In questi versi tratti dalla raccolta “Cedi la strada agli alberi“, Franco Arminio ci accompagna in un’esperienza profondamente intima e al tempo stesso aperta al mondo:
“Ti attraverso in questo giorno dโaprile
in questa luce ampia, ventilata e spinosa.
Sento che siamo arrivati ai giorni semplici,
sento che mi hai tenuto qui ad allenarmi
e ora mi concedi di entrare in te,
di farmi sentire il tuo fiato
che sa di pietra e argilla.”
Franco Arminio e l’amore come regno naturale
Si tratta di una poesia che raccoglie molte delle caratteristiche fondamentali della poetica di Franco Arminio: la relazione con il paesaggio, l’intimitร del sentire, la spiritualitร laica che si manifesta nel contatto con la natura e le cose semplici. Ma qui, piรน che altrove, emerge anche la sensazione di un ritorno e di una conquista faticosa e sacra. Il poeta si rivolge a una presenza che sembra essere insieme paesaggio e figura femminile, terra e corpo, tempo e sentimento.
Il primo verso, โTi attraverso in questo giorno dโaprileโ, ci introduce immediatamente in un gesto che รจ sia fisico che simbolico. Il verbo โattraversareโ suggerisce un cammino, un passaggio, una soglia. Ma cosa sta attraversando il poeta? Un luogo? Un corpo? Unโanima? Tutto questo insieme.
Nel giorno dโaprile, in una stagione di passaggio e risveglio, lโโattraversamentoโ si carica di una valenza esistenziale: attraversare lโaltro, il mondo, la natura, รจ anche attraversare se stessi. Aprile, mese di transizione, richiama la rinascita, la possibilitร di un nuovo inizio, la luce che rompe l’inverno. E quella luce รจ definita in modo straniante: โampia, ventilata e spinosaโ. Non รจ una luce pacifica: ha un aspetto dinamico, in movimento, e anche pungente. ร una luce che porta vita ma anche veritร , forse anche dolore.
Nel verso โSento che siamo arrivati ai giorni sempliciโ, Arminio enuncia un concetto chiave della sua poetica: la semplicitร come traguardo. Non si tratta, perรฒ, di un idillio nostalgico o ingenuo. I giorni semplici non sono facili: sono il risultato di un processo, di un allenamento, come suggerisce il verso successivo. La semplicitร , in Arminio, รจ sempre conquista: รจ un modo di stare nel mondo con consapevolezza, con attenzione, con gratitudine.
โSento che mi hai tenuto qui ad allenarmiโ: รจ unโimmagine potentissima. La vita, o forse la natura, o ancora una persona amata, ha trattenuto il poeta, lo ha spinto ad attendere, a prepararsi. Questo โallenamentoโ richiama il valore dellโesperienza, della resistenza, della lentezza. Nulla si raggiunge in modo immediato. Lโapertura, il contatto autentico, arrivano solo dopo un percorso, dopo una prova.
L’ingresso nell’altro come sacralitร
โE ora mi concedi di entrare in teโ: il tono qui diventa quasi liturgico. Lโaltro โ sia esso persona, luogo, terra โ โconcedeโ lโingresso. Non รจ unโazione violenta o automatica. Cโรจ una reciprocitร , una benevolenza. Lโatto di entrare non รจ possesso, ma dono. Questo verso, centrale nella poesia, evoca una forte sacralitร : entrare nellโaltro รจ entrare in una dimensione sacra, spirituale, che richiede rispetto, preparazione, cura.
E subito dopo, โdi farmi sentire il tuo fiato / che sa di pietra e argilla.โ Qui si compie il miracolo poetico. Il fiato รจ quanto di piรน intimo esista: รจ la vita stessa, il respiro. Sentire il fiato dellโaltro significa percepirne lโanima, la presenza piรน profonda. Ma quel fiato non รจ astratto: ha lโodore concreto della pietra e dellโargilla. ร la materia della terra, รจ il corpo del mondo.
Terra, corpo e poesia
Lโunione tra pietra e argilla รจ emblematica. La pietra รจ solida, dura, resistente. Lโargilla รจ malleabile, viva, pronta a trasformarsi. Insieme evocano la dualitร della condizione umana: fermezza e fragilitร , resistenza e trasformazione. Il fiato dellโaltro โ o della terra, o del tempo โ sa di queste due sostanze fondamentali. E allora la poesia si fa luogo di riconciliazione tra lโumano e il naturale, tra lโindividuo e il paesaggio.
Franco Arminio ha spesso definito sรฉ stesso come โpaesologoโ, un poeta che osserva, ascolta, documenta la vita dei piccoli paesi, delle terre marginali, della provincia. In questa poesia, perรฒ, la paesologia diventa ontologia: lโincontro con la terra รจ lโincontro con lโessere, con il tempo, con lโamore.
I versi di Arminio ci insegnano una cosa essenziale: la semplicitร รจ un approdo. ร la meta di un percorso in cui si impara ad abitare il mondo, a respirarlo, ad attraversarlo senza distruggerlo. La poesia diventa allora una forma di ecologia interiore, un modo per ristabilire il contatto con ciรฒ che รจ vero, essenziale, vivo.
In questo giorno dโaprile, in questa luce che punge e accarezza, il poeta ci invita ad attraversare il mondo con rispetto, a sentirne il respiro, a vivere i giorni semplici come una conquista e un dono. E allora anche noi, leggendo, possiamo sentire quel fiato che sa di pietra e argilla, e capire che in quella materia primordiale cโรจ tutta la bellezza del vivere.