I versi di Guittone d’Arezzo pieni di ironia e sarcasmo

9 Dicembre 2024

Leggiamo i versi di Guittone d'Arezzo in cui troviamo il repertorio della poesia comico-realistica e, in questo caso, delle becere avances.

I versi di Guittone d'Arezzo pieni di ironia e sarcasmo

I versi di Guittone d’Arezzo, tratti dal suo repertorio comico-realistico, rappresentano un esempio straordinario di come la poesia medievale possa essere terreno fertile per l’ironia e il sarcasmo. Con un linguaggio tagliente e un registro che mescola realismo e scherno, Guittone riesce a offrire un ritratto vivace e critico della società del suo tempo, utilizzando un linguaggio diretto per denunciare, ironizzare e mettere a nudo le debolezze umane.

“Villana donna, non mi ti disdire,
volendomi sprovar fin amadore;
ch’eo fin non son, ver s’ò talento dire,
néd essere vorrea, tant’ài ladore.
Ca, per averti a tutto meo desire,
non t’ameria un giorno per amore;
ma chesta t’ò volendoti covrire,
ché più volere terriami disnore.”

Un linguaggio di disprezzo e ironia nei versi di Guittone d’Arezzo

Nei versi proposti, il poeta si rivolge a una “villana donna”, definizione che già dall’esordio lascia trasparire un tono sprezzante. La scelta dell’aggettivo villana non è casuale: non si limita a descrivere la donna come rustica o di bassa estrazione sociale, ma allude anche a una condizione morale inferiore, quasi un’accusa implicita di rozzezza d’animo.

L’ironia emerge con forza quando Guittone dichiara di non volersi considerare un amante “fin amadore” (cioè un amante raffinato) e di non aspirare a esserlo. Con queste parole, l’autore ribalta il concetto tipico dell’amor cortese, che celebrava la devozione incondizionata verso una donna amata. Qui, invece, si distanzia deliberatamente da quell’ideale, definendolo ridicolo nel contesto della donna in questione.

Il poeta, sarcastico, sottolinea che, persino se avesse l’opportunità di desiderarla completamente (“per averti a tutto meo desire”), non la amerebbe neppure per un giorno “per amore”. Con questa affermazione, Guittone smonta ogni pretesa di romanticismo e, anzi, la trasforma in un’accusa di indegnità rivolta alla donna.

Il contesto della poesia comico-realistica

La poesia comico-realistica, sviluppatasi nel Medioevo italiano, si opponeva deliberatamente ai temi elevati dell’amor cortese e delle liriche d’ispirazione stilnovistica. I poeti di questo filone non esaltavano l’amore idealizzato, ma si concentravano sulla concretezza delle relazioni umane, spesso con un tono sarcastico, burlesco e fortemente critico.

In questa tradizione, la figura femminile non è più angelicata e posta su un piedistallo, ma diventa oggetto di derisione, spesso come simbolo delle contraddizioni e dei difetti della società. Nel caso di Guittone, l’invettiva assume tratti quasi teatrali, con un linguaggio che amplifica il sarcasmo e smaschera senza pietà la donna.

Dietro l’apparente gioco ironico, i versi di Guittone nascondono una critica sociale più ampia. Definendo la donna “villana” e descrivendola come ladore (ossia, portatrice di vergogna), il poeta non si limita a ridicolizzarla, ma denuncia anche la superficialità e l’arroganza che potevano caratterizzare i rapporti umani della sua epoca.

La poesia di Guittone non si limita a essere un attacco personale, ma assume un valore universale: è un’esplorazione delle ipocrisie e delle finzioni che permeano le relazioni sociali. Con il suo tono pungente, il poeta invita i lettori a riflettere sulla natura degli ideali che governano la società e sulla distanza che spesso esiste tra apparenza e realtà.

Un ribaltamento degli ideali cortesi

Questi versi rappresentano un chiaro ribaltamento dei valori cortesi. Se nell’amor cortese il poeta si presenta come un servo fedele della dama, pronto a glorificarla e a dedicarsi interamente a lei, Guittone rompe questa convenzione. Il suo linguaggio, invece di celebrare la donna, la degrada, evidenziandone i difetti e rifiutando qualsiasi forma di idealizzazione.

Persino il riferimento al “disnore” (disonore), che nel contesto cortese era un sentimento legato alla fedeltà e all’onore dell’amante, qui assume una valenza opposta: amare la donna sarebbe un disonore, non una virtù.

Guittone d’Arezzo è stato una figura complessa della letteratura italiana medievale. Sebbene sia noto principalmente per la sua produzione lirica legata alla scuola toscana, la sua incursione nel genere comico-realista mostra la sua versatilità e la capacità di adattarsi a contesti diversi.

Il suo linguaggio tagliente e la sua abilità nell’uso dell’ironia influenzarono anche autori successivi, come Cecco Angiolieri, che portarono avanti la tradizione della poesia burlesca e dissacrante.

Nei versi di Guittone d’Arezzo emerge una voce sarcastica e tagliente, capace di demolire gli ideali convenzionali con un’ironia pungente. La sua poesia comico-realistica, con il suo linguaggio diretto e irriverente, rappresenta un contrappunto fondamentale alla tradizione lirica cortese e offre una prospettiva diversa sulle relazioni umane.

Attraverso il sarcasmo e l’ironia, Guittone invita i lettori a guardare oltre le apparenze, a mettere in discussione gli ideali stereotipati e a riflettere sulla natura dell’amore e delle relazioni sociali. Ancora oggi, la sua poesia ci parla con una freschezza e una vivacità che testimoniano l’universalità del suo messaggio.

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