Dino Buzzati, nato il 16 ottobre 1906 e morto il 28 gennaio 1972, noto soprattutto come scrittore, fu anche un illustratore capace di creare opere grafiche che accompagnavano spesso i suoi racconti, ampliando la loro portata espressiva e simbolica. Un esempio di questo legame tra scrittura e arte visiva si trova nell’illustrazione del suo racconto Il Babau, in cui Buzzati esprime visivamente i temi centrali della narrazione, giocando sull’ambiguità tra paura e immaginazione.
“Il Babau”: Dino Buzzati disegnatore
L’immagine rappresenta una città notturna, con tetti che si estendono sotto un cielo scuro e un mostro nero, il Babau, che fluttua sospeso sopra la città. Questo essere ha una forma indefinita, quasi ameboide, con un solo occhio visibile e un aspetto sfuggente. Il Babau, creatura leggendaria delle paure infantili, diventa qui simbolo di qualcosa di indefinito e oscuro, pronto a materializzarsi nei momenti di solitudine e insicurezza. L’illustrazione cattura perfettamente l’essenza del racconto di Buzzati, che si concentra sulle paure ataviche che albergano in ognuno di noi, in particolare nei bambini, ma che non risparmiano nemmeno gli adulti.
L’estetica del Babau
Dal punto di vista stilistico, il disegno è tipicamente “buzzatiano”. Lo stile è semplice, quasi scarno, ma al contempo ricco di significato simbolico. I colori freddi, con prevalenza di blu e grigi, contribuiscono a creare un’atmosfera di inquietudine, dove la notte sembra assorbire ogni luce e vitalità. Il Babau stesso appare come una presenza stranamente aliena, che non ha una forma definita, rendendo difficile classificarlo. Non è un mostro classico, ma una sorta di entità astratta, inafferrabile e forse proprio per questo ancora più minacciosa.
L’unico occhio del Babau, simile a una fenditura rossa nel nero che lo avvolge, evoca un senso di vigile onnipresenza, come se questa entità stesse sempre osservando dall’alto, aspettando il momento giusto per palesarsi. Nella cultura popolare italiana, il Babau è una figura usata spesso per spaventare i bambini, ma nella visione di Buzzati assume una valenza più universale: è la personificazione delle paure irrazionali che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita.
L’interpretazione simbolica
Buzzati, noto per la sua capacità di fondere il reale con il surreale, utilizza il Babau come simbolo delle ansie e delle paure che, anche in età adulta, possono diventare oppressive. La città rappresentata nel disegno, con le sue finestre illuminate che contrastano con la solitudine esterna, potrebbe simboleggiare l’umanità, sempre più isolata e soggetta alle proprie insicurezze, mentre il Babau diventa il simbolo di quel male oscuro che si insinua nelle menti delle persone.
In questo senso, l’immagine richiama alla mente l’atmosfera kafkiana, dove la città stessa diventa un ambiente opprimente e alienante. Buzzati sembra suggerire che, nonostante il progresso tecnologico e la modernizzazione, l’uomo non ha mai veramente sconfitto i propri fantasmi interiori. Anzi, questi sono diventati più complessi e difficili da decifrare, come suggerisce la forma indefinita del Babau.
Nel racconto che accompagna l’illustrazione, Buzzati esplora il concetto di paura come parte integrante del processo di crescita. Il Babau è una metafora della paura dell’ignoto, ma anche dell’infanzia, un’età in cui l’immaginazione corre senza freni e le paure assumono forme gigantesche e incontrollabili. Tuttavia, queste paure non spariscono con l’età; diventano solo più sofisticate e interiorizzate. L’uomo adulto, rappresentato dalla città con le sue case ben ordinate e illuminate, vive con una finta sicurezza, ma sotto la superficie continua a covare le stesse paure irrazionali.
L’illustrazione del Babau, pur nella sua semplicità, è profondamente evocativa e rappresenta una delle molteplici chiavi di lettura della produzione artistica di Buzzati. La sua capacità di esprimere concetti complessi attraverso immagini apparentemente semplici si rispecchia perfettamente in questa figura oscura, che fluttua sopra la città come un’ombra dei nostri timori più profondi. Proprio come nella sua narrativa, Buzzati ci invita a riflettere sulla natura dell’ansia, della paura e dell’incertezza, e su come questi elementi siano intrinsecamente legati all’esperienza umana, nonostante i tentativi di negarne l’esistenza.
Con questa illustrazione e racconto, Dino Buzzati ci mette di fronte al fatto che la paura non è mai completamente superata, ma si evolve con noi, prendendo forme nuove e diverse man mano che cresciamo, proprio come il Babau che cambia forma e significato con il passare del tempo.