MILANO – Unโeccezionale asta da Sothebyโs a Londra, nel luglio 2015, decreta il โBacon Mythโ: in catalogo, oltre a due autoritratti del 1975 e 1980, lโopera del 1961 Study for a Pope I, nata dallโossessione di Francis Bacon per il Ritratto di Innocenzo X di Velรกzquez e appartenuta a Gunter Sachs, noto playboy negli anni โ50 e โ60 e terzo marito di Brigitte Bardot. Il mito di Bacon raggiunge ora la Fondazione Magnani-Rocca: il celebre dipinto di Bacon Two Americans del 1954, appartenente alla Collezione Barilla di Arte Moderna, viene esposto dal 9 settembre al 10 dicembre 2017 . Il mito dellโartista aveva forse conosciuto lโapice nel novembre 2013 quando il suo trittico Three Studies of Lucian Freud del 1969, battuto in unโasta di Christieโs a New York, divenne il quadro piรน pagato della storia, superando il precedente primato che apparteneva a LโUrlo di Munch.
BACON – โAnchโio quellโopera la consideravo difficile, lโho un poโ subita, ma poi col passare del tempo, lโho capita sempre piรน profondamente, me ne sono innamoratoโฆโ confessa Pietro Barilla nelle pagine di unโintervista redatta da Francesco Alberoni a cento anni dalla nascita del grande industriale. Lโopera che inizialmente turba il patron della Barilla, ma di cui, in seguito, subisce la malia รจ proprio Two Americans di Francis Bacon, acquistata presso la galleria Mario Tazzoli a Torino nel 1968 per arricchire ulteriormente la sua collezione privata pensata per condividere e rendere fruibile lโarte in quanto esperienza migliorativa di vita, a partire dagli ambienti di lavoro stesso che disseminerร di dipinti e sculture. Bacon esegue il dipinto presumibilmente a Ostia, ultima tappa di un breve soggiorno in Italia nellโautunno del 1954. Non รจ, tuttavia, un assiduo frequentatore del Bel Paese; nonostante il suo dichiarato amore per la scultura di Michelangelo, non รจ mai stato a vedere la cappella Medici, non ritiene neppure necessario recarsi alla Biennale di Venezia dove proprio in quel periodo sono esposti alcuni suoi lavori, nรฉ tanto meno considera opportuno visitare la Galleria Doria Pamphilj di Roma per vedere il Ritratto di Innocenzo X di Velรกzquez, fonte di ispirazione per una serie di otto studi eseguiti fra il โ50 e il โ53.
IL QUADRO – Ad essere ritratti sono due americani che Bacon aveva visto affacciandosi dalla finestra del suo albergo a Roma. In uno spazio arcano colloca due busti di uomini in completo scuro, camicia bianca e cravatta, forse a simbolo della mascolinitร contemporanea con la tenuta tipica dellโuomo dโaffari, che sembrano materializzarsi dal buio profondo dello sfondo. Un semplice spazio quadrangolare originato da sottili filamenti bianchi che tracciano il perimetro del muro di fondo e quello delle mura laterali di un cubo nero e compatto crea una scatola di vetro, una cornice che non serve ad altro se non a isolare e concentrare lโattenzione sullโimmagine che contiene, permettendo di vederla meglio. Preoccupazione costante per lโartista รจ, fin dagli esordi, che tra due figure tenda inesorabilmente a insinuarsi una storia. Soltanto lโazione di tondi o di parallelepipedi che isolino la figura nel quadro impedirร che una storia sโinsinui nellโinsieme rappresentato, esorcizzandone quindi il carattere illustrativo e narrativo. Isolare รจ per Bacon il modo piรน semplice per spezzare la narrazione, impedire lโillustrazione, liberare perciรฒ la figura attenendosi al dato di fatto. A colmare il resto del quadro non sarร nรฉ il paesaggio, nรฉ un qualsivoglia elemento informale; esso, piuttosto, verrร occupato da grandi campiture di colore cupo e tetro aventi come unico intento di attrarre la forma. Da questo spazio insondabile emergono due volti in fase di dissolvimento, sottoposti a unโevidente distorsione sotto i colpi dei pennelli e delle spatole, o a causa dei colori che lโartista stesso spreme sulla mano e poi scaglia direttamente contro la tela. Bacon spiega che: โin quei momenti sono pronto a tutto: cancello con lo straccio o prendo il pennello e frego via quello che ho appena dipinto, ci passo sopra lโacquaragia, ci dipingo sopra qualcosโaltro โฆ tutto pur di spezzare lโorganizzazione razionale dellโimmagine, purchรฉ cresca spontaneamente, cioรจ secondo la propria struttura e non quella che io le impongoโ [โฆ] โio voglio deformare le cose al di lร dellโapparenza, ma allo stesso tempo voglio che la deformazione registri lโapparenzaโ.
I PERSONAGGI – Lโuomo a sinistra รจ caratterizzato da una bocca lievemente allargata in un ghigno beffardo che scopre tutta la dentatura e deforma i tratti del viso come in unโimmagine radiografica. Ammetterร , in seguito, Bacon di essersi rifatto ad alcune radiografie pubblicate nel libro Positioning in radiography acquistato durante un viaggio a Berlino. Il suo รจ un sorriso inquietante poichรฉ รจ proprio in funzione di questo sorriso che il viso va disfacendosi, come sotto lโazione di un acido corrosivo divenendo insostenibile, intollerabile. Solo il sorriso insistente che Bacon suggerisce di chiamare sorriso isterico saprร sopravvivere alla dissipazione del volto e alla prossima e ineluttabile cancellazione del corpo. Anche lโuomo di destra, tuttavia, รจ sottoposto alle medesime forze di deformazione che sโimpossessano della testa della Figura, divenendo visibili come se la testa stesse tentando di scrollarsi di dosso il suo stesso volto. Bacon, come scrive il filosofo Gilles Deleuze nel 1981, spera โsempre di deformare le persone fino a ottenere lโapparenza; non puรฒ dipingerle letteralmenteโ. Il suo intendimento รจ quello di far emergere, rendere visibili, forze invisibili. Lโintero corpo รจ proteso a fuggire dalla bocca che qui non urla, come spesso avviene nei personaggi rappresentati dallโartista. Oltre al grido cโรจ infatti il sorriso che assolve la funzione di dileguamento del corpo. Difficile non avvalersi delle parole di Lewis Carroll intente a descrivere la sparizione del gatto in Alice nel paese delle meraviglie: โe questa volta svanรฌ molto lentamente (โฆ) finendo con il sogghigno, che rimase per un poโ quando giร tutto era sparitoโ.