Voleva per forza una Mustang Cabriolet e si era attaccato al telefono per un pomeriggio intero, cercando in tutte le agenzie di noleggio, finchรฉ non aveva trovato quello che cercava. Si accordรฒ per ritirare la macchina a Needles perchรฉ quella cittadina era la porta per il deserto del Mojave, in California. La sua intenzione era di percorrere un tratto della Route 66, che tante volte aveva sognato come meta di unโavventura americana, perรฒ voleva subito confrontarsi con la parte piรน dura. Non gli interessava visitare le cittadine finto-western che si snodavano lungo lโarteria dโasfalto, nรฉ far finta dโapprezzare i rimasugli dellโepoca dei pionieri, tutti falsi e messi apposta per i turisti. Non voleva attraversare paesaggi maestosi o parchi naturali, lui voleva il deserto. Quella distesa di rocce incandescenti, piante di cactus e Joshua Trees che con i loro ciuffi di foglie appuntite punteggiano un paesaggio altrimenti arido e desolato. Sentiva il bisogno di sbattersi in faccia la solitudine e meglio sarebbe stato se questa avesse comportato una certa sofferenza fisica dovuta al caldo o alla mancanza di comoditร . Immaginava la macchina di cinquemila di cilindrata come lโunica sua amica in un trasferimento che odorava dโavventura. Si comprรฒ uno Stetson dalle ampie falde e tirรฒ giรน la cappotta dellโauto, poi premette a fondo lโacceleratore godendo della risposta di tutti i cavalli nascosti negli otto cilindri del motore. La vettura, nera con gli interni di pelle rossa, fece un balzo in avanti ed a lui scappรฒ uno โYahooooo!โ a pieni polmoni come fosse il capo carovana di un convoglio di pionieri. Sulla strada non cโera anima viva, e non doveva esserci. Con un atto irresponsabile e forse puerile, prese il cellulare dalla tasca e con tutta la forza lo buttรฒ il piรน lontano possibile sentendosi libero da quel legame con il mondo dal quale voleva estraniarsi. In quel momento gli sembrรฒ di scendere in unโarena e voleva trovare in quell’ambiente ostile qualcosa da sfidare. Avrebbe potuto essere il clima, oppure un serpente a sonagli o qualche Apache sbandato, comunque sarebbe stato lโavversario con cui si sarebbe confrontato per trovare i limiti del suo coraggio o per restare sgomento innanzi alla sua vigliaccheria. Si augurava quasi che improvvisamente finisse la benzina e lui fosse costretto a caricarsi sulle spalle lo zaino che aveva preparato per proseguire a piedi in cerca di soccorsi. Naturalmente erano tutte fantasie, ma attraversando il deserto ogni miraggio รจ unโillusione, e lui era lรฌ per questo.
Si dice che la cosa peggiore che possa capitare a qualsiasi essere umano รจ che si avverino i propri desideri, e questo volle il destino per punire lโuomo. Un guasto al motore fermรฒ la Mustang nel mezzo del nulla e lui, senza alcun modo per mettersi in contatto con i soccorsi, si ritrovรฒ solo nel deserto del Mojave. Scese dall’auto inquieto, ma non ancora spaventato, in fondo si trovava in un paese civile: qualcuno sarebbe passato e lโavrebbe soccorso. Si accovacciรฒ sul ciglio della strada e aspettรฒ di vedere una rassicurante nuvoletta di polvere all’orizzonte. Il sole era alto nel cielo e da sotto il cappellone da cow boy scendevano gocce di sudore a bruciargli gli occhi giร irritati dal riverbero della luce. Sedersi nell’auto non sembrava una buona idea, la carrozzeria scura ed i sedili in pelle lโavevano in breve tempo trasformata in una graticola, d’altronde restare fermo senza un riparo stava cominciando a diventare e insopportabile. Si guardรฒ attorno per trovare una qualche copertura che potesse fornire un poโ dโombra. Proprio a patire da quel punto, vicino alla strada, si snodava un sentiero battuto che sembrava portare ad una grande roccia non troppo lontana. โSotto quel masso potrei trovare riparo almeno per le ore piรน calde.โ Pensรฒ, e prendendo solo una coperta ed una bottiglietta dโacqua che aveva comprato prima di partire, lasciรฒ la Mustang incustodita incamminandosi sul viottolo polveroso. Forse i troppi film western veduti fin dall’infanzia, la musica country che spesso ascoltava in cuffia davanti al pc di casa oppure i libri di Kerouac che tante illusioni avevano fomentato in tutta una generazione, gli avevano fatto sognare quello ora stava vivendo. Ma non era una situazione cosรฌ facile come aveva pensato e la sfida cominciava a diventare impegnativa per uno come lui che non aveva mai fatto neanche un solo giorno di campeggio in vita sua. โGambe in spalla.