Nel panorama della grammatica e, in generale, lingua italiana, poche questioni sembrano cosรฌ semplici e al tempo stesso cosรฌ scivolose come la scelta tra gli articoli determinativi โilโ e โloโ. Apparentemente scontata per chi parla fluentemente la lingua, questa scelta si rivela invece il risultato di unโevoluzione storica complessa, di criteri fonetici ben precisi e, non da ultimo, di usi variabili e in parte ancora instabili. Un viaggio nella loro storia e nella loro logica dโimpiego ci permette non solo di comprendere meglio la norma attuale, ma anche di cogliere come la lingua italiana viva in un equilibrio continuo tra tradizione e innovazione. Analizziamo il tema con l’ausilio dell’illuminante saggio di Alfonso Leone Conversazioni sulla lingua italiana
Uso attuale nella lingua italiana: la regola fonetica
La distinzione tra โilโ e โloโ si fonda oggi prevalentemente su criteri di eufonia: cioรจ, si cerca di evitare incontri consonantici duri, difficili da pronunciare. Per questo:
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โLoโ si usa davanti a:
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parole che iniziano con s + consonante (es. lo spirito, lo schema);
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parole che iniziano con z (es. lo zio);
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parole con gn (es. lo gnomo);
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parole con ps e pn (es. lo pseudonimo, lo pneumatico);
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parole che iniziano con x, letta come โcsโ (es. lo xenofobo).
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Lโarticolo indeterminativo โunoโ, e lโaggettivo โbelloโ quando posto davanti al nome (e quindi soggetto alle stesse regole degli articoli), seguono la stessa logica (uno scemo, uno zaino, un bello spirito).
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โIlโ si usa in tutti gli altri casi davanti a consonante (es. il gatto, il treno, il libro), mentre โlโโ si adopera davanti a vocale (lโamico, lโelefante), sia per il maschile che per il femminile.
La storia: โloโ in etร antica e letteraria
Tuttavia, questo assetto moderno non รจ sempre stato tale. In italiano antico, lโuso di โloโ era piรน esteso. Grandi autori come Dante scrivevano โlo giornoโ, โlo bello stileโ, e la forma โloโ era comune anche prima di parole che oggi richiederebbero โilโ secondo le regole attuali.
Questa estensione di โloโ รจ proseguita anche nellโOttocento, come dimostrano esempi poetici in cui si legge โper lo libero cielโ (Leopardi). La scelta di โloโ non rispondeva solo a motivi fonetici, ma anche ritmici, metrici e stilistici. Alcune forme cristallizzate di quellโuso sopravvivono ancora oggi: per lo meno, per lo piรน, o locuzioni come gabbato lo santo.
Zone di confine e variazioni letterarie
La regola fonetica attuale, sebbene largamente rispettata, non รจ assoluta. Esistono zone di confine, sia linguistiche sia geografiche, dove si affacciano varianti legittime, o almeno attestate. Cosรฌ, in Emilia Romagna, si dice ancora lo suocero, perchรฉ la โuโ iniziale ha una pronuncia quasi consonantica che richiama la logica dellโโs impuraโ.
Nel corso del tempo, alcuni scrittori hanno โsfidatoโ la norma ufficiale per ragioni stilistiche, espressive o per riflettere tratti dialettali. Cosรฌ troviamo:
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i sguardi (Fornaciari),
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i scivoloni (Pavese),
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il gnomo (Pascoli),
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coi zoccoli (Pea),
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un bel zero spaccato (Martini).
Questi usi, sebbene non accettati dalla norma grammaticale, testimoniano la fluiditร del parlato e la vivacitร della lingua letteraria, che talvolta predilige lโaderenza alla realtร linguistica o alle esigenze ritmiche piรน che alla grammatica codificata.
L’influenza della frequenza d’uso
Anche la frequenza dโuso di certe parole puรฒ influenzare la percezione dellโeufonia e rendere accettabili delle forme che in teoria infrangono la regola. Cosรฌ si sente ormai comunemente il pneumatico, il psicologo, un xilofono. La consuetudine smussa lo stridore iniziale, rendendo โaccettabiliโ o perlomeno diffuse soluzioni un tempo giudicate scorrette o cacofoniche.
Curiositร linguistiche: da โglโiddeiโ a โgli deiโ
Il caso di โgli deiโ merita una nota particolare. Questa forma nasce da una lunga trasformazione fonetica e morfologica: da glโiddei, dove iddรจi era il plurale di iddio, a sua volta nato dalla fusione dellโarticolo con il sostantivo (il dio โ iddio). Questo meccanismo, chiamato concrezione o agglutinazione, ha dato origine a molte parole italiane, come lโalloro (da โla lauroโ), o la Puglia (da โlโApuliaโ).
Al contrario, altri termini hanno subito una discrezione, cioรจ una separazione tra articolo e parola, come lusignolo (da โlโusignoloโ).