive, quasi come dal crollo delle due Torri. Lร morivano migliaia di persone e con loro il nostro senso di sicurezza; nelle tue parole sembra morire il meglio della testa umana โ la ragione; il meglio del cuore โ la compassione. Il tuo sfogo mi ha colpito, ferito e mi ha fatto pensare a Karl Kraus. ยซChi ha qualcosa da dire si faccia avanti e tacciaยป, scrisse, disperato dal fatto che, dinanzi allโ indicibile orrore della Prima Guerra Mondiale, alla gente non si fosse paralizzata la lingua. Al contrario, gli si era sciolta, creando tutto attorno un assurdo e confondente chiacchierio. Tacere per Kraus significava riprendere fiato, cercare le parole giuste, riflettere prima di esprimersi. Lui usรฒ di quel consapevole silenzio per scrivere Gli ultimi giorni dellโ umanitร , unโ opera che sembra essere ancora di unโ inquietante attualitร . Pensare quel che pensi e scriverlo รจ un tuo diritto. Il problema รจ perรฒ che, grazie alla tua notorietร , la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani e questo mi inquieta. Il nostro di ora รจ un momento di straordinaria importanza.
Afghanistan, Khaled Hosseini: “Il popolo afghano non lo merita”
Lo scrittore nato a Kabul ha commentato gli ultimi tristi sviluppi legati alla conquista talebana dell’Afghanistan, sua terra d’origine.
Lโ orrore indicibile รจ appena cominciato, ma รจ ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento. ร un momento anche di enorme responsabilitร perchรฉ certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti piรน bassi, ad aizzare la bestia dellโ odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecitร delle passioni che rende pensabile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e lโ uccidere. ยซConquistare le passioni mi pare di gran lunga piรน difficile che conquistare il mondo con la forza delle armi. Ho ancora un difficile cammino dinanzi a meยป, scriveva nel 1925 quella bellโanima di Gandhi. Ed aggiungeva: ยซFinchรฉ lโ uomo non si metterร di sua volontร allโultimo posto fra le altre creature sulla terra, non ci sarร per lui alcuna salvezzaยป. E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza? La salvezza non รจ nella tua rabbia accalorata, nรฉ nella calcolata campagna militare chiamata, tanto per rendercela piรน accettabile, ยซLibertร duraturaยป. O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo รจ mondo non cโ รจ stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sarร nemmeno questa. Quel che ci sta succedendo รจ nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. ร una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo dโ aver davanti prima dellโ11 settembre e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilitร di nulla, tanto meno allโ inevitabilitร della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta. Le guerre sono tutte terribili. Il moderno affinarsi delle tecniche di distruzione e di morte le rendono sempre piรน tali. Pensiamoci bene: se noi siamo disposti a combattere la guerra attuale con ogni arma a nostra disposizione, compresa quella atomica, come propone il Segretario alla Difesa americano, allora dobbiamo aspettarci che anche i nostri nemici, chiunque essi siano, saranno ancor piรน determinati di prima a fare lo stesso, ad agire senza regole, senza il rispetto di nessun principio. Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor piรน terribile violenza โ ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove -, alla nostra ne seguirร necessariamente una loro ancora piรน orribile e poi unโ altra nostra e cosรฌ via. Perchรฉ non fermarsi prima? Abbiamo perso la misura di chi siamo, il senso di quanto fragile ed interconnesso sia il mondo in cui viviamo, e ci illudiamo di poter usare una dose, magari ยซintelligenteยป, di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui. Cambiamo illusione e, tanto per cominciare, chiediamo a chi fra di noi dispone di armi nucleari, armi chimiche e armi batteriologiche โ Stati Uniti in testa โ dโ impegnarsi solennemente con tutta lโ umanitร a non usarle mai per primo, invece di ricordarcene minacciosamente la disponibilitร . Sarebbe un primo passo in una nuova direzione. Non solo questo darebbe a chi lo fa un vantaggio morale โ di per sรฉ unโ arma importante per il futuro -, ma potrebbe anche disinnescare lโ orrore indicibile ora attivato dalla reazione a catena della vendetta.
