Le favole nere della tradizione scandinava

25 Marzo 2020

Al Festival I Boreali di Milano protagoniste le favole nere del Nord. Ecco alcuni libri al centro della kermesse dedicata alla letteratura scandinava

Le favole nere della tradizione scandinava

MILANO – Il mondo è uno specchio oscuro: ce lo raccontano le favole nere del Nord tra Maria Gripe e tradizione scandinava al Festival I Boreali a Milano. A guidarci nel mondo gotico del Nord è Luca Scarlini, saggista e storyteller, che lasciando da parte la tradizione della favola mediterranea de “Lo cunto de cunti” e la letteratura morale, inizia a raccontare il romanzo, Vincitore del premio Andersen nel 1974, I figli del mastro vetraio di Maria Gripe, ambientato nell’antico paese di Penuria dove vivono i fratellini Pietro e Chiara insieme alla mamma Sofia e al papà Alberto, che nella sua piccola bottega di vetraio realizza i più bei vasi e bicchieri della regione. Ma Pietro e Chiara vengono rapiti dal Sovrano della Città dei Desideri.

La fiaba

Comincia così la loro avventura in un palazzo incantato, pieno di meraviglie, giocattoli e leccornie, ma sospeso in un’inguaribile solitudine, governato da una Sovrana spleen che a forza di avere tutto ciò che vuole ha perso ogni gioia di sognare e preferisce i levrieri neri ai bambini che si trovano a camminare in un castello dominato dalla solitudine, dove a far loro compagnia sono solo le loro immagini riflesse dagli specchi. Fino a quando a Palazzo arriva Svolazza Beltempo, una misteriosa vecchietta con un lungo cappotto e un cappello ornato di farfalle, che tesse tappeti magici in cui può leggere il futuro: il motivo del telaio è un topos della letteratura ed è simbolo di costruzione di qualcosa di positivo. I riferimenti per la costruzione della fiaba sono da una parte Edgar Allan Poe con il motivo dello specchio e del castello, ma anche Cime tempestose, punto di riferimento per la costruzione del paese dei desideri.

Il mistero di Agnes Cecilia e il tema del seriale

Fra clavicembali e spinette abbandonate, si snoda il più brontiano dei libri della Gripe, Il mistero di Agnes Cecilia: Nora ha quattordici anni, vive con gli zii e Dag, loro figlio, dopo essere rimasta orfana, ma non è la classica protagonista dei romanzi strappalacrime sugli orfani perché gli  zii di Nora sono effettivamente bravissime persone, lei bibliotecaria, lui professore, che se ne prendono cura come se fosse realmente loro figlia; Dag, il cugino-fratello, è il suo confidente e migliore amico. La sua storia comincia dopo il trasloco in un nuovo appartamento, quando inizia a essere attraversata, suo malgrado, da eventi inspiegabili: rumore di passi quando in casa non c’è nessuno, telefonate che la salvano da incidenti, la sveglia con il meccanismo rotto Tutto potrebbe avere una spiegazione razionale, ma difficilmente questa basta. E così, cercando di venire a capo del mistero della casa, attraverso degli oggetti ritrovati in dei vecchi ripostigli e qualche indagine, Nora finisce dentro altre storie appartenenti a un tempo che non c’è più, ma così incredibilmente concrete e vicine – in particolare, nella storia di una bambina rimasta da sola, proprio come lei.

Il bullismo nelle fiabe

Ugo e Carolina di Maria Gripe racconta la storia di due outsider: Ugo ha un padre in galera e Carolina è maltrattata da una bambina più grande, Gunnel, che è una leader negativa, la vera bulla. Gunnel la tormenta in vari modi, arrivando al punto di stravolgere persino la sua visione dei genitori, che lei guarda adesso vedendoli con gli occhi dell’altra, ridotti a due personaggi ridicoli.
In questo difficile apprendistato, arriva in classe Ugo, un bambino totalmente diverso da tutti gli altri, che sceglie quasi per istinto di farsi amico di Carolina. È un bambino su cui nessuno può fare pressioni, uno spirito libero, e grazie all’aiuto morale ed alla presenza di questo compagno, Carolina si libera degli impacci e dei disagi, impara a riconoscere le vere amiche, impara a capire e a decidere con serenità a chi dare la propria fiducia.
Gunnel ed i suoi piccoli tirapiedi vengono così rimandati nella pozzanghera dei loro meschini dispettucci e rivalità, ignorati e quindi resi totalmente inoffensivi. Il libro, pubblicato nel 1962, anticipa il tema del bullismo, un problema già vivo nella Svezia del tempo. Ce lo dimostra un altro romanzo della Gripe, Fuori sotto tocca a te, che scardina il mito della famiglia perfetta con una bambina impacciata che per difendersi, grazie a un loden verde, impara a recitare il ruolo della cattiva finché si imbatte in Irma, che la spinge a un confronto con se stessa.

I fratelli Cuordileone

La carrelata tra le fiabe del Nord si chiude con Astrid Lingen e I fratelli Cuordileone (Pubblicato nel 1973) che passano, come in una grande, fatale avventura, da una vita all’altra. Nel mondo di là c’è pace ma c’è anche, eterna, lotta tra il bene e il male; non c’è dunque riposo, ma un continuo superamento, pervaso dalla stessa mobilità della vita. E lo attua Jonatan Cuordileone, l’eroe medioevale dai capelli d’oro e dagli occhi di cielo, ma anche il gracile fratellino Briciola. Briciola è, come è stato Mio, l’anti-eroe che la Lindgren ama, il bambino timido e pauroso ma sensibile e giusto, che con la sua debolezza sconfigge i più forti. Attraverso l’uso sapiente dei romanzi di cappa e spada Astrid Lingen con leggerezza riesce a veicolare altri contenuti,  perché ci insegna che si può vincere , come vorrebbe anche il bambino più comune, senz’armi,  solo con un cuore spaventato ma eroico.

Alessandra Pavan

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