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Una frase di Giorgio Manganelli sulle abbuffate a Natale

Ecco un estratto di una lettera che Giorgio Manganelli spedisce al fratello Renzo, raccontando, con tono divertente, quanto gli piaccia mangiare a Natale.

Giorgio Manganelli, tra le penne piรน brillanti e originali del Novecento italiano, riesce, anche in una lettera privata, a condensare ironia, profonditร  e autoironia con una scrittura vivace e inconfondibile. Nella lettera indirizzata al fratello Renzo, Manganelli narra il suo modo di vivere il Natale, raccontando con umorismo e una verve quasi teatrale il rapporto, decisamente intenso, che coltiva con il cibo durante le feste natalizie.

Ma pensate dunque: io vengo a Torino, comincio a mangiare appena scendo di macchina, mi interrompo di regola solo per dormire, e dormo di regola solo per riposare le spossate mascelle, mangio polli, bistecche, antipasti, antipasti, arrosti, polli, bistecche, polli e antipasti, cospargo di strati di ossi, cartilagini, briciole l’intero appartamento.

Muovo lo sguardo ottuso solo per riconoscere la posizione del vino sulla tavola, uso matite solo per disegnare piante che mi permettano di trovare cibi e bevande a ogni ora del giorno e della notte; vivo una vita articolata su letto, tavolo, cesso; mi lavo nei rari momenti in cui non digerisco qualcosa; non basta: mi si dร  una bottiglia di cognac. Che faccio? La porto a Roma, la stappo, la bevo (sguardo sempre ottuso, e insieme lievemente allucinato).

 

Giorgio Manganelli e i suoi programmi per il pranzo di Natale

Con tono esagerato e divertito, lโ€™autore si presenta come un personaggio quasi caricaturale: un mangiatore instancabile che si aggira tra tavola, cucina e bottiglie, vivendo una routine semplificata e dominata dal puro piacere gastronomico. Ma dietro il comico e lโ€™assurdo si cela una riflessione piรน profonda sui rituali e sul significato del cibo nelle festivitร .

Il cuore del racconto di Manganelli รจ il cibo: polli, bistecche, arrosti, antipasti si susseguono a ritmo frenetico in una parodia esagerata di voracitร . La ripetitivitร  volutamente ridondante del menรน โ€“ con polli e bistecche ripetuti piรน volte โ€“ non รจ solo un espediente comico, ma riflette anche la natura festosa e abbondante delle celebrazioni natalizie, dove lโ€™eccesso e la convivialitร  intorno al cibo sono al centro del rito.

Manganelli non si limita a raccontare cosa mangia, ma crea un intero universo orbitante intorno alla tavola. Le briciole, le ossa e le cartilagini che “cospargono l’appartamento” rappresentano una sorta di caos alimentare, una metafora scherzosa del Natale inteso come sovversione delle regole quotidiane. Durante le feste, le abitudini ordinarie vengono sospese e il piacere si trasforma nellโ€™unica regola dominante.

Attraverso il suo racconto esagerato, Manganelli costruisce unโ€™immagine di sรฉ che abbraccia completamente l’esperienza del cibo. Descrive il sonno non come necessitร  biologica ma come un intervallo finalizzato a far riposare le mascelle, enfatizzando la sua dedizione assoluta al piacere culinario. Il dettaglio del “disegnare piante” per rintracciare cibo e bevande รจ particolarmente divertente, quasi fosse il piano strategico di un esploratore gastronomico.

Ma non si tratta solo di mangiare: lo sguardo che si fa “ottuso” e “lievemente allucinato” aggiunge un tocco quasi surreale al quadro. Il rapporto con il cibo diventa qualcosa di estatico, un momento in cui corpo e mente si fondono in una celebrazione di gusti e sapori. Questa esperienza del cibo come immersione totale รจ profondamente umana e universale, capace di far risuonare il lettore con le proprie esperienze conviviali.

L’ironia di una vita semplificata: La scrittura per esorcizzare la tristezza

La routine che Manganelli descrive โ€“ โ€œletto, tavolo, cessoโ€ โ€“ sembra una riduzione grottesca dellโ€™esistenza, ma in realtร  riflette con umorismo una realtร  comune delle feste natalizie. Durante le vacanze, il tempo sembra rallentare, la quotidianitร  si trasforma, e tutto ruota attorno al cibo, ai momenti condivisi e a un certo abbandono ai piaceri immediati.

La descrizione dell’autore di sรฉ stesso come un individuo quasi animalesco che segue i suoi istinti, ignorando convenzioni e normalitร , rende il tono della lettera irresistibilmente comico e autoironico. รˆ come se Manganelli si prendesse in giro, consapevole dellโ€™eccesso delle sue descrizioni, e al tempo stesso invitasse il lettore a ridere con lui.

Il tono della lettera, per quanto esilarante e iperbolico, suggerisce anche un significato piรน profondo: il ruolo centrale del cibo come collante sociale e familiare. Attraverso la convivialitร  dei pasti natalizi, le distanze si accorciano e si celebra il calore della comunitร . La figura del fratello Renzo, destinatario della lettera, รจ un elemento implicito di questa convivialitร : pur essendo separati fisicamente, lโ€™autore lo coinvolge in uno scambio affettuoso e scherzoso che celebra lโ€™essenza del Natale come momento di unione.

Nonostante il tono allegro e leggero, si puรฒ avvertire nella lettera unโ€™eco di nostalgia. Le feste di Natale, con i loro rituali e la loro abbondanza, spesso richiamano l’infanzia e i ricordi legati alla famiglia. Nel descrivere sรฉ stesso come un mangiatore instancabile e felice, Manganelli sembra evocare il desiderio di immergersi completamente in un momento di spensieratezza e calore che solo il Natale puรฒ offrire.

La lettera di Giorgio Manganelli a suo fratello Renzo non รจ soltanto un racconto buffo su pasti luculliani e tavole abbondanti: รจ un ritratto affettuoso e universale dello spirito natalizio. Attraverso lโ€™ironia e lโ€™esagerazione, Manganelli celebra il piacere del cibo e la gioia della convivialitร , ricordandoci che il Natale รจ unโ€™occasione per lasciarsi andare ai piccoli e grandi piaceri della vita, per rallentare, ridere di sรฉ stessi e rafforzare i legami con le persone amate. E, come ci mostra la sua scrittura, nulla รจ piรน caloroso e universale del condividere un buon pasto durante le feste.

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