“A nessuno importa di noi”, il messaggio di una ragazza afgana
Il video di una ragazza afgana che manifesta su Twitter la sua angoscia per il trattamento riservato dal mondo al suo Paese รจ diventato virale
In questi giorni ho ripreso in mano un bellissimo libro (peccato che non sia ancora in italiano) di un vecchio amico, uscito due anni fa in Germania. Il libro si intitola Die Kunst, nicht regiert zu werden: ethische Politik von Sokrates bis Mozart (Lโ arte di non essere governati: lโ etica politica da Socrate a Mozart). Lโ autore รจ Ekkehart Krippendorff, che ha insegnato per anni a Bologna prima di tornare allโUniversitร di Berlino. La affascinante tesi di Krippendorff รจ che la politica, nella sua espressione piรน nobile, nasce dal superamento della vendetta e che la cultura occidentale ha le sue radici piรน profonde in alcuni miti, come quello di Caino e quello delle Erinni, intesi da sempre a ricordare allโuomo la necessitร di rompere il circolo vizioso della vendetta per dare origine alla civiltร . Caino uccide il fratello, ma Dio impedisce agli uomini di vendicare Abele e, dopo aver marchiato Caino โ un marchio che รจ anche una protezione -, lo condanna allโesilio dove quello fonda la prima cittร . La vendetta non รจ degli uomini, spetta a Dio. Secondo Krippendorff il teatro, da Eschilo a Shakespeare, ha avuto una funzione determinante nella formazione dellโ uomo occidentale perchรฉ col suo mettere sulla scena tutti i protagonisti di un conflitto, ognuno col suo punto di vista, i suoi ripensamenti e le sue possibili scelte di azione, il teatro รจ servito a far riflettere sul senso delle passioni e sulla inutilitร della violenza che non raggiunge mai il suo fine. Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo insieme i soli protagonisti ed i soli spettatori, e cosรฌ, attraverso le nostre televisioni ed i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore. A te, Oriana, i kamikaze non interessano. A me tanto invece. Ho passato giorni in Sri Lanka con alcuni giovani delle ยซTigri Tamilยป, votati al suicidio. Mi interessano i giovani palestinesi di ยซHamasยป che si fanno saltare in aria nelle pizzerie israeliane. Un poโ di pietร sarebbe forse venuta anche a te se in Giappone, sullโisola di Kyushu, tu avessi visitato Chiran, il centro dove i primi kamikaze vennero addestrati e tu avessi letto le parole, a volte poetiche e tristissime, scritte segretamente prima di andare, riluttanti, a morire per la bandiera e per lโ Imperatore. I kamikaze mi interessano perchรฉ vorrei capire che cosa li rende cosรฌ disposti a quellโinnaturale atto che รจ il suicidio e che cosa potrebbe fermarli. Quelli di noi a cui i figli โ fortunatamente โ sono nati, si preoccupano oggi moltissimo di vederli bruciare nella fiammata di questo nuovo, dilagante tipo di violenza di cui lโecatombe nelle Torri Gemelle potrebbe essere solo un episodio. Non si tratta di giustificare, di condonare, ma di capire. Capire, perchรฉ io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolverร uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali. Niente nella storia umana รจ semplice da spiegare e fra un fatto ed un altro cโรจ raramente una correlazione diretta e precisa. Ogni evento, anche della nostra vita, รจ il risultato di migliaia di cause che producono, assieme a quellโevento, altre migliaia di effetti, che a loro volta sono le cause di altre migliaia di effetti.
