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Nasrin Sotoudeh, condannata l’avvocata attivista a difesa delle donne

Trentatré anni di pena che si sommano ai sei già comminati a una donna che ha speso gran parte del suo tempo a difendere le donne che sono nel mirino degli ayatollah intransigenti

MILANO – Carcere e frusta è la condanna che l’Iran più oscurantista lancia a Nasrin Sotoudeh, avvocata e attivista dei diritti. Trentatré anni di pena che si sommano ai sei già comminati a una donna che ha superato la cinquantina e ha speso gran parte del suo tempo a difendere le donne che sono nel mirino degli ayatollah intransigenti. Il giudice che le infligge quest’ultima punizione vorrà farsi zelante davanti al nuovo responsabile della magistratura, quell’Ibrahim Raisi candidato opposto due anni fa al presidente rieletto Rohani. Raisi ha la fama d’integralista, è in predicato a sostituire dopo la morte l’attuale Guida Suprema Khamenei, personaggio dato più volte per spacciato a causa d’un tumore operato anni addietro, e che resta invece attivo e vigile. E soprattutto potentissimo.

Facendosi mediatore fra i riformisti e i moderati che dal 2013 stanno sostenendo Rohani e il rude partito dei pasdaran tendenzialmente conservatore. Al Paese tradizionalista si rivolge la pesantissima sentenza contro Nasrin che veste il velo, ma ha avuto l’ardire di difendere alcune studentesse della cosiddetta ‘Onda verde’ che avevano camminato per via senza coprirsi il capo. La Sotoudeh in questi anni s’è spesa per garantire i diritti delle donne represse poiché ‘malvelate’ o contestatrici di atteggiamenti fobici verso il genere femminile.

Secondo il plumbeo pensiero tradizionalista, di cui Raisi si fa portavoce in seno alla magistratura, simili manifestazioni sono insopportabili e vanno stroncate, creando precedenti punitivi di rigidezza assoluta. La società dei diritti, Ong internazionali si sono mosse a difesa di Nasrin invitando il governo iraniano a ritirare i provvedimenti, ma le autorità statali tentennano. La lotta politica interna, com’era già accaduto, riverbera un’ombra repressiva sul mondo femminile.

Enrico Campofreda

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