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Bisturi – racconto di Veronica Notaro

Lo specchio ne dice di bugie, come farebbe un uomo. Ma in fondo lo specchio è uomo. Labbra più grandi, zigomi più alti, seno più prosperoso, sedere più sodo. Tagliare, riempire, svuotare, cucire. E’ un continuo fremere di cliniche, sale, camici e bisturi. Di auto-bugie, frasi di circostanza e spiegazioni agli altri, che puntualmente non capiscono.

Chissenefrega, mi verrebbe da gridare con tutto il fiato in gola! Ma la mente non ha voce e mi conduce dove vuole lei. Verso nuovi traguardi comunemente chiamati interventi.

Non lo faccio perché desidero la giovinezza eterna, bensì voglio zittire lui, lo specchio, e far impazzire l’altro, l’uomo del momento. E sogno di far impazzire anche me stessa: non mi sono mai amata e un aspetto più avvenente, seppur sia più una parvenza, potrebbe aiutarmi.

Il bisturi cammina furtivo, si insinua tra le pieghe della pelle e dell’anima, si muove sinuoso, lasciando dietro sé la scia del passato. Taglia, provocando un dolore anestetizzato, molto meglio del dolore della mente che riga di lacrime il viso e sembra non avere un’efficace anestesia.

Scorre quasi naturale, come il sangue nelle vene, e pensa a progettare, modificare ed esaudire ogni singolo desiderio di bellezza o pseudo tale.
Un giorno forse la smetterò. Porrò un punto e cambierò vita e pensieri; dirò basta, come accade nei film, in modo deciso e definitivo.

Per ora so dare una fine solo alle rughe che avanzano e al didietro che cade, imponendo la via più a portata di mano al mio cammino di donna, perché ciò “consiglia” la società, o no?

 

Veronica Notaro

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