Oriana Fallaci e Tiziano Terzani, due voci a confronto sull’11 settembre
Quello tra Terzani e la Fallaci non fu soltanto uno scontro ideologico, bensรฌ la rappresentazione evidente di una spaccatura, di una civiltร scioccata e ferita dai fatti dell’11 settembre
Lโattacco alle Torri Gemelle รจ uno di questi eventi: il risultato di tanti e complessi fatti antecedenti. Certo non รจ lโatto di ยซuna guerra di religioneยป degli estremisti musulmani per la conquista delle nostre anime, una Crociata alla rovescia, come la chiami tu, Oriana. Non รจ neppure ยซun attacco alla libertร ed alla democrazia occidentaleยป, come vorrebbe la semplicistica formula ora usata dai politici. Un vecchio accademico dellโ Universitร di Berkeley, un uomo certo non sospetto di anti-americanismo o di simpatie sinistrorse dร di questa storia una interpretazione completamente diversa. ยซGli assassini suicidi dellโ11 settembre non hanno attaccato lโAmerica: hanno attaccato la politica estera americanaยป, scrive Chalmers Johnson nel numero di The Nation del 15 ottobre. Per lui, autore di vari libri โ lโultimo, Blowback, contraccolpo, uscito lโ anno scorso (in Italia edito da Garzanti ndr) ha del profetico โ si tratterebbe appunto di un ennesimo ยซcontraccolpoยป al fatto che, nonostante la fine della Guerra Fredda e lo sfasciarsi dellโ Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno mantenuto intatta la loro rete imperiale di circa 800 installazioni militari nel mondo. Con una analisi che al tempo della Guerra Fredda sarebbe parsa il prodotto della disinformazione del Kgb, Chalmers Johnson fa lโ elenco di tutti gli imbrogli, complotti, colpi di Stato, delle persecuzioni, degli assassinii e degli interventi a favore di regimi dittatoriali e corrotti nei quali gli Stati Uniti sono stati apertamente o clandestinamente coinvolti in America Latina, in Africa, in Asia e nel Medio Oriente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Il ยซcontraccolpoยป dellโ attacco alle Torri Gemelle ed al Pentagono avrebbe a che fare con tutta una serie di fatti di questo tipo: fatti che vanno dal colpo di Stato ispirato dalla Cia contro Mossadeq nel 1953, seguito dallโinstallazione dello Shah in Iran, alla Guerra del Golfo, con la conseguente permanenza delle truppe americane nella penisola araba, in particolare lโ Arabia Saudita dove sono i luoghi sacri dellโ Islam. Secondo Johnson sarebbe stata questa politica americana ยซa convincere tanta brava gente in tutto il mondo islamico che gli Stati Uniti sono un implacabile nemicoยป. Cosรฌ si spiegherebbe il virulento anti-americanismo diffuso nel mondo musulmano e che oggi tanto sorprende gli Stati Uniti ed i loro alleati. Esatta o meno che sia lโ analisi di Chalmers Johnson, รจ evidente che al fondo di tutti i problemi odierni degli americani e nostri nel Medio Oriente cโ รจ, a parte la questione israeliano-palestinese, la ossessiva preoccupazione occidentale di far restare nelle mani di regimi ยซamiciยป, qualunque essi fossero, le riserve petrolifere della regione. Questa รจ stata la trappola. Lโ occasione per uscirne รจ ora. Perchรฉ non rivediamo la nostra dipendenza economica dal petrolio? Perchรฉ non studiamo davvero, come avremmo potuto giร fare da una ventina dโ anni, tutte le possibili fonti alternative di energia? Ci eviteremmo cosรฌ dโ essere coinvolti nel Golfo con regimi non meno repressivi ed odiosi dei talebani; ci eviteremmo i sempre piรน disastrosi ยซcontraccolpiยป che ci verranno sferrati dagli oppositori a quei regimi, e potremmo comunque contribuire a mantenere un migliore equilibrio ecologico sul pianeta. Magari salviamo cosรฌ anche lโ Alaska che proprio un paio di mesi fa รจ stata aperta ai trivellatori, guarda caso dal presidente Bush, le cui radici politiche โ tutti lo sanno โ sono fra i petrolieri.
โIl cacciatore di aquiloniโ, il film tratto dal romanzo di Hosseini
โIl cacciatore di aquiloniโ (โThe Kite Runnerโ) รจ un film del 2007 diretto da Marc Forster, tratto dall’omonimoย best seller di Khaled Hosseini.
