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Come diventare “influencer linguistici”, intervista a Vera Gheno

Abbiamo intervistato Vera Gheno, autrice di "Potere alle parole", per riflettere sul potere che la parola esercita nella vita di tutti noi

Inizia il nostro viaggio nelle infinite e accidentate distese della lingua italiana.
A guidarci รจ la voce di Vera Gheno, sociolinguistaย eย traduttrice dall’ungherese, che ha recentemente pubblicato “Potere alle parole“, edito da Einaudi, nella collana “Opera Viva” che dal 2014 raccoglie i titoli โ€œdedicati a ciรฒ che sta, o dovrebbe stare, alla base di ogni idea di cultura: la civiltร  dei rapporti quotidiani”.

Infatti se la civiltร  nasce e si costruisce sulla parola, abbiamo il dovere di interrogarci sul potere che essa esercita nella nostra vita. Parola che da una parte influenza il nostro modo di pensare e conseguentemente di agire, ma che รจ anche lo specchio di chi siamo e di come scegliamo di definirci agli occhi (e alle orecchie) degli altri.

OGNUNO DI NOI รˆ LE PAROLE CHE SCEGLIE: CONOSCERNE IL SIGNIFICATO E SAPERLE USARE NEL MODO GIUSTO E AL MOMENTO GIUSTO CI Dร€ UN POTERE ENORME, FORSE IL PIร™ GRANDE DI TUTTI

Intervista a Vera Gheno

Quanto le lingue che parliamo condizionano il nostro modo di vedere il mondo?

Nella comunitร  scientifica, la questione รจ dibattuta: non tutti sono concordi sullโ€™ipotesi (chiamata ipotesi Sapir-Whorf) che la lingua che โ€œabitiamoโ€ influenzi la nostra visione della realtร . Io parlo diverse lingue, e nella mia esperienza questa affermazione, invece, รจ sensata. Quando parlo una delle altre lingue che conosco, โ€œvedoโ€ aspetti diversi di ciรฒ che mi circonda. Quindi, secondo me, tale influsso cโ€™รจ; non saprei quantificarlo.

“Indossiamo occhiali diversi a seconda della lingua che parliamo”. Ci fa un esempio?

Se guardiamo al rapporto che gli italiani hanno con i loro dialetti, sono sicura che ogni persona puรฒ trovare, nel proprio vissuto dialettale, un termine che non ha corrispettivo in italiano. Per esempio, in toscano il termineย riscontroย viene usato per definire quando, a causa di varie finestre aperte in casa, allโ€™alzarsi del vento si crea una corrente piacevole, ma che a volte fa sbattere le porte: โ€œChiudi, che cโ€™รจ riscontro!โ€. Comโ€™รจ che in italiano non esiste il termine perfettamente analogo? Certo, possiamo dire โ€œcorrenteโ€, ma il termine non รจ per nulla preciso come quello toscano. Gli italofoni non hanno โ€œvistoโ€ quell’aspetto della realtร ? รˆ solo un esempio sciocco, ma penso che la sensazione di indossare quasi degli occhiali diversi a seconda della lingua che parliamo non sia del tutto infondata.

In un mondo sempre piรน multiculturale, le parole diventano barriere o ponti?

Le parole di per sรฉ non sono nรฉ barriere nรฉ ponti. Possono diventare lโ€™una o lโ€™altra cosa a seconda di come le usiamo, a seconda dellโ€™intenzione che ci mettiamo. Certo, ricordiamoci che uno degli usi โ€œstrutturaliโ€ di una lingua รจ quello di definire i confini della propria comunitร  linguistica, che รจ ancora oggi una sorta di โ€œtribรนโ€: chi parla come me รจ mio amico, chi parla diverso da me รจ… estraneo, se non nemico. Diffidare di chi parla in modo diverso da noi รจ una reazione ancestrale, alla quale, con il senno di oggi, dovremmo opporre resistenza. Il mondo รจ troppo vario, i nostri orizzonti potenzialmente troppo vasti per rinchiudersi nella fortezza della propria lingua madre. Il multilinguismo รจ qualcosa di cui dobbiamo approfittare come enorme possibilitร  di arricchimento culturale e cognitivo.

La lingua italiana รจ sessista?

