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Arisa, “Essere buoni è la cosa più sexy che ci sia”

Monologo a Le Iene di Arisa sulla necessità di avere il coraggio Din essere buoni nella vita

Arisa ospite della puntata di martedì 22 novembre de Le Iene, ha donato al pubblico un emozionante monologo. “Mi vergogno sempre un po’ di quello che sono. Essere buoni non è da sfigati”. Una frase che svela infiniti significati in un mondo in cui la bontà sempre essere una debolezza, una colpa, una vergogna. Da parte nostra diciamo brava ad Arisa che nelle questioni che contano sa mettere la faccia, senza mai tirarsi indietro.

Oggi, per essere buoni ci vuole enorme coraggio. Tutto ciò che ci circonda sembra essere fatto di un eccesso di cattiveria. Se ti mostri orientato verso la bontà rischi di apparire debole, stupido, senza spina dorsale. Abbiamo perso il senso del valore della bontà che contiene una serie di valori positivi come altruismo, generosità, gentilezza, sensibilità, positività, e potremmo continuare. 

La furbizia, la scaltrezza, la sopraffazione sembrano essere i segnali che arrivano da molti programmi televisivi e sempre più dai social in cui n on c’è spazio per chi appare toppo buono. Di monologhi come questo e di prese di posizione a favore di un mondo più buono c’è sicuramente necessità, anche perché se vogliamo vivere in un mondo migliore non possiamo che investire nel buono.

Il monologo di Arisa a Le Iene

“Fino all’ultimo pensavo di non farcela ad essere qui, perché mi vergogno sempre un po’ di quello che sono e di quello che faccio. Mi sono chiesta: a chi interesserà di me, di quello che racconto o di quello che provo io? Poi però, ho pensato che, infondo, io credo nel mio punto di vista, ha già 40 anni ed è figlio delle persone che amo di più al mondo, del cielo della Basilicata, della terra incastrata sotto le unghie, di tante offese mai rese e di troppi no…ma anche di premi inaspettati, di sorrisi non dovuti, dell’amore semplice, quello più puro”.

Alla fine sono riuscita a brillare

“Fin da bambina sono stata attratta da chi cerca di fare star bene gli altri. Sognavo di essere luminosa come Papa Giovanni Paolo II e di cantare canzoni come “Heal the world” di Michael Jackson, che incita ognuno di noi a rendere il mondo un posto migliore per tutta la razza umana. Quando mi dicevano che non ce l’avrei fatta io non rispondevo nulla, mi chiudevo in camera a pensare più forte, ad architettare la mia luce, e alla fine sono riuscita a brillare per davvero.

E quando canto è sempre per la pace e per diffondere amore: mi piace che le persone si sentano accettate con la mia musica”.

Essere buoni non è roba da sfigati

“Essere buoni non è un precetto religioso o una roba da sfigati, ma una scelta consapevole. E la consapevolezza è la cosa più sexy che ci sia. Quando qualcuno mi fa del male anche se una lacrima mi resta dentro, mi rifiuto di credere che sia fatto apposta, per vocazione. Per questo allontano, ma non odio mai, mi chiedo sempre il perché prendendomi anche metà della colpa.

Il sogno vero è diventare buoni

Tutti noi, nel bene e nel male, siamo la conseguenza di qualcosa o di qualcuno, è la comprensione che fa la differenza. Io no, non sono certo una santa, ma conosco la sostanza del mio cuore, e sono certa di essere riuscita a diventare quello che volevo essere da bambina: una persona buona. Cercare sempre di agire per il bene, essendo orgogliosi di sé stessi, potrebbe essere la chiave per la felicità.

Non c’è un gene che ammala di depressione se non la coscienza di non fare tutto quello che è in nostro potere per vivere la vita migliore a cui possiamo aspirare. È un lavoro lungo, ma si fa. Se ci sono riuscita io puoi farlo anche tu. Siate buoni e felici”.

 

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