Sei qui: Home » Libri » Silvana De Mari, “Dove non ci sono storie una civiltà si ferma”

Silvana De Mari, “Dove non ci sono storie una civiltà si ferma”

Abbiamo parlato con la scrittrice Silvana De Mari, in libreria con "Il cavaliere di luce" di Giunti Editore

MILANO – “Il Cavaliere di Luce” è il primo romanzo di Hania, la trilogia di libri fantasy per ragazzi che racconta le avventure di Haxen, la principessa del regno delle Sette Cime, e di sua figlia Hania. Recentemente è uscito anche il prequel della trilogia “Il regno delle tigri bianche“. Silvana De Mari ha parlato con noi del suo libro, di come ha iniziato a scrivere, ma soprattutto dell’importanza della lettura per i ragazzi. Ecco l’intervista completa:

 

Lei è laureata in medicina, prima si è dedicata all’attività di chirurgo e poi di psicoterapia. Come e perché ha iniziato a scrivere?

Ho sempre amato le storie. A causa del lavoro di mio padre ogni tre o quattro anni cambiavamo città. Ero spesso sola. I libri erano sempre lì, degli amici che non mollavano mai. È stato allora che mi sono resa conto del potere terapeutico delle storie, potere confermato dalle neuroscienze: quando ci identifichiamo con il protagonista di una storia proviamo le sue emozioni, modifichiamo i nostri neurotrasmettitori.

 

Perché è importante che i bambini leggano?

Perché leggendo si identificano con il protagonista di una storia, acquisiscono conoscenze, emozioni, neurotrasmettitori. Inoltre nella lettura c’è un continuo spostarsi degli occhi da destra a sinistra, come nel sonno REM, e questo facilita la formazione di sinapsi tra i due emisferi. La lettura rende resilienti e aumenta il quantitativo di sinapsi, cioè la nostra capacità cognitiva. Dove ci sono molte narrazioni, dove c’è pensiero filologico, c’è pensiero filosofico. Dove c’è pensiero filosofico c’è pensiero scientifico. Dove c’è pensiero scientifico ci sono pensiero tecnologico ed economico. Dove non ci sono storie una civiltà si ferma.

 

 Se la sente di consigliare alcuni titoli che tutti gli adolescenti dovrebbero leggere?

“Il signore degli anelli”, “Se questo è un uomo” e  “1984”.

E poi consiglio: i libri che vi fanno leggere a scuola, Odissea, Promessi sposi e soprattutto Divina Commedia, leggeteli sul serio, leggeteli con passione, approfittate della fortuna di avere un competente, un laureato in lettere che ve li spiega. Non perdete questa straordinaria occasione. E già che ci siete leggete anche il diario della quattordicenne Anna Frank, sentite il suo dolore di non poter apprendere, non poter andare a scuola. Voi avete questa fortuna. Non sprecatela! Sarebbe un crimine.

 

E’ preoccupata per i nativi digitali che dedicano sempre meno tempo alla lettura a scapito di attività legate al mondo dei social network o dei dispositivi elettronici?

Sì, lo sono e non solo io. I neuroscienziati sono preoccupati. Il nostro cervello è plastico, e a seconda di come lo usiamo si modifica, esattamente come il corpo. Un corpo lasciato sempre stravaccato davanti alla televisione avrà muscoli deboli, un cervello abituato ad essere nutrito da imput brevi a bassissimo tasso di fatica e alto tasso di gratificazione perde di capacità di attenzione. Dopo venti o trenta secondi al massimo compare la sensazione di noia.

 

Qual è l’insegnamento principale che la sua storia comunica ai ragazzi che la leggono?

Il genere Fantasy come hanno scritto Tolkien e Lewis parla di Dio e della Morte, di Dio che esiste e ha creato il mondo perché alla fine sia salvato e la Morte che altro non è che una porta sull’infinito.

 

Ha mai pensato di sperimentarsi in un genere letterario completamente diverso?

Amo molto il romanzo storico.

© Riproduzione Riservata