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Una frase di Ray Bradbury sui poveri tempi contemporanei

Leggiamo assieme questa citazione tristemente veritiera e, ahinoi, profetica, di Ray Bradbury contenuta nel suo capolavoro "Fahrenheit 451".

La citazione di Ray Bradbury (22 agosto 1920 – 5 giugno 2012) tratta da Fahrenheit 451 rappresenta un passaggio di feroce satira sociale, che condensa in poche righe lโ€™inquietudine dellโ€™autore per una societร  deumanizzata, consumistica e priva di responsabilitร . Questo brano, che colpisce per la crudezza dellโ€™immagine e la sua potenza metaforica, racchiude unโ€™intera visione del mondo: un mondo in cui le persone sono trattate come oggetti usa e getta, relazioni superficiali sostituiscono la profonditร  umana, e il prossimo รจ visto non come essere umano, ma come mezzo per soddisfare un bisogno passeggero, da eliminare subito dopo.

โ€œInsomma, il fatto รจ che questa รจ l’epoca della carta igienica. Ti soffi il naso su una persona, la appallottoli, la getti via, tiri la catena e lo sciacquone se la porta via, allunghi la mano per un’altra persona, ti soffi, l’appallottoli, tiri la catena. Tutti si soffiano nella giubba del vicinoโ€

Lโ€™uomo come oggetto usa e getta nella citazione di Ray Bradbury

Il cuore della metafora รจ lโ€™equiparazione dellโ€™essere umano a un fazzoletto di carta: una cosa che si usa, sporca, getta e dimentica. Questo processo di disumanizzazione non รจ un fenomeno limitato alla distopia immaginata da Bradbury, ma รจ una preoccupazione che tocca profondamente il nostro tempo. Nellโ€™epoca dellโ€™iperconnessione, dei social network, del consumo accelerato di contenuti e di emozioni, le relazioni sembrano spesso piegate alla logica dellโ€™usa e getta: ci si avvicina, si consuma il contatto (emotivo, fisico, sociale), poi si scarta.

Bradbury scrive Fahrenheit 451 nel 1953, ma la sua visione resta profetica. Quella โ€œepoca della carta igienicaโ€ รจ oggi, ancor piรน di ieri. Le amicizie e gli amori possono durare il tempo di una โ€œstoriaโ€ su Instagram, una conversazione in chat, una notte. I legami si fanno liquidi, per usare la celebre espressione del sociologo Zygmunt Bauman, e in questa liquiditร  il rispetto per lโ€™altro vacilla, fino a evaporare del tutto.

La mancanza di empatia

โ€œTi soffi il naso su una persona, la appallottoli, la getti viaโ€ฆโ€: Bradbury descrive un gesto osceno che diventa abituale. รˆ il segno di una societร  che ha perso il senso dellโ€™alteritร , dellโ€™inviolabilitร  dellโ€™altro. Soffiarsi il naso su qualcuno รจ lโ€™atto massimo di mancanza di rispetto, ma nella metafora bradburiana รจ quotidiano, reiterato, automatico. Questo ci dice quanto si sia smarrito ogni residuo di empatia, di riconoscimento dellโ€™umanitร  dellโ€™altro. Le persone non contano, sono strumenti per soddisfare bisogni, funzioni impersonali di un meccanismo alienante.

Il riferimento allo โ€œsciacquone che se la porta viaโ€ aggiunge una dimensione ulteriore: quella dellโ€™oblio. Non solo si utilizza e si getta via, ma si dimentica. Lโ€™uso del prossimo non lascia tracce, non comporta senso di colpa, nรฉ responsabilitร . รˆ tutto lavato via, ripulito, sterilizzato โ€” proprio come la societร  descritta da Bradbury, dove i libri sono bruciati, il pensiero critico รจ soppresso e la coscienza individuale รจ sostituita dalla passivitร  collettiva.

Il conformismo e la massa

โ€œTi soffi nella giubba del vicinoโ€: questo dettaglio finale della citazione ci introduce alla dimensione collettiva del problema. Non si tratta solo di relazioni individuali degradate, ma di un’intera cultura fondata sulla sopraffazione implicita, sulla mancanza di rispetto generalizzata. Il vicino รจ parte del problema, e la societร  intera partecipa al medesimo rito degradante. รˆ il conformismo che Bradbury denuncia, quella tendenza umana ad accettare comportamenti disumani perchรฉ condivisi da tutti. Quando l’intera societร  accetta di trattare gli altri come oggetti, la deumanizzazione diventa norma, e chi si oppone รจ visto come deviato, strano, sovversivo.

Tecnologia e alienazione

In Fahrenheit 451, la tecnologia ha un ruolo centrale nella creazione di questa societร  appiattita. Le โ€œpareti parlantiโ€, le cuffie che isolano dal mondo reale, lโ€™informazione ridotta a slogan e intrattenimento contribuiscono alla distruzione della profonditร  umana. In questo contesto, le persone non dialogano piรน davvero. Non si conoscono, non si riconoscono. Il tempo per lโ€™altro รจ sostituito dalla ricerca di stimoli veloci, fugaci, privi di sostanza.

Nel mondo reale, lo smartphone ha assunto molte delle funzioni descritte da Bradbury. Se da un lato ci connette a milioni di persone, dallโ€™altro ci isola, ci distrugge lโ€™attenzione, ci porta a saltare da un contenuto allโ€™altro senza mai soffermarci. Anche nella vita affettiva, lโ€™algoritmo decide chi incontriamo, mentre la comunicazione si riduce a battute, emoji, video brevi e reazioni.

La lezione di Bradbury, dunque, รจ piรน viva che mai. Dietro lโ€™iperbole disturbante della carta igienica applicata alle persone, si nasconde un monito: non possiamo costruire una civiltร  su relazioni di consumo e scarto. Il rispetto, lโ€™empatia, la responsabilitร  verso lโ€™altro sono il fondamento stesso dellโ€™essere umano. Senza di essi, restiamo soli in mezzo a milioni di contatti, informati ma vuoti, โ€œliberiโ€ ma sottomessi a un sistema che ci rende spettatori, non piรน partecipi.

In unโ€™epoca dove la rapiditร  รจ piรน premiata della profonditร , la citazione di Bradbury ci obbliga a fermarci e a guardare negli occhi il prossimo, prima che sia โ€œappallottolato e gettato viaโ€. รˆ un invito a riscoprire lโ€™umanitร  come relazione, non come uso. E soprattutto, รจ un grido dโ€™allarme perchรฉ, come recita un altro passo del romanzo: โ€œNon sono i libri a essere importanti, ma quello che ci dicono. E ci dicono questo: che noi siamo vivi e pensanti.โ€

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