A proposito del petrolio, Oriana, sono certo che anche tu avrai notato come, con tutto quel che si sta scrivendo e dicendo sullโAfghanistan, pochissimi fanno notare che il grande interesse per questo paese รจ legato al fatto dโ essere il passaggio obbligato di qualsiasi conduttura intesa a portare le immense risorse di metano e petrolio dellโ Asia Centrale (vale a dire di quelle repubbliche ex-sovietiche ora tutte, improvvisamente, alleate con gli Stati Uniti) verso il Pakistan, lโ India e da lรฌ nei paesi del Sud Est Asiatico. Il tutto senza dover passare dallโIran. Nessuno in questi giorni ha ricordato che, ancora nel 1997, due delegazioni degli ยซorribiliยป talebani sono state ricevute a Washington (anche al Dipartimento di Stato) per trattare di questa faccenda e che una grande azienda petrolifera americana, la Unocal, con la consulenza niente di meno che di Henry Kissinger, si รจ impegnata col Turkmenistan a costruire quellโoleodotto attraverso lโ Afghanistan. ร dunque possibile che, dietro i discorsi sulla necessitร di proteggere la libertร e la democrazia, lโ imminente attacco contro lโ Afghanistan nasconda anche altre considerazioni meno altisonanti, ma non meno determinanti. ร per questo che nellโAmerica stessa alcuni intellettuali cominciano a preoccuparsi che la combinazione fra gli interessi dellโ industria petrolifera con quelli dellโ industria bellica โ combinazione ora prominentemente rappresentata nella compagine al potere a Washington โ finisca per determinare in un unico senso le future scelte politiche americane nel mondo e per limitare allโinterno del paese, in ragione dellโ emergenza anti-terrorismo, i margini di quelle straordinarie libertร che rendono lโ America cosรฌ particolare. Il fatto che un giornalista televisivo americano sia stato redarguito dal pulpito della Casa Bianca per essersi chiesto se lโ aggettivo ยซcodardiยป, usato da Bush, fosse appropriato per i terroristi-suicidi, cosรฌ come la censura di certi programmi e lโ allontanamento da alcuni giornali, di collaboratori giudicati non ortodossi, hanno aumentato queste preoccupazioni. Lโ aver diviso il mondo in maniera โ mi pare โ ยซtalebanaยป, fra ยซquelli che stanno con noi e quelli contro di noiยป, crea ovviamente i presupposti per quel clima da caccia alle streghe di cui lโ America ha giร sofferto negli anni Cinquanta col maccartismo, quando tanti intellettuali, funzionari di Stato ed accademici, ingiustamente accusati di essere comunisti o loro simpatizzanti, vennero perseguitati, processati e in moltissimi casi lasciati senza lavoro.
Il tuo attacco, Oriana โ anche a colpi di sputo โ alle ยซcicaleยป ed agli intellettuali ยซdel dubbioยป va in quello stesso senso. Dubitare รจ una funzione essenziale del pensiero; il dubbio รจ il fondo della nostra cultura. Voler togliere il dubbio dalle nostre teste รจ come volere togliere lโ aria ai nostri polmoni. Io non pretendo affatto dโ aver risposte chiare e precise ai problemi del mondo (per questo non faccio il politico), ma penso sia utile che mi si lasci dubitare delle risposte altrui e mi si lasci porre delle oneste domande. In questi tempi di guerra non deve essere un crimine parlare di pace. Purtroppo anche qui da noi, specie nel mondo ยซufficialeยป della politica e dellโ establishment mediatico, cโ รจ stata una disperante corsa alla ortodossia. ร come se lโ America ci mettesse giร paura. Capita cosรฌ di sentir dire in televisione a un post-comunista in odore di una qualche carica nel suo partito, che il soldato Ryan รจ un importante simbolo di quellโAmerica che per due volte ci ha salvato. Ma non cโ era anche lui nelle marce contro la guerra americana in Vietnam? Per i politici โ me ne rendo conto โ รจ un momento difficilissimo. Li capisco e capisco ancor piรน lโ angoscia di qualcuno che, avendo preso la via del potere come una scorciatoia per risolvere un piccolo conflitto di interessi terreni si ritrova ora alle prese con un enorme conflitto di interessi divini, una guerra di civiltร combattuta in nome di Iddio e di Allah. No. Non li invidio, i politici. Siamo fortunati noi, Oriana. Abbiamo poco da decidere e non trovandoci in mezzo ai flutti del fiume, abbiamo il privilegio di poter stare sulla riva a guardare la corrente. Ma questo ci impone anche grandi responsabilitร come quella, non facile, di andare dietro alla veritร e di dedicarci soprattutto ยซa creare campi di comprensione, invece che campi di battagliaยป, come ha scritto Edward