L’uso dell’articolo determinativo, nella lingua italiana, davanti ai cognomi di donna è una questione linguistica che ancora oggi suscita dibattiti e riflessioni. Nonostante le raccomandazioni degli studiosi della lingua italiana e della Crusca, questa pratica continua a essere diffusa, soprattutto nei media e nel linguaggio parlato. Il problema non è solo di natura grammaticale, ma anche culturale e sociale: l’articolo davanti ai cognomi femminili rappresenta una forma di distinzione non necessaria, che non viene applicata ai cognomi maschili.
Lingua italiana e il retaggio storico dell’articolo anteposto al cognome
In passato, l’articolo davanti ai cognomi femminili era quasi obbligatorio, specialmente quando si parlava di donne di rilievo pubblico. Questo uso serviva a segnalare l’eccezionalità del ruolo femminile in ambiti tradizionalmente dominati dagli uomini. Si diceva “la Callas” per Maria Callas, “la Thatcher” per Margaret Thatcher o “la Navratilova” per Martina Navratilova. L’articolo serviva a sottolineare la particolarità di una donna che riusciva a emergere in settori come la politica, lo sport o la musica lirica, come se la sua notorietà fosse un’eccezione rispetto alla norma.
Questa pratica si è mantenuta fino ai giorni nostri e viene ancora ampiamente utilizzata, come dimostrano esempi come “la Merkel”, “la von der Leyen” o “la Bellucci”.
Una questione di parità linguistica
L’uso dell’articolo davanti ai cognomi femminili assume una connotazione discriminatoria quando viene utilizzato solo per le donne e non per gli uomini. Se si parla di “Mentana e la Gruber”, si evidenzia involontariamente una differenza di trattamento: Enrico Mentana viene indicato con il solo cognome, mentre Lilli Gruber ha bisogno dell’articolo, quasi a volerla differenziare. Per garantire una maggiore equità linguistica, sarebbe più corretto dire “Mentana e Gruber”, esattamente come accade per due uomini o due donne citati insieme.
Un ulteriore esempio di questa disparità si trova nei titoli giornalistici, nei quali spesso leggiamo espressioni come “Draghi e la Lagarde“, mentre nessuno direbbe “la Meloni e Mattarella”, bensì “Meloni e Mattarella”. Questo dimostra che l’uso dell’articolo è un retaggio culturale di una visione in cui la figura femminile viene percepita come differente rispetto a quella maschile.
Il ruolo della Crusca e delle istituzioni linguistiche
L’Accademia della Crusca, il principale punto di riferimento per la lingua italiana, si è espressa in favore dell’omissione dell’articolo determinativo davanti ai cognomi di donna. Secondo gli esperti, il modo più corretto di riferirsi a una donna tramite il cognome è esattamente lo stesso che si usa per un uomo. Per evitare fraintendimenti sul genere della persona citata, si può aggiungere il nome o la qualifica, per esempio “Ursula von der Leyen” invece di “la von der Leyen”.
L’uso dell’articolo, peraltro, non è uniforme in tutta Italia. Nel linguaggio colloquiale di alcune regioni del Nord, ad esempio in Lombardia e Veneto, l’articolo viene spesso usato anche davanti ai cognomi maschili, come nel caso di “il Rossi” o “il Bianchi”. Tuttavia, questo uso è ristretto al parlato informale e non trova riscontro nella lingua italiana standard.
L’importanza di un linguaggio che non faccia disparità
Il linguaggio non è solo un mezzo di comunicazione, ma riflette anche le strutture sociali e culturali di una comunità. Eliminare l’articolo davanti ai cognomi femminili è un piccolo ma significativo passo verso una maggiore parità di genere anche nel linguaggio.
Se da un lato alcuni potrebbero considerare questa questione un dettaglio di scarsa importanza, dall’altro è evidente che la lingua ha un potere enorme nella formazione del pensiero collettivo. Un cambiamento nel modo in cui ci riferiamo alle donne nei contesti ufficiali e giornalistici può contribuire a modificare l’atteggiamento culturale sottostante.
L’abitudine di usare l’articolo determinativo davanti ai cognomi femminili è un retaggio storico che oggi non ha più ragione d’essere. L’italiano standard non richiede alcun articolo davanti ai cognomi, indipendentemente dal genere della persona a cui ci si riferisce. Seguire questa regola non solo rende la lingua più coerente e moderna, ma evita anche differenziazioni che possono avere implicazioni culturali e sociali.
Nel mondo dell’informazione, nei testi ufficiali e nei contesti formali, sarebbe quindi opportuno eliminare l’uso dell’articolo per i cognomi di donna, esattamente come già si fa per quelli maschili. Un piccolo cambiamento linguistico che rappresenta un passo verso una maggiore equità e un uso della lingua più consapevole e rispettoso.