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Jonathan Safran Foer, “La felicità non è altrove, ma accanto a noi”

Lo scrittore americano ha presentato al Festival della mente di Sarzana “Eccomi”, il suo ultimo lavoro uscito prima in Italia che negli Stati Uniti

SARZANA  – “Questa serata resterà nella mia mente per tanto tanto tempo”. Così ha salutato il suo pubblico Jonathan Safran Foer al Festival della mente di Sarzana. Città che, come Milano il giorno prima, ha accolto con grande affetto e contagioso entusiasmo lo scrittore americano, giunto in Italia per parlare di Eccomi, il suo nuovo romanzo.

UN POSTO DEFINITO CASA – Presentato insieme al critico Ranieri Polese, Eccomi parla di un tema quanto mai attuale: esiste ancora un posto che possiamo definire “casa”, a cui apparteniamo e in cui possiamo sentirci al sicuro? “Tante sono le cose che fanno di un luogo la nostra casa – ha raccontato Safran Foer – casa può essere una struttura fisica, oppure una città, un paese, una lingua, una relazione, una famiglia, possono essere dei valori, religiosi o laici. Probabilmente nessuno di noi si sente di appartenere a un solo posto. Da ciò nasce per forza un conflitto ed è proprio di questo conflitto che parla il mio romanzo”.

LA SCOPERTA Eccomi racconta lo sradicamento, il senso della perdita dell’appartenenza. Viviamo tutti un perenne sentimento di estraneità. La nostra vita è fatta di fratture e crisi e tante sono le crisi presenti nel libro, dove si assiste alla dissoluzione di un matrimonio, a un terremoto tremendo che distrugge Israele, a una serie di relazioni che finiscono con la morte, compresa quella col cane Argo, l’amico più fidato del protagonista Jacob. Nonostante tutti questi drammi – o forse proprio grazie a loro – Jacob fa una grande scoperta. “Abbiamo sempre l’impressione – ha confessato lo scrittore – che le cose grandi, quelle che potrebbero fare la nostra felicità, siano in un altrove tanto lontano quanto irraggiungibile. Consideriamo quello che abbiamo, la vita che ogni giorno ci passa davanti agli occhi, come un impedimento”.

DENTRO LA FELICITA’ – Non ci accorgiamo che le cose spicciole, come portare fuori la spazzatura o lavarsi i denti, occupano gran parte della nostra giornata. Resosi conto di questo fatto, Jacob finisce per chiedersi quanto spazio gli rimanga da dedicare a sé stesso. “Non ci rendiamo conto – ha detto in conclusione Jonathan Safran Foer – che tutto ciò che consideriamo una perdita di tempo in realtà è la vita, perennemente convinti che la felicità sia oltre una porta grande e pesante. Troppo tardi ci accorgiamo che in realtà quella porta non si apre verso l’esterno ma verso l’interno: siamo già dentro la felicità”.

Dario Boemia

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