โ Si disse compatendosi per la sua stupiditร e, con uno strano stato dโanimo tra lโeccitazione e la paura, si diresse verso la formazione rocciosa. Questa in lontananza si presentava con una strana forma. Non era piatta in cima, come altri rilievi intorno, ma somigliava quasi ad una mongolfiera dโarenaria, una sorta di pallone oblungo, forse modellato dai caldi venti del deserto. Era partito alla mattina, non presto, e dopo che la macchina lโaveva piantato in asso aveva camminato per circa tre ore, quindi in quel momento il sole era a perpendicolo e lโombra dellโuomo sul terreno spariva sotto le sue scarpe. Gli avevano detto che quella non era la stagione piรน calda ma, forse perchรฉ non abituato, gli sembrava di trascinarsi nella bocca aperta di una fornace. Doveva affrettarsi per trovare un poโ dโombra, sentiva giร girargli la testa e lโarsura stava diventando insopportabile. Si attaccรฒ alla bottiglietta dโacqua maledicendosi per non aver preso una confezione grande, tanto sulla strada avrebbe trovato punti di ristoro. โMa com’รจ che piรน vado avanti, piรน quel cavolo di montagna sembra allontanarsi?โ Il calore che saliva dal suolo modificava la percezione delle distanze e lโimmagine tremolante della meta sembrava voler giocare a rimpiattino, ferma tra sabbia e sterpaglie senza mai avvicinarsi. Il tempo scorreva lentamente mentre, passo dopo passo, sโinoltrava nel deserto. Ormai, voltandosi indietro, non vedeva piรน il nastro dโasfalto alle sue spalle e pensรฒ a quanto stupido gli sembrasse adesso quel desiderio di solitudine espresso solo poche ore prima. Il sole sโinclinava gradualmente verso lโorizzonte facendo nascere e muovere le ombre di ogni elemento del paesaggio. Attorno agli alti cactus e vicino ai cespugli si allungavano forme di tutte le dimensioni, in un lento ed inquietante balletto che cambiava pur nella piรน assoluta immobilitร . Anche la roccia in lontananza si mostrava diversa. Mentre prima era solo un informe grande sasso adesso, col variare della luce, i due fori e la piccola caverna che sโintravedeva alla base componevano unโimmagine definita. Probabilmente sarร stato per la stanchezza che cominciava a farsi sentire, ma all’uomo quel solitario masso dโimprovviso apparve come un enorme teschio con le scure orbite vuote ed una bocca sdentata spalancata ed in attesa. โSuperstizione ed autosuggestione.โ Si disse continuando a camminare. D’altronde non aveva molte alternative, doveva trovare un riparo dal sole e forse anche un rifugio per la notte. Lโindomani si sarebbe rimesso in strada prima dellโalba ed, evitando il calore del giorno, avrebbe raggiunto una qualche zona abitata. Magari ci sarebbe stata la possibilitร di incrociare qualche altro viaggiatore che avrebbe potuto soccorrerlo.
Dopo un tempo che gli sembrรฒ interminabile, finalmente arrivรฒ nei presi della formazione rocciosa. Si fermรฒ a qualche metro di distanza e guardรฒ il masso con attenzione. โSembra proprio un cranio umano piantato sulla sabbia. Mi sembra di ricordare che, da queste parti si trova la Roccia del Teschio, un luogo magico e sacro per gli indiani. Chissร , forse รจ proprio questa. Comunque quella grotta dovrebbe fare al caso mio.โ Mise piede dentro allโanfratto alla base della montagnola e, per prima cosa, si accertรฒ che non ci fosse qualche animale selvatico. Non trovรฒ coyote, puma o serpenti ad aspettarlo, e per questo fu grato al cielo. โGrazie, Signore. O forse dovrei rivolgermi a Manitรน, la divinitร dei nativi americani che probabilmente abitarono questo sito tanti anni fa.โ Con una frasca trovata nei pressi dette una ramazzata in terra per togliere i sassolini e creare uno spiazzo dove sedersi. Disturbati dal prepotente intruso, una frotta di insetti di genere assortito, scorpioni, millepiedi e piccole altre cose striscianti, corse via sparpagliandosi verso ogni direzione. โVia di torno!โ La stanchezza si faceva sentire, e lโuomo stese la coperta che aveva portato con sรฉ accucciandosi con la schiena appoggiata alla parete per riposarsi un poโ.