No. La lingua italiana appartiene semplicemente al gruppo delle lingue con genere grammaticale (in cui i sostantivi hanno un loro genere, maschile o femminile, e anche i pronomi sono maschili e femminili); questo non la rende piรน sessista di altre; semplicemente, รจ piรน difficile gestire certe questioni legate all’uso equilibrato di femminile e maschile quando il sostantivo si riferisce a esseri umani. In breve, รจ lโ€™uso che si fa talvolta dell’italiano che puรฒ farlo diventare “sessista”. Ovviamente, mentre nessuno discute di perchรฉย sediaย sia femminile eย sgabelloย maschile, la discussione imperversa sulla legittimitร  dei nomi professionali al femminile:ย ministra, assessora,ย gestrice, o ancheย calciatriceย oย portiera. Ma i problemi non sono di natura linguistica (lo Zingarelli, per cui lavoro, con orgoglio, riporta i femminili professionali dal 1994), quanto di natura sociale. Insomma, tornando alla domanda iniziale: piรน che le lingue, a essere sessiste sono, nel caso, le nostre teste.

Che conseguenze hanno gli errori linguistici nella comunicazione con lโ€™Altro?

Fondamentalmente hanno due conseguenze fastidiose: la prima รจ quella di farci passare per ignoranti (perchรฉ, per quanto possiamo sbandierare che lโ€™importante รจ il contenuto, non la forma, ancora oggi il giudizio sociale in Italia passa moltissimo da come ci esprimiamo); la seconda รจ quella di rendere piรน difficile la comprensione. Ogni deviazione dalla norma implica uno sforzo di decifrazione in piรน. Insomma, cercare di parlare correttamente non รจ un favore che fai alla tua prof di italiano, ma qualcosa che puรฒ tornarti decisamente utile nella vita.

Chi sono i โ€œcontadini della linguaโ€?

รˆ stato il mio compagno di studi, Bruno Mastroianni, a farmi focalizzare su una metafora che usavo anche prima, seppure in maniera un poโ€™ diversa: lui ha coniato lโ€™espressione โ€œcontadini digitaliโ€, io โ€œcontadini della linguaโ€. Il punto รจ che coltivare il proprio sapere linguistico รจ molto simile al coltivare un campo: รจ un processo lungo, che richiede unโ€™attenzione costante, un allenamento quasi giornaliero del โ€œmuscolo della linguaโ€. Occorre aspettarsi situazioni avverse, di difficoltร , e bisogna annaffiare costantemente il proprio appezzamento di terra, grande o piccolo che sia, con grande impegno e senza arrendersi mai. E forse, alla fine, ciรฒ che abbiamo seminato germoglierร .

Come possiamo diventare โ€œinfluencer linguisticiโ€?

Secondo me, dando lโ€™esempio. Le persone alla fin fine hanno piacere di sentire e leggere qualcuno che si esprime bene. In questo senso, possiamo influenzare le persone attorno a noi semplicemente con il nostro comportamento linguistico. Credo moltissimo nella potenza dei gesti del singolo, di ogni persona; non occorre avere migliaia di โ€œseguitoriโ€ (oย follower) per iniziare un cambiamento. A volte, basta averne uno. Il punto รจ che spesso siamo cosรฌ presi dallโ€™osservare il โ€œmacroโ€ che non riusciamo a pensare a ciรฒ che puรฒ fare ognuno di noi nel suo โ€œmicroโ€.

Ci indica 5 parole che, a suo avviso, sono da salvare?

Sono contraria a una visione โ€œdifensivaโ€ dellโ€™italiano. Sono affascinata dagli elenchi di โ€œparole da salvareโ€ (lo Zingarelli ne segnala circa 3.500, e sono una piรน bella dellโ€™altra); lโ€™operazione zingarelliana รจ piรน nella direzione dellโ€™arricchimento linguistico che non della conservazione. Certo, lโ€™italiano va amato. Certo, chi legge di piรน ha piรน parole a disposizione per dire le cose, si muove meglio tra tutti i livelli dโ€™uso della lingua. La mobilitร  di registro, la capacitร  di adattare il proprio eloquio ai vari contesti comunicativi รจ una delle capacitร  verso le quali tendere. Ma non ho un elenco personale di parole โ€œda salvareโ€: non amo pensare all’italiano come a un animale in via di estinzione. Mi piacerebbe invece che le persone avessero piรน voglia di consultare il dizionario e di acquisire termini prima sconosciuti. Perchรฉ รจ divertente, ma anche รจ unโ€™enorme risorsa espressiva. Ioย mi adombroย eย sono adusaย a impiegare terminiย desueti, cercoย soventeย la parola piรนย icasticaย per dare forma alla mia idea.ย Mi sollazzoย cosรฌ,ย baloccandomiย con le parole.

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