Said, professore di origine palestinese ora alla Columbia University, in un saggio sul ruolo degli intellettuali uscito proprio una settimana prima degli attentati in America. Il nostro mestiere consiste anche nel semplificare quel che รจ complicato. Ma non si puรฒ esagerare, Oriana, presentando Arafat come la quintessenza della doppiezza e del terrorismo ed indicando le comunitร di immigrati musulmani da noi come incubatrici di terroristi. Le tue argomentazioni verranno ora usate nelle scuole contro quelle buoniste, da libro Cuore, ma tu credi che gli italiani di domani, educati a questo semplicismo intollerante, saranno migliori? Non sarebbe invece meglio che imparassero, a lezione di religione, anche che cosa รจ lโ Islam? Che a lezione di letteratura leggessero anche Rumi o il da te disprezzato Omar Kayan? Non sarebbe meglio che ci fossero quelli che studiano lโ arabo, oltre ai tanti che giร studiano lโ inglese e magari il giapponese? Lo sai che al ministero degli Esteri di questo nostro paese affacciato sul Mediterraneo e sul mondo musulmano, ci sono solo due funzionari che parlano arabo? Uno attualmente รจ, come capita da noi, console ad Adelaide in Australia. Mi frulla in testa una frase di Toynbee: ยซLe opere di artisti e letterati hanno vita piรน lunga delle gesta di soldati, di statisti e mercanti. I poeti ed i filosofi vanno piรน in lร degli storici. Ma i santi e i profeti valgono di piรน di tutti gli altri messi assiemeยป. Dove sono oggi i santi ed i profeti? Davvero, ce ne vorrebbe almeno uno! Ci rivorrebbe un San Francesco. Anche i suoi erano tempi di crociate, ma il suo interesse era per ยซgli altriยป, per quelli contro i quali combattevano i crociati. Fece di tutto per andarli a trovare. Ci provรฒ una prima volta, ma la nave su cui viaggiava naufragรฒ e lui si salvรฒ a malapena. Ci provรฒ una seconda volta, ma si ammalรฒ prima di arrivare e tornรฒ indietro. Finalmente, nel corso della quinta crociata, durante lโ assedio di Damietta in Egitto, amareggiato dal comportamento dei crociati (ยซvide il male ed il peccatoยป), sconvolto da una spaventosa battaglia di cui aveva visto le vittime, San Francesco attraversรฒ le linee del fronte. Venne catturato, incatenato e portato al cospetto del Sultano. Peccato che non cโ era ancora la Cnn โ era il 1219 โ perchรฉ sarebbe interessantissimo rivedere oggi il filmato di quellโincontro. Certo fu particolarissimo perchรฉ, dopo una chiacchierata che probabilmente andรฒ avanti nella notte, al mattino il Sultano lasciรฒ che San Francesco tornasse, incolume, allโaccampamento dei crociati. Mi diverte pensare che lโ uno disse allโaltro le sue ragioni, che San Francesco parlรฒ di Cristo, che il Sultano lesse passi del Corano e che alla fine si trovarono dโ accordo sul messaggio che il poverello di Assisi ripeteva ovunque: ยซAma il prossimo tuo come te stessoยป. Mi diverte anche immaginare che, siccome il frate sapeva ridere come predicare, fra i due non ci fu aggressivitร e che si lasciarono di buon umore sapendo che comunque non potevano fermare la storia. Ma oggi? Non fermarla puรฒ voler dire farla finire. Ti ricordi, Oriana, Padre Balducci che predicava a Firenze quando noi eravamo ragazzi? Riguardo allโorrore dellโ olocausto atomico pose una bella domanda: ยซLa sindrome da fine del mondo, lโ alternativa fra essere e non essere, hanno fatto diventare lโ uomo piรน umano?ยป. A guardarsi intorno la risposta mi pare debba essere ยซNoยป. Ma non possiamo rinunciare alla speranza. ยซMi dica, che cosa spinge lโ uomo alla guerra?ยป, chiedeva Albert Einstein nel 1932 in una lettera a Sigmund Freud. ยซร possibile dirigere lโ evoluzione psichica dellโ uomo in modo che egli diventi piรน capace di resistere alla psicosi dellโ odio e della distruzione?ยป Freud si prese due mesi per rispondergli. La sua conclusione fu che cโ era da sperare: lโ influsso di due fattori โ un atteggiamento piรน civile, ed il giustificato timore degli effetti di una guerra futura โ avrebbe dovuto mettere fine alle guerre in un prossimo avvenire. Giusto in tempo la morte risparmiรฒ a Freud gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Non li risparmiรฒ invece ad Einstein, che divenne perรฒ sempre piรน convinto della necessitร del pacifismo. Nel 1955, poco prima di morire, dalla sua casetta di Princeton in America dove aveva trovato rifugio, rivolse allโ umanitร un ultimo appello per la sua sopravvivenza: ยซRicordatevi che siete uomini e dimenticatevi tutto il restoยป.