Il sonno vinse sulla fame e la sete, e lโuomo scivolรฒ in uno stato dโincoscienza popolato da visioni di cieli infiniti percorsi da stormi di bianchi uccelli in volo verso sud, ma anche da incubi spaventosi dove enormi cobra, con i denti appuntiti e la lingua sibilante, soffiavano veleno verso di lui. Smaniava e si lamentava, mentre fuori della grotta la notte stendeva il suo sudario trapunto di pagliuzze dโoro su un mondo nuovo che si destava nellโoscuritร . Quello stordimento fu la sua salvezza perchรฉ gli impedรฌ di pensare a cosa si muovesse intorno a lui e di come, nella sua vulnerabilitร , avrebbe potuto facilmente essere preda della natura ostile. Nel dormiveglia gli apparve un coyote che ululava alla luna e, con sua grande meraviglia, lui capรฌ quello che lโanimale stava implorando. โOh Pah, placida Signora, che spargi il latte dei tuo raggi sul mondo e consoli le vergini, – diceva lโanimale allungando il collo verso il cielo – guarda benevola lโuomo bianco nella bocca di Wicapasaca e proteggilo in quella che non รจ la sua casa.โ Poi improvvisamente gli si parรฒ innanzi il volto di un vecchio indiano. La faccia, avvizzita e rugosa, mostrava tutto il passare degli anni ed ogni piccola piega era la testimonianza di un dolore vissuto e di una saggezza acquisita. Segni colorati gli attraversavano la fronte e le gote ed uno strano copricapo, fatto di penne, sonagli e piccoli teschi, lo adornava come la divisa piena di medaglie di un soldato reduce da mille conflitti. Legato al collo portava un laccio di cuoio con un piccolo turchese, incastonato dโargento, dovโera incisa lโimmagine di unโaquila con le ali spiegate.
-Perchรฉ sei venuto? -Chiese il pellerossa.
-Non lo so piรน. โ Rispose lโuomo. โ Ero partito con la speranza di ritrovarmi ed adesso ho paura di essermi perso.
-Vuoi davvero vedere dentro di te?
-Non so rispondere, non piรน. โ Fu lโimprovvisa paura di conoscersi a fondo e la certezza che quel vecchio sciamano avrebbe potuto penetrare dentro le remote pieghe della sua anima mostrandogli il risultato, che spaventรฒ lโuomo. Lโindiano lo guardรฒ a lungo in silenzio e poi cominciรฒ a dondolare la testa avanti ed indietro in un movimento lento ed ipnotico. Una nenia antica cantata senza voce si diffuse intorno ed il suono di lontani tamburi riempรฌ il silenzio della notte.
-Il Grande Spirito ti ama, o hai fatto qualche buona azione che ti sta ricompensando, perchรฉ vedo che ancora non sei pronto per cavalcare nelle praterie del cielo. Perรฒ devi imparare da questa esperienza. Ascolta attentamente e ricorda. Non chiedere se non sei pronto a sentire le risposte. Non sfidare se non sei pronto a soccombere. Non tentare la fortuna se non sei disposto a perdere tutto. Vai nel deserto, o percorri la vita, con un fardello leggero, ma non dimenticare le cose veramente importanti. Ad un certo punto dovrai lasciare la vecchia strada, dritta e comoda, per un percorso ignoto e scomodo, ma se non lo farai qualcun altro percorrerร il sentiero che, per paura, non avrai imboccato e ti rimarrร il rimpianto. Oggi hai sofferto, ma hai avuto la visione. Non hai penato invano, e questo tโinsegni che la sofferenza puรฒ dare tanto quanto toglie, se la sai accettare. โ Dopo queste parole, il vecchio sciamano riprese il suo canto muto e, lentamente, la sua immagine si sfocรฒ confondendosi tra i fumi e le melodie di una danza sacra.
Lโuomo si agitรฒ per tutta la notte in preda a visioni oniriche di ogni genere finchรฉ una mano robusta non lo scosse per la spalla.
-Sveglia, signore.
-Chi siete?
-Polizia di Stato. Abbiamo visto la macchina ferma sul ciglio della strada e, pensando che qualcuno potesse avere bisogno dโaiuto, abbiamo seguito le orme sul sentiero. Si sente bene?
-Si, si grazie. โ Rispose lโuomo felice di poter tornare alla sua vita e di lasciarsi alle spalle la caverna con tutti gli strani sogni della notte. Era ancora turbato dalle visioni fantastiche che lโavevano perseguitato durante il sonno. Come a volte succede, faceva fatica a tornare del tutto alla realtร , ma un caffรจ versato dal thermos del poliziotto lo aiutรฒ a chiudere la pagina di quella strana avventura. Si alzรฒ aiutato dallโagente e fece qualche passo barcollante, ma si sentiva tutto intorpidito, quasi non si reggeva in piedi. Aveva le mani serrate a pugno, forse come reazione al freddo o alla tensione delle ultime ore. Stese le dita e qualcosa cadde a terra. Pensรฒ ad un sassolino e stava per andare via quando un riflesso di luce lo fece chinare per vedere di cosa si trattasse. Raccolse un piccolo pendaglio dโargento con incastonato un turchese sul quale era incisa unโaquila. Lasciรฒ la bocca del teschio stringendo in mano il ricordo di un sogno che forse non aveva solamente sognato.
Stefano Zingone