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Ritratto di editore: Ottavio Navarra

La casa editrice siciliana Navarra è una realtà in movimento, che si evolve in molteplici direzioni, come adesso ci racconterà Ottavio Navarra. È caratterizzata da un forte impegno civile e ha preso parte a diverse battaglie di legalità.

 

La parola all’autore vuole dare per una volta la parola all’editore. A Ottavio Navarra chiedo di presentare da sé la sua casa editrice, che costituisce un fenomeno singolare nel panorama editoriale innanzitutto per la forte impronta legalitaria.

La nostra casa editrice nasce nel 2003 nella città di Marsala. Nasce con l’idea di pubblicare il giornale quotidiano della città: pensai che la soluzione migliore fosse pubblicare un free press confidando nella diffusione che avrebbe attratto investimenti pubblicitari. E, seppur pare assurdo, funzionò. Furono anni bellissimi, di grande creatività ed impegno civile. Ancora oggi, dopo 13 anni il giornale, Marsala C’è, esiste ed è guidato, adesso da un validissimo gruppo di giovani professionisti. Un anno circa dopo la nascita del giornale, cominciai a valutare la possibilità di pubblicare anche i primi libri che venivano fuori dalle rubriche dello stesso quotidiano e anche quello fu un successo. Tra tutti ricordo lo splendido Riso all’ortica di Renato Polizzi che diventò un piccolo best seller cittadino. Ed oggi Renato è tra i gestori del giornale. Più che di impronta legalitaria, parlerei di sete di giustizia e di diritti come tratto distintivo della casa editrice. Attorno a noi registravamo una informazione abbastanza paludata, istituzionale e avvertivamo il bisogno di raccontare il non raccontato. Pian piano è cresciuto molto il nostro lavoro sui libri fino a diventarne la spina dorsale. Ed oggi, a distanza di 13 anni, contiamo oltre 130 titoli in catalogo e il moltiplicarsi di iniziative pensate e create attraverso la casa editrice.

 

Sarebbe ipocrita dribblare l’argomento spinoso delle lamentele degli aspiranti scrittori: gli editori non rispondono, gli editori investono soltanto in operazioni di cassetta, gli editori non rischiano sugli sconosciuti. Giro queste doglianze a Ottavio Navarra per sentire il suo punto di vista sul mondo editoriale italiano in generale e sulla sua casa editrice in particolare.

Ogni marchio editoriale ha un suo specifico profilo. Non corrisponde a verità il fatto che gli editori non investano sugli autori esordienti. Noi ne abbiamo pubblicati tantissimi con tutti i rischi connessi. Alcune volte è andata bene e altre no ma questo fa parte del rischio e del coraggio di ogni editore di esplorare strade nuove. Il mondo editoriale italiano è ricchissimo di tante case editrici. Se posso dare un consiglio agli autori esordienti direi questo: prima di inviare un vostro testo fate una selezione attenta delle case editrici, evitate accuratamente quelle a pagamento che non faranno nulla per promuovere il vostro lavoro e valuteranno solo il loro utile e abbiate pazienza ed, ancora, se vi giungono giudizi negativi non leggeteli come una catastrofe ma a volte possono indicarvi aggiustamenti utili.

Il panorama editoriale meriterebbe una riflessione molto approfondita poiché sono tanti i nodi che ne frenano lo sviluppo: dalla concentrazione dei gruppi editoriali, all’oligopolio distributivo, alla rete libraria italiana che presenta molte difficoltà. Sono, inoltre, scarse le campagne di promozione della lettura e spesso anche non ben curate. Insomma, c’è molto da fare.

 

Si dice e si ripete che gli italiani scrivono molto e leggono poco. Un’opinione da addetto ai lavori?

E’ drammaticamente vero. Quasi sei italiani su dieci non leggono nulla e la percentuale dei lettori del sud e della Sicilia è ancora più bassa. Ci si può fermare a guardare questa fotografia o, con ottimismo, pensare che ci sono tanti cittadini da conquistare al gusto della lettura. Io appartengo a questa seconda categoria.

 

Nel catalogo di Navarra Edizioni ci sono libri di poesia? Sono davvero tanto difficili da vendere (mi scuso per la brutalità della domanda, ma ogni tanto qualche editore rammenta ai suoi interlocutori di essere un imprenditore…)? E la narrativa breve, perché è così poco amata dagli editori? È vero che ai lettori italiani non piace? Salvo poi sentir dire a destra e a manca «adoro Carver», «mi fa impazzire la Munro» (cose che posso dire anche io ma poi li leggo davvero).

La poesia è molto amata dagli italiani e sono davvero in tanti a scrivere versi. Ma mentre sono tanti a ‘usare’ la poesia come strumento di scrittura e ‘acquistarla’ c’è un abisso. Non sono cattivi gli editori ne i librai ma la vendita dei libri di poesia di nuovi autori nelle librerie rasenta lo zero. Lo stesso dicasi per la narrativa breve noi abbiamo tentato su entrambi i generi, i risultati fin qui, non sono stati esaltanti ma non ci siamo rassegnati, tenteremo ancora.

 

Agli scrittori si chiede sempre quale sia il loro sogno (libro che vorrebbero scrivere, premio che vorrebbero vincere) nel cassetto. E nel cassetto di un editore come Ottavio Navarra c’è un sogno, grande o piccolo, ancora da realizzare?

Un editore che non ha un sogno è meglio che smetta di fare questo lavoro. Io potrei scrivere un libro sull’elenco dei miei sogni.

 

Un’ultima domanda: che lettore è Ottavio Navarra? Puoi dirci il titolo di un libro che ami e di uno che ti ha deluso?

Amo preferibilmente la saggistica ma non so mai rinunciare ad un buon testo di Simenon e poi amo rileggere i testi pubblicati dalla Navarra.

 

Grazie, Ottavio, per il tuo tempo e le tue risposte.

 

Lia Messina

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