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Scrittori e Scritture: Amèlie Nothomb

Confesso: non conoscevo Amélie Nothomb. Non avevo mai letto un suo romanzo fino a quando non sono stata invitata ad una sua presentazione per l’ultimo lavoro, “Pétronille”...

Confesso: non conoscevo Amélie Nothomb. Non avevo mai letto un suo romanzo fino a quando non sono stata invitata ad una sua presentazione per l’ultimo lavoro, “Pétronille”.

 

Qualche giorno prima dell’evento dovevo viaggiare in treno e nell’attesa sono entrata alla Feltrinelli della stazione di Santa Maria Novella a Firenze. Frugando tra i romanzi di questa autrice, mi è capitato alle mani “Cosmetica del nemico”, un piccolo testo che ho deciso di comperare per farmi un’idea dello stile di scrittura della Nothomb.

 

Seduta nel mio posto, ho letto avidamente sia nella tratta di andata che in quella di ritorno del mio viaggio, con tanta bramosia che l’appuntamento per il quale mi spostavo è stato quasi una fastidiosa interruzione alla lettura. Avevo dei dubbi sul titolo, che sono spariti nelle prime pagine, in cui si chiarisce che “La cosmetica è la scienza dell’ordine universale, la morale suprema che determina il mondo”. Mi sono resa conto che sotto la scrittura semplice e scorrevole si celava una grande conoscenza della lingua, un amore per la parola che non diventa manierismo.

 

Inaspettatamente, anche il romanzo ha a che fare con un viaggio di lavoro (sincronicità che mi ha fatta sorridere): è ambientato nella sala di aspetto di un aeroporto francese in cui il signor Jérome Angust, in viaggio per lavoro, è costretto a attendere alcune ore perché la partenza del suo volo è dilazionata. La narrazione copre esattamente questo tempo dell’attesa, in cui Angust si troverà a doversi sorbire l’importuno Textor Texel che inizia a raccontare la sua vita, mostrando la sua detestabile natura.

 

Il romanzo ha come tema centrale la coscienza, come tanti dicono, ma a mio avviso anche l’Ombra: quella parte scomoda della nostra psiche con cui non vogliamo mai dialogare, quella che teniamo celata il più possibile, che sentiamo incredibilmente fastidiosa. Non riuscendo ad integrare l’Ombra nella nostra personalità, se ci troviamo, come il protagonista, Angust, ad incontrarla forzatamente, a doverci confrontare con lei senza poterlo evitare, questa parte di noi può prendere il sopravvento e diventare pericolosa, con esiti non prevedibili.

 

La Nothomb riesce durante la lettura a farci empatizzare con Angust, povera vittima di un importunatore che proprio non lo vuole lasciare in pace, ma alla fine strappa via i nostri buoni sentimenti nei confronti del protagonista e ci lascia soli a fare i conti con la nostra Ombra, a chiederci quale sia e quando ci troveremo ad incontrarla.

 

Il romanzo non ha un lieto fine, non ci sono eroi e non c’è niente da salvare, è una caduta libera di una psiche che non riesce a sostenere il peso della sua parte negativa: troppo grande l’Ombra, troppo inaccettabili le azioni compiute, impossibile, ormai, tornare indietro.

Alla fine del viaggio di ritorno, chiudendo il romanzo ormai finito, ero una vittima anche io: ero stata irretita dalla Nothomb, dalla sua scrittura, dal suo punto di vista.

 

La presentazione di “Pétronille” (che ho letto la notte stessa in cui il romanzo è uscito in Italia), qualche giorno dopo, ha solo confermato le mie intuizioni: la grazia con cui la scrittrice parlava di sè e dei suoi lavori, quel sorriso ironico e gli occhi vivaci, interessati si ritrovano nei suoi romanzi. Storie raccontate da una donna che passeggia nel mondo, sin da quando era bambina, con sguardo attento e grande capacità di trasferire su carta le sue riflessioni.

 

Rachele Bindi

30 aprile 2015

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