MILANO – Abbiamo intervistato Valentina Casadei, una giovanissima poetessa esordiente che da poco ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, Tormento Fragile (Bertoni Editore). Valentina Casadei ha venticinque anni ed è un’aspirante sceneggiatrice, poetessa e fotografa italiana. Laureata in Storia dell’arte a Bologna, da tre anni vive a Parigi, dove ha finalizzato un master in regia e sceneggiatura. Negli ultimi due anni ha girato due cortometraggi “Tutto su Emilia” (2016) e “I Nostri Giorni Benedetti” (2017), che sono stati selezionati e premiati in molti film festival internazionali.

Tormento fragile
La poesia di Valentina è evocativa, ricca di immagini intense e femminili raccontate attraverso una lingua poetica che ricorda i versi di Alda Merini. I suoi testi poetici raccontano di sensazioni ed emozioni concrete: l’amore, la solitudine, l’abbandono, il tormento, la sofferenza, la nostalgia, il ricordo.

“Come eco muto
mi rivedo
senza parole.
La versione
più quieta
di me stessa.
Quella più bambina,
più miracolosa.
La scruto
che si aggrappa
a tutte le scie aeree
evaporando,
insieme.”
L’intervista
Di cosa parla “Tormento Fragile”?
“Tormento Fragile” è una raccolta di poesie, caratterizzate da piccole battaglie
personali contro assiomi generali. Il libro segna, infatti, l’evoluzione di quel pensiero
complesso che è l’esistenza, come atto di coraggio. La dolorosa cognizione che
esistere è fine a se stesso e che il concetto di clessidra diventa un lugubre conto alla
rovescia e che non c’è modo per fermarlo.
Cosa ti ha spinto a iniziare a scrivere poesie?
Non esiste un evento preciso. E’ stato semplicemente il mio modo di esorcizzare le
incertezze, le paure e la malinconia. Metterle su carta, materializzarle, e talvolta
condividerle, le rende sostenibili.
Quali sono invece i poeti che ti sono più cari, quelli da cui hai imparato
l’amore per la poesia?
Eugenio Montale per i suoi luoghi pieni di senso ed il mare; Alda Merini per tutti i
suoi innumerevoli IO, guerrieri e prodigiosi; Fernando Pessoa per l’etereo ed il
magico, per il fascino del mistero.
Vivi a Parigi, sei aspirante sceneggiatrice e fotografa: che ruolo ha la poesia nella
tua vita quotidiana?
Sono aspirante sceneggiatrice e regista! La fotografia resta solo un passatempo, un altro
modo per esprimermi. La poesia, invece, è proprio un’urgenza, un bisogno di tirare
fuori quei pensieri che non possono appartenere solo a me. Perché è solo condividendoli che perdono tutta la loro capacità distruttiva.
Cosa occorre per scrivere una poesia secondo te? E’ qualcosa che tutti
possono fare?
Io credo proprio di sì: non solo chiunque può farlo ma dovrebbe farlo. Penso che, chi
volesse approcciarsi alla poesia e non sapesse da dove partire, prima di cercare carta e
penna, dovrebbe solo provare a guardare le piccole cose che caratterizzano il
quotidiano in modo diverso. Uscire da se stessi è molto importante proprio quando,
poi, nell’intimità della scrittura, si ha bisogno di guardarsi dentro, unendo alla
concretezza dell’esperienza la sfera immateriale delle emozioni.
Nelle tue poesie ti rivolgi quasi sempre a un “tu”. Invocandolo, amandolo,
talvolta temendolo. Chi è questo “tu”?
Molte poesie hanno un destinatario preciso, che è molto spesso diverso. Perciò non si
tratta sempre dello stesso tu. Talvolta, dietro il tu, ci sono io, dall’altra parte dello
specchio, che mi osservo con affetto e compassione.
Ti innalzi
come i tentacoli dei pianti.
Quando toccano,
contagiano.
•
Semini onde
ai mari tranquilli.
•
Voli via
senza lasciare una piuma.
Ma ti ringrazio
per l’aria che sposti,
per la brezza che crei,
il ricordo.
•
Tocco l’infinito
dentro e fuori di me.
Il contorno della sua figura
una costa frastagliata.
Costeggia i miei fianchi,
veleggia i miei fiordi.
Avventata premura verso
i miei vuoti spazi
mi naviga.
Scopre quello che di me
non so.
Mi insegna chi sono.
Quell’equilibrio senza sforzo
di essere qui e là.
•
Quando ti guardo
mi rivedo bambina.
Nei tuoi occhi
la calma del mare.
La tua bocca,
una bandiera bianca,
che sventola,
ogni parola è conciliazione.
Hai piccole orecchie
perfette per i suoni sussurrati.
Ti piace bisbigliare.
Le tue braccia sono briglie
e l’aria che respiri
praterie.
Tutto è immenso,
incommensurabile.
Poi ti guardo
e ti riscopro
già donna.
E non è cambiato nulla.

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