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Bridget Jones, la parabola discendente della donna moderna

Le disavventure della single per eccellenza Bridget Jones sono ormai note a tutti, lettori e non, grazie alla trasposizione cinematografica dei romanzi di Helen Fielding Il diario di Bridget Jones (1996) e Che pasticcio, Bridget Jones! (1999). Il personaggio di Bridget Jones, che valse all’attrice Renée Zellweger la candidatura al premio Oscar come migliore attrice protagonista, ha avuto un successo tale da divenire il simbolo per eccellenza della trentenne single in perenne conflitto con l’ago della bilancia e con la smania del parentado di sapere quando ti fidanzi (non solo, ma anche quando poi ti sposi e quando farai figli).

Il successo dei film ha spinto l’autrice a scrivere anche un terzo romanzo, dal titolo Bridget Jones, un amore di ragazzo (2013), per completare la saga della single più amata dai lettori del genere “chick lit”, letteralmente “letteratura per pollastrelle”, che comprende tutti quei romanzi d’amore destinati a un target femminile.

Helen Fielding è infatti considerata una delle capostipiti di questo recente genere letterario che, a differenza dei romanzi rosa del passato in cui la svenevole protagonista femminile attendeva paziente la prima mossa del cavaliere, porta alla ribalta le single in carriera che non esitano a chiedere un appuntamento a un uomo (salvo poi, pentirsene subito, colte da paranoia). Negli anni Novanta si moltiplicano i romanzi in cui le protagoniste sono donne emancipate e di successo che cercano un uomo brillante e degno delle loro – alte – aspettative (un esempio su tutti: le protagoniste del romanzo Sex and the City del 1997 di Candace Bushnell, da cui è stata tratta l’omonima e popolarissima serie tv).

Bridget Jones, in realtà, si discosta in parte da questo stereotipo di donna intraprendete “mangia-uomini”: è goffa, è fuori forma, non riesce a smettere di fumare e si prende sbronze colossali (e indossa mutandoni bianchi informi anziché eleganti completi intimi di pizzo). Insomma, non è perfetta. Ed è questo che l’ha resa tanto popolare e amata dal pubblico femminile.

Come una donna dei tempi moderni, Bridget, però, non rimane in disparte a guardare la propria vita scorrerle davanti e, dopo essersi sbronzata e ingozzata di cibo nei momenti di sconforto, decide di reagire, aiutata dagli amici, e riesce così a ottenere un lavoro migliore, a liberarsi dell’ex donnaiolo e a convolare a nozze con l’uomo giusto per lei e a superare i problemi di coppia, soprattutto la gelosia. Ma c’è di più: dopo essersi fidanzata, essersi sposata, aver rafforzato il matrimonio, arrivano finalmente, per la soddisfazione del parentado, i pargoli, un maschietto e una femminuccia (la perfezione, insomma). Ma, si sa, la vita è fatta di gioie e di dolori e, così come ti dà l’amore, a volte se lo riprende e te lo porta via. E Bridget rimane sola, di nuovo, e questa volta con due figli da crescere.

Bridget deve allora dimostrare a se stessa e agli altri di piacere ancora agli uomini, nonostante abbia ormai superato i quaranta (anzi, i cinquanta). Quale sfida migliore, allora, per una cinquantenne conquistare un toy boy che potrebbe essere suo figlio? Ma, al contempo, Bridget deve anche dimostrare di essere una donna responsabile, perché è una mamma che deve dare il buon esempio. Certo, difficile se ti chiami Bridget Jones e fumi come un turco, ti piace bere, sei disorganizzata cronica e sei in perenne crisi con te stessa. La vita di Bridget Jones, ormai cinquantenne, è ancora più caotica di quella che conduceva quando di anni ne aveva trenta, insomma.

I tre romanzi sono un concentrato di umorismo e “perle di saggezza” che Bridget snocciola in continuazione, strappando un sorriso al lettore. Bridget Jones ragiona senza filtri e rimane spesso sbigottita dalla banalità altrui, consapevole che la società richiede una determinata immagine e ne sei esclusa se non ne rispecchi i canoni (i primi due romanzi sono ambientati negli anni Novanta, il decennio noto come “era delle supermodelle” e del consumismo imperante). Ma è altresì convinta di poter vivere una vita “a modo suo”, senza perdere la propria personalità e adeguarsi alle aspettative che gli altri nutrono, soprattutto nei confronti delle donne.

Certo è, la sorte non smette mai di complicare la vita a Bridget Jones che, archiviata la relazione con il toy boy, si ritrova a cinquanta anni ad avere lo sfarfallio nello stomaco per quello che presume sia “il vero amore”. E si ricomincia da capo, come quando aveva trent’anni.

Valentina Morlacchi

20 settembre 2015

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