Per difendersi, Oriana, non cโ รจ bisogno di offendere (penso ai tuoi sputi ed ai tuoi calci). Per proteggersi non cโ รจ bisogno dโ ammazzare. Ed anche in questo possono esserci delle giuste eccezioni. Mโ รจ sempre piaciuta nei Jataka, le storie delle vite precedenti di Buddha, quella in cui persino lui, epitome della non violenza, in una incarnazione anteriore uccide. Viaggia su una barca assieme ad altre 500 persone. Lui, che ha giร i poteri della preveggenza, ยซvedeยป che uno dei passeggeri, un brigante, sta per ammazzare tutti e derubarli e lui lo previene buttandolo nellโacqua ad affogare per salvare gli altri. Essere contro la pena di morte non vuol dire essere contro la pena in genere ed in favore della libertร di tutti i delinquenti. Ma per punire con giustizia occorre il rispetto di certe regole che sono il frutto dellโ incivilimento, occorre il convincimento della ragione, occorrono delle prove. I gerarchi nazisti furono portati dinanzi al Tribunale di Norimberga; quelli giapponesi responsabili di tutte le atrocitร commesse in Asia, furono portati dinanzi al Tribunale di Tokio prima di essere, gli uni e gli altri, dovutamente impiccati. Le prove contro ognuno di loro erano schiaccianti. Ma quelle contro Osama Bin Laden? ยซNoi abbiamo tutte le prove contro Warren Anderson, presidente della Union Carbide. Aspettiamo che ce lo estradiateยป, scrive in questi giorni dallโIndia agli americani, ovviamente a moโ di provocazione, Arundhati Roy, la scrittrice de Il Dio delle piccole cose: una come te, Oriana, famosa e contestata, amata ed odiata. Come te, sempre pronta a cominciare una rissa, la Roy ha usato della discussione mondiale su Osama Bin Laden per chiedere che venga portato dinanzi ad un tribunale indiano il presidente americano della Union Carbide responsabile dellโ esplosione nel 1984 nella fabbrica chimica di Bhopal in India che fece 16.000 morti. Un terrorista anche lui? Dal punto di vista di quei morti forse sรฌ. Lโ immagine del terrorista che ora ci viene additata come quella del ยซnemicoยป da abbattere รจ il miliardario saudita che, da una tana nelle montagne dellโ Afghanistan, ordina lโ attacco alle Torri Gemelle; รจ lโ ingegnere-pilota, islamista fanatico, che in nome di Allah uccide se stesso e migliaia di innocenti; รจ il ragazzo palestinese che con una borsetta imbottita di dinamite si fa esplodere in mezzo ad una folla. Dobbiamo perรฒ accettare che per altri il ยซterroristaยป possa essere lโ uomo dโ affari che arriva in un paese povero del Terzo Mondo con nella borsetta non una bomba, ma i piani per la costruzione di una fabbrica chimica che, a causa di rischi di esplosione ed inquinamento, non potrebbe mai essere costruita in un paese ricco del Primo Mondo.
E la centrale nucleare che fa ammalare di cancro la gente che ci vive vicino? E la diga che disloca decine di migliaia di famiglie? O semplicemente la costruzione di tante piccole industrie che cementificano risaie secolari, trasformando migliaia di contadini in operai per produrre scarpe da ginnastica o radioline, fino al giorno in cui รจ piรน conveniente portare quelle lavorazioni altrove e le fabbriche chiudono, gli operai restano senza lavoro e non essendoci piรน i campi per far crescere il riso, muoiono di fame? Questo non รจ relativismo. Voglio solo dire che il terrorismo, come modo di usare la violenza, puรฒ esprimersi in varie forme, a volte anche economiche, e che sarร difficile arrivare ad una definizione comune del nemico da debellare. I governi occidentali oggi sono uniti nellโessere a fianco degli Stati Uniti; pretendono di sapere esattamente chi sono i terroristi e come vanno combattuti. Molto meno convinti perรฒ sembrano i cittadini dei vari paesi. Per il momento non ci sono state in Europa dimostrazioni di massa per la pace; ma il senso del disagio รจ diffuso cosรฌ come รจ diffusa la confusione su quel che si debba volere al posto della guerra. ยซDateci qualcosa di piรน carino del capitalismoยป, diceva il cartello di un dimostrante in Germania. ยซUn mondo giusto non รจ mai NATOยป, cโ era scritto sullo striscione di alcuni giovani che marciavano giorni fa a Bologna. Giร . Un mondo ยซpiรน giustoยป รจ forse quel che noi tutti, ora piรน che mai, potremmo pretendere. Un mondo in cui chi ha tanto si preoccupa di chi non ha nulla; un mondo retto da principi di legalitร ed ispirato ad un poโ piรน di moralitร .
