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Hong Kong, chiude l’ultima libreria che vendeva libri non censurati

Il governo cinese ha chiuso People's Bookshop, l'ultima libreria di Hong Kong che vendeva libri non censurati dal Partito Comunista

MILANO – A Hong Kong ha chiuso l’ultima libreria dov’era possibile comprare i libri censurati dal Partito comunista cinese nel resto della Cina. People’s Bookshop, questo il nome della libreria, chiude i battenti dopo l’ultimo colpo di censura alla libertà di espressione da parte del governo. Hong Kong fino a poco tempo fa godeva di maggiori libertà e autonomie rispetto al resto della Cina, perché è ritornata a far parte del territorio cinese solo dal 1997, dopo un centinaio d’anni di influenza britannica. Inizialmente, la Cina aveva promesso di governare Hong Kong seguendo il principio “One country, two system”, “Un paese, due sistemi”, mantenendo cioè il sistema capitalistico della regione e le sue libertà democratiche. Negli ultimi tempi, però, le ingerenze del governo di Pechino sono diventate sempre più pesanti.

People’s Bookshop

Fino a pochi anni fa a Hong Kong si stampavano e vendevano libri che nel resto della Cina erano vietati. Tra le tante librerie dove trovare testi del genere c’era anche la People’s Bookshop, aperta nel 2004 da Paul Tang nel quartiere di Causeway Bay: «le case editrici stampavano un libro dietro l’altro e vendevamo centinaia di libri al giorno», ha raccontato al Guardian La People’s Bookshop era un punto di riferimento culturale non solo per gli abitanti di Hong Kong, ma anche per il resto della Cina; venivano clienti da tutte le parti del paese ad acquistare i loro libri, gli unici scampati alla censura del governo cinese.  La libreria offriva non solo testi politici, come biografie sulla vita privata di Mao, storie sulla rivoluzione culturale, saggi anti-comunisti, ma anche testi religiosi e di ambito sessuale.

 La censura

La pressione sempre maggiore del governo cinese ha portato alla chiusura di case editrici e librerie e all’arresto, nel 2015, di cinque librai vicini alla casa editrice Mighty Current, che pubblicava testi critici verso la Cina. Sempre il Guardian riporta quando detto da persone vicine a Tang, cioè che avrebbe cioè chiuso «l’ultimo posto di contrabbando letterario» di Hong Kong su pressione del governo cinese. Di fatto, dice Malinda Ye della casa editrice Chinese University Press, «i libri proibiti non vengono più pubblicati». Secondo Agnes Chow Ting del partito pro-democratico Demosisto, «la situazione è molto preoccupante. Molte catene di librerie e case editrici di Hong Kong sono ora controllate da un ufficio collegato al governo di Pechino».

Via IlPost

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