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Al Salone del Libro un incontro su giallo, noir e thriller

Al Salone del Libro di Torino un incontro con Massimo Carlotto, Luca D'Andrea e Maurizio de Giovanni sul giallo, noir e thriller

TORINO – Al Salone del Libro di Torino si è tenuto un incontro su dei generi che in Italia sta riscuotendo sempre più successo in Italia: quelle del giallo, noir e thriller. A presenziare tre grandi nomi di questi libri Massimo Carlotto, Luca D’Andrea e Maurizio de Giovanni. Viene subito da chiedersi perché questo genere abbia così tanto successo. Secondo Maurizio de Giovanni: “A noi non basta sapere che uno va in galera. Noi vogliamo sapere che cosa è successo in quella persona per portarlo a compiere quel gesto.”

 

Come nasce la storia?

Secondo Luca D’Andrea il  thriller è un genere che in Italia sta avendo successo adesso, perché ha una struttura molto forte e precisa, come di una gabbia, e viene apprezzato dalla società contemporanea che, invece, è immersa nel caos. Per quanto riguarda la nascita della storia, D’Andrea si definisce “una persona ossessiva”. “Per me è un’immagine che si fissa nella tesa e a quel punto passo dei mesi in una bolla autistica finché non ne esce una storia. Devo fare un lavoro di ricerca, precisa e dettagliata. Si arriva a un punto in c’è una macchina in cui ho tutto, e poi devo scegliere come far leggere il lettore.” Massimo Carlotto,  ammette di andare sempre a caccia di storie, più che sui personaggi. A volte confessa che alcune storie nascono dai racconti dei lettori. Come lui stesso afferma “Io non riesco a scrivere una storia se non sono stata nei posti, se non ho parlato con le persone. Il problema di fondo è che se è vero che il noir ha a che fare con la realtà, non può essere un’inchiesta travestita da romanzo ma deve essere solamente un romanzo.” Maurizio De Giovanni confessa di aver cominciato a scrivere tardi e nei suoi primi romanzi di analizzato pochissimo il luogo. Attraverso alcuni aneddoti divertenti afferma di aver capito che bisogna essere estremamente rigorosi e che  la realtà va rispetta in modo preciso. L’attività di ricerca, infatti, può durare anche sei o sette mesi.

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