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Una frase di Italo Calvino sul valore delle piccole cose

Leggiamo assieme questo dialogo scritto da Italo Calvino, contenuto nel volume "Le città invisibili" che ci ricorda il valore dei piccoli progressi.

La citazione tratta da Le città invisibili di Italo Calvino, che vede protagonista un dialogo tra Marco Polo e Kublai Kan, rappresenta uno dei passaggi più profondi e densi di significato dell’opera, poiché pone una riflessione sulla struttura e il senso delle cose, applicabile sia alla vita umana che alle dinamiche più ampie della realtà. Le parole dei due protagonisti evocano l’immagine di un ponte, che per Italo Calvino diventa una metafora dell’equilibrio delle forze, della connessione tra gli elementi e dell’essenziale legame tra le parti.

“Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Kan.
-Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, – risponde Marco, – ma dalla linea dell’arco che esse formano.
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: – Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che m’importa.
Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco.”

La metafora del ponte: un’architettura della realtà per Italo Calvino

Il dialogo inizia con una domanda di Kublai Kan, che cerca di comprendere quale sia l’elemento essenziale, la pietra fondamentale che sostiene il ponte. Marco Polo, però, lo porta a riflettere oltre l’apparente semplicità della struttura materiale, proponendogli una visione più complessa: non è una pietra singola a sostenere il ponte, ma la “linea dell’arco” formata dall’insieme delle pietre.

Questa visione trasporta il lettore nella logica dell’interconnessione, in cui non esiste un singolo elemento portante, ma l’equilibrio di ogni parte gioca un ruolo essenziale per la stabilità dell’insieme. L’arco, come concetto, rappresenta un principio unificante, ma è anche la somma di tutte le sue parti; senza ogni singola pietra, il ponte crollerebbe. Attraverso questa metafora, Italo Calvino invita a riflettere sull’importanza dell’armonia tra le parti, un equilibrio necessario perché qualsiasi struttura possa sussistere.

L’interazione tra il tutto e le parti

La risposta di Marco Polo, “Senza pietre non c’è arco,” evidenzia che ogni singolo componente ha una sua importanza e che anche ciò che sembra marginale può rivelarsi essenziale. L’arco, per reggersi, ha bisogno di ogni singola pietra, così come una comunità, un sistema o una relazione si reggono sulla cooperazione tra le parti, anche se ciascuna può sembrare insignificante presa da sola.

Questa visione di Calvino ci rimanda alla filosofia dell’olismo, secondo cui “il tutto è maggiore della somma delle parti”. Un ponte, per quanto composto da elementi materiali come pietre, è molto più di una loro semplice giustapposizione: è il risultato di una relazione geometrica precisa, di un equilibrio di forze, e della connessione tra gli elementi. Polo e Kan si trovano così a discutere su un tema che trascende il ponte in sé, poiché tocca i fondamenti di ogni costruzione umana: niente ha valore se preso singolarmente, ma tutto diventa essenziale quando armonizzato in un insieme.

Kublai Kan, nel dialogo, si rivela interessato solo all’arco e non alle singole pietre. Questo desiderio di scoprire la struttura ultima e invisibile delle cose riflette la tensione umana verso la ricerca di significato e unità, e mostra il rischio di ignorare la complessità concreta della realtà per inseguire un’idea astratta. Kublai Kan, come metafora della mente umana, sembra voler semplificare il mondo, alla ricerca di una verità che stia sopra ogni cosa. Ma Polo gli ricorda che tale verità non può esistere senza il supporto delle piccole realtà tangibili, cioè delle “pietre” che lo compongono.

In un certo senso, Italo Calvino ci mette in guardia contro la tendenza a cercare soluzioni semplicistiche e assolute, evidenziando invece l’importanza di accettare la complessità della vita. Ogni realtà, per quanto piccola o insignificante, ha un ruolo fondamentale e non può essere ignorata.

La riflessione contenuta in questo passaggio si estende anche al tema delle città e delle civiltà umane che Italo Calvino esplora in tutto il libro. Le città immaginate da Marco Polo, pur essendo apparentemente indipendenti e diverse, sono tutte legate da fili invisibili: l’insieme dei racconti compone una visione del mondo in cui la varietà è un riflesso della complessità e dell’unicità dell’esperienza umana. Ogni città è una pietra di un grande arco che rappresenta l’umanità intera.

Allo stesso modo, ogni persona contribuisce a creare il senso di comunità, portando la propria unicità. In questa visione, l’identità non è una costruzione astratta o una somma di caratteristiche statiche, ma piuttosto un arco che si regge sulla molteplicità delle esperienze, delle culture e dei significati.

Italo Calvino ci ricorda che non esiste un solo fattore portante

L’interazione tra Kublai Kan e Polo, e il confronto tra le loro prospettive, ci invita a riflettere su come noi stessi possiamo contribuire al benessere della nostra “costruzione” collettiva. Ognuno di noi è una “pietra” che, se collocata in armonia con le altre, può contribuire alla realizzazione di un progetto comune.

Calvino, con il suo stile lucido e poetico, ci mostra l’importanza dell’impegno individuale all’interno di una visione più ampia: ogni azione, per quanto piccola, ha un impatto sull’intero sistema. Senza le singole “pietre” che formano l’arco, l’armonia non può sussistere, e il ponte rischia di crollare. Questo monito si rivolge anche alla nostra società contemporanea, richiamandoci alla necessità di riconoscere il valore di ogni singolo contributo e al dovere di rispettare e accogliere le diversità.

La citazione di Italo Calvino tratta da Le città invisibili racchiude una profonda riflessione sulla complessità della realtà e sull’importanza dell’armonia tra le parti. Attraverso il dialogo tra Kublai Kan e Marco Polo, Italo Calvino esplora il significato dell’interconnessione e dell’equilibrio tra le singole componenti, esortandoci a valorizzare ogni elemento come essenziale alla coesione del tutto. Questa metafora del ponte rappresenta un invito a costruire la nostra esistenza con attenzione e cura per ogni dettaglio, riconoscendo che è proprio la somma delle singole parti a dar vita alla bellezza e alla forza dell’insieme.

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