Un gran numero di scrittori sono o erano amanti, dimostrando particolare cura dei loro gatti. Esiste, infatti, una schiera di autori della letteratura appassionati dei loro amici a quattro zampe. Molte opere sono nate proprio per merito di questi mici che sono diventati, in un certo senso, i mezzi per raccontare sentimenti ed emozioni. Passione allora non solo per la gente comune, ma anche per gli scrittori.
I gatti fedeli amici degli scrittori
Quando i suoi studenti chiesero a Leonard Huxley quale fosse il segreto del suo successo, lui rispose: “Se volete scrivere, tenete vicino un gatto”.
Ernest Hemingway era un vero “gattaro”. A quanto pare, non si faceva troppi problemi a vivere con colonie di gatti, mica trenta. Il più famoso in suo possesso si chiamava Snowball, vero leader della popolazione felina di Key West.
La scrittrice Colette era una grande appassionata di gatti: il suo micio preferito era Kiki-la-Doucette, una splendida bianca gatta d’Angora. Alla morte di Kiki le fu regalata una gatta selvatica del Ciad, Bâ-Tou, che lei in breve tempo trasformò in un docile micio di casa. A Bâ-Tou la scrittrice dedicò anche alcune pagine di La maison de Claudine.
Non solo a-mici, ma anche “musi” ispiratori: tra le opere iconiche di Colette, infatti, ricordiamo proprio La gatta, una delicata e inquietante esplorazione delle dinamiche relazionali e della gelosia. La trama segue il matrimonio di Alain e Camille, un’unione che si complica quando la gatta di Alain, Saha, diventa una presenza ossessiva nella loro vita. Simbolo dell’indipendenza e della resistenza al cambiamento, la gatta rappresenta il legame profondo di Alain con il passato e la sua riluttanza ad abbracciare il futuro.
Altro scrittore che amava dedicarsi i felini è stato Pablo Neruda che ha addirittura dedicato al suo gatto un’ode. Ma, possiamo dire con certezza che non fu il primo: Charles Baudelaire, William Wordsworth, ma anche Torquato Tasso e Francesco Petrarca, dedicarono opere ai loro gatti.
Tra gli scrittori del ’900 ricordiamo Elsa Morante, Luciana Peverelli, Adriana Zarri, Liala, Italo Calvino e Renata Viganò.
Da Bukowski a Kerouac altri autori amanti dei mici
Anche Charles Bukowski aveva un micio che chiamò Factotum – come il titolo di una delle sue raccolte. Lo scrittore, inoltre, lodava un bel po’ i piccoli felini e, in particolar modo, il loro dolce far niente, dedicandogli anche una poesia: “My Cats”.
Tike, invece, è il nome dell’amico a 4 zampe di un altro celebre scrittore americano: Jack Kerouac. Questo gatto viene anche descritto in uno dei suoi romanzi: “Big Sur”. Nonostante il suo animo ribelle, anche lui amava questi felini.
“I gatti sono esseri che vivono e respirano, ed è una cosa triste quando si stabilisce un contatto con qualsiasi altro essere: perché vedi le limitazioni, il dolore e la paura, la morte finale. Il contatto significa questo. E di questo mi accorgo quando tocco un gatto e mi ritrovo con le lacrime che mi scorrono sul viso” sono parole di William Burroughs, il genio sregolato di “Una scimmia sulla schiena”.
Cattarina, detta Kate, era la gatta di Edgar Allan Poe che gli stava sulla spalla mentre lui scriveva. Williamina, invece, la gatta di Charles Dickens, come narrato all’interno del libro di Sam Stall I 100 gatti che hanno cambiato la storia.
Scrittori che hanno dedicato anche libri ai loro mici
Da musi a muse capaci di ispirare opere letterarie: sono diversi gli esempi di autori che hanno dedicato interi libri ai propri felini. Doris Lessing e T. S. Eliot non solo adoravano i loro gatti, ma hanno anche scritto dei libri su di loro. La prima un romanzo chiamato Gatti molto speciali. Il secondo una raccolta di poesie intitolata Il libro dei gatti tuttofare.
Ha scritto un libro sui suoi felini anche la scrittrice Muriel Barbery, già autrice del bestseller internazionale L’eleganza del riccio. Si tratta de I Gatti della scrittrice.