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Caparezza celebra l’arte nel suo ultimo album ”Museica”, un inno alle opere di Van Gogh, Warhol, Fontana e Duchamp

L'album, registrato a Molfetta, casa natale di Caparezza e mixato a Los Angeles (dal pluri-blasonato Chris Lord Alge) è come se fosse una sorta di ''primo'' nuovo disco. Un album ispirato al mondo dell'arte...

Il nuovo album di Caparezza, il sesto della sua carriera si intitola Museica e racchiude in sé le anime della musica e del museo. 19 brani, 19 canzoni che in un modo o nell’altro, velatamente o esplicitamente, si ispirano ad altrettante opere pittoriche

MILANO – L’album, registrato a Molfetta, casa natale di Caparezza e mixato a Los Angeles (dal pluri-blasonato Chris Lord Alge) è come se fosse una sorta di ”primo” nuovo disco. Un album ispirato al mondo dell’arte, l’audioguida delle visioni dell’artista messe in mostra. Ogni brano di ”Museica” prende spunto da un’opera pittorica che diventa pretesto per sviluppare un concetto. Anche la copertina è di per se una piccola opera d’arte, realizzata appositamente da Domenico dell’Osso. Il titolo dell’album è frutto di un incrocio tra le parole ‘musica’ (essendo appunto un album), ‘museo’ (dal momento che ogni brano è ispirato ad un’opera) e ‘sei’ (come il sesto album dell’artista pugliese). 

Nella nostra photogallery abbiamo deciso di mettere le opere d’arte che hanno ispirato i 19 brani del nuovo album di Caparezza.

LE CANZONI – L’album, pubblicato da Universal Music Italia è uscito il 22 aprile e per lanciarlo, Caparezza sarà in tour per tutta l’estate, da Napoli a Torino, da Genova a Palermo fino all’ultima data di Cagliari, il 30 agosto. Non esiste una traccia che possa rappresentare l’intero disco perché non esiste un quadro che possa rappresentare l’intera galleria. In pratica questo album, più che ascoltato, va visitato, proprio come un museo.

Il primo brano Canzone all’entrata, è la canzone con cui Caparezza intrattiene idealmente la fila che aspetta di entrare al museo; Avrai ragione tu (ritratto) nell’accezione di ritrattare le proprie convinzioni politiche, «questa è follia, oppure è il bacio tra Leonid Breznev ed Erich Honecker dipinto da Dmitri Vrubel sul muro di Berlino». Nel terzo brano, Mica Van Gogh chiaro è il riferimento pittorico, mentre la quarta traccia Non me lo posso permettere, «è ispirato ai ‘Tre studi di Lucian Freud’, un trittico del pittore irlandese Francis Bacon. Si tratta di una delle opere più costose della storia (accaparrata in un’asta con un’offerta di oltre 140 milioni di dollari) che mi ha offerto lo spunto per sviscerare la frase più pronunciata di questi ultimi anni (a gratis)». La quinta canzone Figli d’arte parla esattamente di loro «in genere sono invidiati, raccomandati e contesi. Io li ho nobilitati raccontando la spietata parte oscura dei loro celebri genitori. Il dipinto di Francisco Goya ha un titolo eloquente: ‘Saturno che divora i suoi figli’». Poi c’è Comunque Dada, un omaggio a Duchamp che insieme ad altri artisti nel 1916 si ritrovava al Cabaret Voltaire di Zurigo e mandava a monte l’arte. Giotto Beat è invece un velato riferimento ai “Coretti” di Giotto, che Caparezza paragona agli “ye-ye” degli anni ’60 e del boom economico. Cover, l’ottavo brano ci è spiegato così: «Tanti sono gli artisti che hanno permesso alle loro opere di diventare copertine di dischi. La banana di Warhol sull’album dei Velvet Underground è stata il big bang di questo mio viaggio lisergico attraverso le cover più celebri di tutti i tempi». La traccia di mezzo, segna un piccolo cambio di rotta, poiché si tratta della prima ballad del rapper pugliese, China Town «è una canzone d’amore per l’inchiostro e per la scrittura. Se ne sta lì, nero su bianco, come il “Quadrato Nero” di Malevich».
Il decimo brano, Canzone a metà è un elogio dell’incompiutezza e trae ispirazione da tutte le opere lasciate a metà, come il ‘Sogno di Dickens’ di William Buss. Teste di Modì, canta la storia di 3 ragazzi che nel 1984 a Livorno scolpiscono un falso Modigliani, scambiato per autentico dalla critica mondiale. Il quadro da cui Caparezza trae ispirazione è infatti di un celebre falsario: Elmyr de Hory. Argenti vive è invece un’invettiva a favore di Filippo Argenti, vicino di casa di Dante illustrato più volte nella Divina Commedia da Gustavo Dorè. Compro Horror si ispira invece a Fontana e alle sue tele squartate, che diventano il pretesto per raccontare l’attenzione morbosa di chiunque verso i fatti di cronaca nera. Il Compro Horror valuta la tua salma e la paga più di tutti. La quattordicesima canzone si intitola Kitaro, e Cparezza ce la spiega così: «questo brano è prima di tutto una cover. E’ la sigla rivisitata di ‘Ge ge ge no Kitaro’, un cartone animato molto popolare in Giappone e pressoché ignoto in Italia. Essendo del ’73 non potevo snobbare il disegno animato nipponico ed ho scelto di omaggiarlo attraverso l’opera di Shigeru Mizuki, “Hiratsuka”.»
Dal Giappone all’Italia, col brano Troppo politico, ovvero l’accusa con cui l’artista viene spesso tacciato. Lui ci scherza su e guarda a ‘Il quarto stato’ di Giuseppe Pellizza da Volpedo. La critica improvvisata ed ostentata è il vero bersaglio di Sfogati, «introdotto da Vasco ed ispirato ad un Ligabue ( Antonio) questo brano è una ricerca della pace (dei sensi)». Negli ultimi brani dell’album, Caparezza parla ancor più di sé e in Fai da tela, si mette a nudo, come una tela bianca «Nonostante tutti gli sforzi per essere noi stessi, siamo e saremo sempre quello che gli altri vogliono: un facile bersaglio. Hai presente il cervo con il volto di Frida Kahlo?» Il dipinto in questione è appunto “Il piccolo cervo”, trafitto dalle frecce, emblema della sofferenza e del dolore. La penultima canzone si intitola E’ tardi, «Il museo chiude e con lui speranze, possibilità e progetti futuri. Per fortuna Dalì mi insegna che il tempo è relativo, soprattutto se scandito da orologi dilatati, metafisici. Forse è tardi ma non mi fermerò». Dalì e “La persistenza della memoria” è dunque l’ultima opera che i visitatori possono ammirare. Il cerchio si chiude e Canzone all’uscita è il pezzo col quale Caparezza intrattiene i visitatori sulla via del ritorno. Una sorta di riassunto di ciò che hanno visto per inoculare loro la voglia di ritornare in galleria e ricominciare il viaggio.

15 luglio 2014

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