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Il potere dell’amore che resiste alla distanza in una frase di Khalil Gibran

Cosa si prova quando la persona che ami è lontana? Può resistere l'amore alla distanza? Una citazione di Khalil Gibran ci offre ottimismo.

Una splendida citazione sull’amore di Khalil Gibran ci dona una riflessione riguardo al potere magico che dona l’amare, il senso compiuto di che cosa significa l’attesa di poter rivedere, incontrare, stare di nuovo vicino alla persona che si ama.

“Mi sento come un campo seminato nel cuore dell’inverno, e so che la primavera sta arrivando. I miei ruscelli prenderanno a scorrere e la piccola vita che dorme in me salirà in superficie al primo richiamo. Il germoglio spezzerà il baccello, e la vita ancora addormentata in me dovrà emergere in superficie, quando sarà chiamata.”

La citazione è tratta da una lettera dell’1 marzo 1916 contenuta nel libro Lettere d’amore del Profeta, in cui Paulo Coelho raccolse gran parte della corrispondenza fra Khalil Gibran e Mary Haskell.

Mary Haskell era preside di una scuola femminile a Boston, aveva dieci anni più di Gibran e fu un punto di riferimento per tutta la vita dello scrittore libanese. Si conobbero il 10 maggio 1904, Kahlil aveva 21 anni e Mary quasi 31. La donna a rimase colpita dal valore artistico del “Profeta” e lo sostenne in ogni modo, anche economicamente. Le lettere dei due amanti sono più di seicento e sono conservate presso l’Università della Carolina del Sud.

Quando l’amore è simile all’arrivo della primavera

La frase di Khalil Gibran celebra l’amore come l’avvicinarsi della primavera. Uno degli elementi ricorrenti della sua poetica è, infatti, la fusione panica fra uomo e natura, dove il paesaggio traduce e restituisce l’umanità degli innamorati. Ed è in questo mescolarsi di elementi che avviene il miracolo dell’amore, in grado di sprigionare l’energia primordiale degli amanti.

Possiamo leggere attraverso le parole del “Profeta” uno splendido inno all’amore vero, attraverso splendida metafora in cui l’inverno è paragonato al momento della semina e quindi alla speranza che poi la primavera possa garantire un ricco raccolto.

Il poeta libanese si vede come un campo seminato in inverno, periodo in cui tutto sembra immobile e silenzioso, ma in realtà è solo una fase di preparazione per la primavera, quando la vita tornerà a sbocciare.

L'”attesa” diventa l’elemento principe della citazione, il momento in cui, come capita a tante relazioni umane, per motivi di studio, di lavoro o di qualsiasi altra situazione ci si ritrova separati, distanti.

E sono questi i momenti in cui il cuore scalpita, i sensi si accendono, in cui l’innamoramento alza decisamente il volume. Momenti alcune volte anche difficili, molte volte la distanza provoca conflitto che può far chiudere anche il rapporto.

Ed in questo senso invece Khalil Gibran fa sentire alla sua amante che il tempo che precede il loro incontro, seppur buio, freddo, rigido, in realtà non fa che far crescere ancora di più i sentimenti che il genio libanese prova per lei.

Il messaggio è di grande speranza, l’attesa non fa paura. Anche nei momenti più difficili, dentro di noi esiste una vita, una forza latente che aspetta solo il momento giusto per emergere. Dopo l’inverno interiore, dovuto alla separazione, arriverà sempre una nuova stagione in cui sarò possibile far sbocciare il germoglio generato dal seme dell’amore.

Per certi versi c’è anche una visione positiva della vita, una fiducia smisurata nell’amore per la persona che si desidera. È solo questione di tempo, la primavera arriverà presto e finalmente ci sarà la possibilità di raccogliere ciò di più ricco può donare la persona che si ama.

La lettera di Khalil Gibran a Mary Haskell

S.l., 1 marzo 1916

Mia amata Mary,
mi sento come un seme nel cuore dell’inverno, e so che la primavera sta arrivando. Il germoglio spezzerà il baccello, e la vita ancora addormentata in me dovrà emergere in superficie, quando sarà chiamata.
Il silenzio è doloroso, Ma è nel silenzio che le cose prendono forma, e ci sono momenti nelle nostre vite in cui l’unica cosa che abbiamo da fare è attendere. In ciascuno di noi, nel più profondo del nostro essere, c’è una forza che vede e sente quello che non possiamo ancora percepire. Tutto ciò che siamo oggi è nato dal silenzio di ieri.

Noi abbiamo molte più capacità di quante immaginiamo. Ci sono momenti in cui l’unica maniera di imparare è non prendere nessuna iniziativa, non fare niente. Perchè, anche negli attimi di totale inazione, questa nostra parte segreta sta lavorando e apprendendo. Quando la conoscenza occulta all’anima si manifesta, siamo sorpresi di noi stessi, e i nostri pensieri invernali si trasformano in fiori che intonano canti mai sognati prima.
La Vita ci darà sempre più di quanto riteniamo di meritare.

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