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Una nuova lettera di Dante riscrive le date dell’esilio

"Un capitolo intero della biografia dantesca avrà bisogno di una robusta riscrittura", dichiara Paolo Pellegrini, docente di Filologia all'Università di Verona

MILANO – L’ipotesi di Paolo Pellegrini, professore associato di Filologia a Verona, è che una lettera tradizionalmente attribuita a Cangrande della Scala sia stata scritta niente meno che dal Sommo Poeta. La scoperta potrebbe scardinare la vulgata secondo cui Dante si trovasse a Verona solo dal 1316, e riscrivere parte della biografia dantesca.

La missiva

La lettera del 1312 di Cangrande della Scala, signore di Verona, all’imperatore Enrico VII, è molto probabilmente stata scritta da Dante Alighieri, e non da Cangrande in persona. Nella missiva, decisiva dal punto di vista politico, Cangrande manifesta la sua preoccupazione all’imperatore a causa dei dissensi sorti tra le cariche alte dell’impero, in particolare tra Filippo d’Acaia, vicario imperiale di Pavia, Vercelli e Novare, e Werner Von Homberg, capitano generale della Lombardia. Secondo Paolo Pellegrini, docente di Filologia e Linguistica italiana all’Università di Verona,  «da un’attenta analisi del testo della lettera, dei suoi riferimenti e degli stilemi linguistici, appare evidente come la probabilità che l’abbia scritta Dante sia altissima». Lo confermano alcune ricorrenze stilistiche di chiara provenienza dantesca, due citazioni delle Variae di Cassiodoro, già usate da Dante in altre epistole e nell’atto di pace dell’ottobre 1306 in Lunigiana come procuratore dei Malaspina, e un esplicito richiamo evangelico “Ogni regno diviso in se stesso va in rovina”, del Vangelo di Matteo, già presente nel De Monarchia. Infine, i due signori in lotta vengono definiti “vasa scelerum”, che richiama l’epiteto “vasel d’ogni froda” riferito a frate Gomita nel XXII canto dell’Inferno.

Cosa cambia?

Cosa cambia, dunque, per la costruzione della linea biografica dantesca? La lettera consente di spostare di non poco il soggiorno veronese di Dante, che sarebbe anticipato addirittura al 1312. «Cadono le ipotesi – racconta Pellegrini – che tra 1312 e il 1316 volevano Dante a Pisa o in Lunigiana, o addirittura negli attendamenti imperiali. Nell’estate del 1312 Dante si trovava già a Verona, e se la Monarchia fu scritta a quest’epoca, fu scritta sotto l’occhio di Cangrande. E poiché nel gennaio del 1320 Dante era a Verona per pronunziarvi la ‘Questio de aqua et terra’, è possibile che il soggiorno durasse proprio da quel 1312, il che spiegherebbe l’altissimo elogio riservato a Cangrande nel Paradiso, l’encomio più nobile dedicato dal poeta a un vivente. Insomma – conclude il docente veronese – un capitolo intero della biografia dantesca avrà bisogno di una robusta riscrittura».

Via Ansa

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