MILANO – Domenica 24 giugno è stato abolito il divieto di guida per le donne in Arabia Saudita, e vogliamo festeggiare questo traguardo con una selezione delle migliori storie scritte da autrici donne e musulmane che, al contrario di quanto spesso si pensa, sono tutt’altro che remissive nel raccontare la propria storia e la condizione femminile in Medio Oriente.
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Leggere Lolita a Teheran, Azar Nafisi
Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell’impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d’amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.
Ragazze di Riad, Rajaa Alsanea
Quattro giovani studentesse universitarie, di famiglie ricche e privilegiate, sono alla ricerca del vero amore. La città in cui vivono, però, è Riad, capitale dell’Arabia Saudita. Attraverso resoconti di un’anonima narratrice, che invia i propri scritti via internet, l’unico mezzo di comunicazione privata possibile, prendono forma le storie di Qamra, in continua lotta contro le tradizioni familiari e contro la propria debolezza; di Michelle, per metà araba e per metà americana, incapace di sopportare le restrizioni della società saudita e per questo vittima della maldicenza; di Sadim, ferita da un amore che la condizionerà per la vita; e di Lamis, forte e determinata a conquistare sia l’uomo di cui si è innamorata sia la libertà in un altro paese.
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Persepolis, Marjane Satrapi
L’opera narra la vita dell’autrice Marjane, dall’infanzia trascorsa in Iran sino all’età adulta; da un lato, questa graphic novel racconta soprattutto dell’evoluzione e dei mutamenti che tale Paese ha subito in seguito alla rivoluzione islamica di Khomeini, visti attraverso gli occhi prima di una bambina e poi di una donna; ma racconta anche dell’Europa, del mondo occidentale osservato da un’adolescente costretta ad allontanarsi dal proprio Paese e da una dittatura opprimente, soprattutto verso le donne.
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Ho ucciso Shahrazad. Confessioni di una donna araba arrabbiata, Joumana Haddad
Una donna libanese arrabbiata racconta cosa significhi appartenere all’altra metà del cielo nel mondo arabo-islamico; mostra le lotte per combattere gli stereotipi e conquistare diritti considerati inalienabili eppure tutt’altro che scontati, le gioie e i dolori; rivela le speranze ed espone le debolezze delle donne arabe, le sfide che si trovano ad affrontare e i problemi che vivono, talvolta provocano o ignorano. In queste pagine Joumana Haddad, protagonista della cultura libanese contemporanea, sconfigge cliché, tabù e restrizioni per svelarci la sua vita.
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Io sono Malala, Malala Yousafzai
Valle dello Swat, Pakistan, 9 ottobre 2012, ore dodici. La scuola è finita, e Malala insieme alle sue compagne è sul vecchio bus che la riporta a casa. All’improvviso un uomo sale a bordo e spara tre proiettili, colpendola in pieno volto e lasciandola in fin di vita. Malala ha appena quindici anni, ma per i talebani è colpevole di aver gridato al mondo sin da piccola il suo desiderio di leggere e studiare. Per questo deve morire. Ma Malala non muore: la sua guarigione miracolosa sarà l’inizio di un viaggio straordinario dalla remota valle in cui è nata fino all’assemblea generale delle Nazioni Unite.