Caravaggio è stato davvero ucciso? Come e da chi? E chi ha voluto la sua morte? Il mistero si nasconde tra le pieghe di una copia di un quadro famoso, Il Martirio di Sant’Orsola, dipinto dal Caravaggio poco prima di morire e da molti ritenuto una denuncia del suo assassinio. Un mistero che un critico d’arte sui generis, gay, tormentato, ipocondriaco e coltissimo, è chiamato a risolvere. Un cold case, che si dipana nel corso dei secoli e che porterà a scoprire i veri responsabili della morte del Caravaggio, ma anche ad alzare il velo su uno dei peggiori casi di corruzione e malaffare all’interno del Vaticano.
17 novembre – ore 17.30
Castello Sforzesco
Perché fra tutti gli artisti avete scelto di raccontare proprio Caravaggio?
SALVINI: Per le straordinarie caratteristiche del personaggio, per quel mix di genio e sregolatezza che affascinato chi lo ha frequentato ed affascina chi studia la sua vita. E’ il suo carattere quello che più attrae di Caravaggio, anche chi non lo sopportava lo faceva soprattutto come un atto di riconoscenza del suo talento. Troppo ovvio parlare del suo talento pittorico, e’ l’uomo Caravaggio che ci ha interessato.
BRENA: Perché Caravaggio è stato un incredibile essere umano, capace di “dialogare” con i bassifondi dell’anima, frequentava ladri e prostitute, e di elevarsi verso l’estasi che la sua arte ci regala. È stato una sorta di “ragazzo di vita” ante litteram, una figura pasoliniana.
Come si crea una storia di fiction intorno a un personaggio storico?
SALVINI: il personaggio è noto e studiato ma sono ancora moltissimi i misteri nella sua vita. Troppi accadimenti non hanno uno spiegazione oppure ne hanno troppe. Gli stessi storici “professionisti” sono in disaccordo su molti fatti della sua vita. E della sua morte. Tutto questo è fiction
BRENA: E poi ci si cala nelle vicende dell’epoca, lasciando andare l’immaginazione e, con una certa aderenza ai fatti, si crea una sorta di “meta realtà”.
Un critico d’arte indaga sul mistero del Martirio di Sant’Orsola. Ritorna anche qui la stretta connessione tra opere d’arte e indagine “poliziesca”. Come questi mondi apparentemente distanti si incontrano?
SALVINI: La connessione c’è perché il mondo dell’arte è sempre stato avvolto in una serie di pratiche spesso illecite che alimentavano già ai tempi di Caravaggio mercati clandestini, duplicazioni ufficiali e falsificazioni. E col passare del tempo le zone grigie non sono scomparse ma rese più mimetizzate dalla tecnologia, dalla rapidità della comunicazione e dalla facilità di ricostruire sulle opere d’arte dossier apparentemente inattaccabili ma in realtà vere e proprie falsificazioni. E’ su questa strada che arte ed indagine si incontrano.
BRENA: Il mondo dell’arte è da sempre attraversato da “trame oscure”. Ci sono trafficanti, mercanti d’arte ricchissimi e senza scrupoli, montagne di denaro che attraversano gli oceani per “ripulirsi” da provenienze oscure e che investono nell’arte, capolavori che spariscono e riappaiono in caveau blindati. È cronaca, e noi a questa ci siamo ispirati.
Un romanzo di fantasia, ma anche un libro per avvicinarsi alla complessità dell’universo di Caravaggio. La letteratura può essere uno strumento di divulgazione dell’arte?
SALVINI: Lo è sempre stata. Tutti i grandi letterati sono stati affascinati dal mondo dell’arte, alcuni per capirla, altri per spiegarla ed altri ancora ponendo gli interrogativi che la vista delle opere suscitava in loro. Ed anche coloro che non la apprezzavano o la criticavano alla fine non facevano altro che diffonderla.
BRENA: Raccontare una storia, una bella storia come quella del Caravaggio, è il modo migliore per avvicinare anche i non lettori al mondo dei libri e a quello dell’arte. Se con il nostro libro riuscissimo a catturare l’attenzione anche di un solo ragazzo, che magari è fuggito dai manuali d’arte un po’ rigidi e dalle lezioni di storia dell’arte un po’ ingessate, questo sarebbe per noi il regalo migliore.