La vastissima, composita alleanza che Washington sta mettendo in piedi, rovesciando vecchi schieramenti e riavvicinando paesi e personaggi che erano stati messi alla gogna, solo perchรฉ ora tornano comodi, รจ solo lโ ennesimo esempio di quel cinismo politico che oggi alimenta il terrorismo in certe aree del mondo e scoraggia tanta brava gente nei nostri paesi. Gli Stati Uniti, per avere la maggiore copertura possibile e per dare alla guerra contro il terrorismo un crisma di legalitร internazionale, hanno coinvolto le Nazioni Unite, eppure gli Stati Uniti stessi rimangono il paese piรน reticente a pagare le proprie quote al Palazzo di Vetro, sono il paese che non ha ancora ratificato nรฉ il trattato costitutivo della Corte Internazionale di Giustizia, nรฉ il trattato per la messa al bando delle mine anti-uomo e tanto meno quello di Kyoto sulle mutazioni climatiche. Lโ interesse nazionale americano ha la meglio su qualsiasi altro principio. Per questo ora Washington riscopre lโ utilitร del Pakistan, prima tenuto a distanza per il suo regime militare e punito con sanzioni economiche a causa dei suoi esperimenti nucleari; per questo la Cia sarร presto autorizzata di nuovo ad assoldare mafiosi e gangster cui affidare i ยซlavoretti sporchiยป di liquidare qua e lร nel mondo le persone che la Cia stessa metterร sulla sua lista nera. Eppure un giorno la politica dovrร ricongiungersi con lโ etica se vorremo vivere in un mondo migliore: migliore in Asia come in Africa, a Timbuctu come a Firenze. A proposito, Oriana. Anche a me ogni volta che, come ora, ci passo, questa cittร mi fa male e mi intristisce. Tutto รจ cambiato, tutto รจ involgarito. Ma la colpa non รจ dellโ Islam o degli immigrati che ci si sono installati. Non son loro che han fatto di Firenze una cittร bottegaia, prostituita al turismo! ร successo dappertutto. Firenze era bella quando era piรน piccola e piรน povera. Ora รจ un obbrobrio, ma non perchรฉ i musulmani si attendano in Piazza del Duomo, perchรฉ i filippini si riuniscono il giovedรฌ in Piazza Santa Maria Novella e gli albanesi ogni giorno attorno alla stazione. ร cosรฌ perchรฉ anche Firenze sโ รจ ยซglobalizzataยป, perchรฉ non ha resistito allโ assalto di quella forza che, fino ad ieri, pareva irresistibile: la forza del mercato.
Nel giro di due anni da una bella strada del centro in cui mi piaceva andare a spasso รจ scomparsa una libreria storica, un vecchio bar, una tradizionalissima farmacia ed un negozio di musica. Per far posto a che? A tanti negozi di moda. Credimi, anchโ io non mi ci ritrovo piรน. Per questo sto, anchโ io ritirato, in una sorta di baita nellโ Himalaya indiana dinanzi alle piรน divine montagne del mondo. Passo ore, da solo, a guardarle, lรฌ maestose ed immobili, simbolo della piรน grande stabilitร , eppure anche loro, col passare delle ore, continuamente diverse e impermanenti come tutto in questo mondo. La natura รจ una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto piรน grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono piรน. Guarda un filo dโ erba al vento e sentiti come lui. Ti passerร anche la rabbia. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perchรฉ se quella non รจ dentro di noi non sarร mai da nessuna parte.โ
Tiziano Terzani
8 ottobre 2001