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Margherita Hack, il discorso sul legame tra stelle e poesia

Il 12 giugno 1922 nasceva Margherita Hack. Noi la ricorderemo sempre come una donna forte, determinata, libera da ogni condizionamento sociale e religioso, ma soprattutto come la "signora delle stelle"

Il 12 giugno 1922 nasceva Margherita Hack, la scienziata italiana considerata un’icona e un riferimento dell’astrofisica mondiale. Nata a Firenze, la Hack รจ stata una delle menti piรน brillanti della comunitร  scientifica italiana. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, Hack ha svolto un’importante attivitร  di divulgazione e non solo.

Oltre a essere un’apprezzatissima scienziata, Margherita Hack รจ stata un personaggio unico: vegetariana da sempre, atea convintissima, paladina dei diritti delle minoranze. Noi la ricorderemo sempre come una donna forte, determinata, libera da ogni condizionamento sociale e religioso, ma soprattutto come la “signora delle stelle“. Per ricordarla, vi riportiamo un suo bellissimo discorso sull’antico legame fra stelle e poesia. 

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”Il perchรฉ non lo so”: Margherita Hack, il ricordo della donna delle stelle a Collisioni

DALLA NOSTRA INVIATA A COLLISIONI – Partรฌ dalle stelle per esplorare lโ€™universo e la Terra. Ora, forse, alle stelle รจ ritornata, perchรฉ come avrebbe detto Fabrizio De Andrรจ ยซil vento che la vide cosรฌ bella dal fiume la portรฒ sopra una stellaยป…

Il discorso di Margherita Hack

Di tutte le scienze lโ€™astronomia รจ probabilmente quella che piรน ha ispirato e ispira tanto i piรน grandi poeti, del passato e di oggi, che gli innumerevoli poeti dilettanti. Questo perchรฉ il cielo รจ sotto gli occhi di tutti, e un cielo stellato in una notte buia dร  veramente la sensazione dellโ€™ infinito. Possiamo immaginare la curiositร  e forse la venerazione o lo spavento che potevano provocare tutti quei puntini luminosi che comparivano ogni notte a formare le stesse configurazioni, e che anticipavano o ritardavano il loro apparire nel corso dellโ€™ anno.

Per molti popoli antichi le stelle erano divinitร , o in qualche modo era ad esse che venivano collegate. Oggi proviamo ancora meraviglia nel guardare le stelle, ma รจ una meraviglia completamente diversa, piena di orgoglio. Da poco piรน di un secolo abbiamo imparato ad analizzarne la luce e a leggere i messaggi che vi sono contenuti. Abbiamo capito che le stelle sono globi gassosi formatisi sotto lโ€™ azione della gravitร  e che brillano grazie alle reazioni nucleari del loro interno, reazioni che col tempo ne modificano la struttura provocandone lโ€™ “invecchiamento” e la “morte”.

Sappiamo misurarne la distanza da noi e i moti nello spazio. In conclusione, delle stelle sappiamo tutto o quasi, e la meraviglia รจ che da quel minuscolo puntino luminoso a centinaia o migliaia di anni luce da noi abbiamo potuto ricavare una cosรฌ grande messe di informazioni. Eโ€™ un cielo che gli scienziati conoscono sempre meglio e che invece la popolazione va dimenticando, perchรฉ le nostre cittร  super illuminate cancellano la volta celeste.

Quando il cittadino comune si ritrova in montagna, in una notte senza luna, riscopre lo straordinario scenario offerto dalla Via Lattea e dallo scintillio di migliaia di stelle. Le immagini della Terra ottenute dai satelliti ci mostrano unโ€™ Europa cosparsa di luci che ci privano dello spettacolo del cielo notturno, dichiarato “Bene comune dellโ€™ Umanitร ”. Un bene da salvaguardare, lasciando almeno qualche luogo immerso nellโ€™ oscuritร , dove le nuove generazioni possano riappropriarsi di un grande spettacolo che appartiene a tutti. Ma quanti poeti ci hanno parlato del cielo, fin dai tempi piรน remoti? Impossibile ricordarli tutti. Penso alla tristezza di Saffo, che in una fredda notte invernale, quando le Pleiadi sono alte nei nostri cieli mediterranei, esclama ยซe io giaccio solaยป.

Penso alla elaborata cosmogonia di Dante, che suggella ogni cantica della Divina Commedia con la parola ยซstelleยป: ยซE quindi uscimmo a riveder le stelleยป; ยซpuro e disposto a salire a le stelleยป; ยซlโ€™ amor che muove il sole e le altre stelleยป. Ma chi forse ne ha piรน sentito il fascino รจ Leopardi. Appena quindicenne scrive una Storia dellโ€™ Astronomia in cui afferma: ยซLa piรน sublime, la piรน nobile fra le Fisiche scienze ella รจ senza dubbio lโ€™ Astronomia. Lโ€™ uomo si innalza per mezzo di essa come al disopra di se medesimoโ€ฆยป. E ancora, nel Canto notturno di un pastore errante dellโ€™ Asia: ยซChe fai tu, Luna, in ciel? Dimmi, che fai, / silenziosa Luna?ยป.

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