Ambientato in un mondo pretecnologico dove il tempo scorre in modo molto diverso da oggi, “1991” di Franck Thilliez per Fazi Editore racconta la primissima indagine dell’ispettore Franck Sharko, in realtà già protagonista di parecchi altri libri del prolifico aurore francese, da solo o in coppia con la collega Lucie Henebelle. In questo primo volume della serie, assistiamo alla nascita del personaggio di Sharko: giovane, inesperto ma intuitivo, è destinato a diventare l’indiscusso protagonista della saga di Thilliez.
Brillante ma non convenzionale, è spesso incline a ignorare le procedure standard per seguire le sue intuizioni, anche quando queste lo conducono in territori oscuri e pericolosi. In 1991 vengono introdotti anche altri personaggi chiave: il suo capo Bellanger, il collega Thierry Brossard (detto “Titti”), inizialmente in contrasto con Sharko ma poi destinato a diventarne alleato, e naturalmente Suzanne, la sua fidanzata, ma vivono in due città diverse e sono desiderosi di sposarsi, pur dovendo affrontare i disagi tipici della vita di un poliziotto: orari impossibili, assenze durante le festività, e un lavoro che non permette tregua.
Perché leggerlo: è un prequel
1991 è una sorta di antefatto, in cui Thilliez recupera vari elementi della saga letteraria per donare al personaggio un brillante avvio. Conclusa la scuola ispettori, Franck Sharko a trent’anni approda a Quai des Orfèvres, prestigiosa sede dell’anticrimine di Parigi. È l’ultimo arrivato: gli assegnano i compiti più noiosi e trascorre il suo tempo negli archivi passando al setaccio centinaia di informazioni alla ricerca di un indizio utile per risolvere un vecchio caso riguardante tre donne sulla trentina rapite, brutalmente uccise e abbandonate in campi di periferia qualche anno prima. Nonostante centinaia di deposizioni, notti insonni e denunce, il predatore è ancora in libertà.
Siamo all’inizio degli anni Novanta, le indagini procedono ancora alla vecchia maniera: computer, cellulari, internet sono novità di cui si comincia solo vagamente a sentir parlare. Ma Sharko è impaziente e vuole dimostrare di meritare il suo posto nella squadra. Una notte di dicembre, uscendo dagli archivi ormai deserti per tornare a casa, intercetta un uomo in preda al panico.
Ha in mano una foto – ritrae una donna legata, il volto coperto da un sacchetto di carta con sopra disegnati occhi e bocca – e gli racconta una storia confusa riguardo a una lettera con un enigma da risolvere e una poesia de I fiori del male di Baudelaire. Sharko non ci pensa due volte: decide di aggirare le procedure e occuparsene di persona per cogliere l’occasione di uscire dai box e iniziare la sua corsa.
L’indagine coinvolge progressivamente l’intera squadra. Il Natale si avvicina, ma la priorità è una sola: fermare l’assassino e mettere fine alla sua lucida follia, che “è come un virus che rende le giornate febbrili”. Sharko fatica a conciliare il lavoro, che gli assorbe ogni energia e ogni minuto del suo tempo, con il desiderio di dedicarsi alla sua fidanzata Suzanne. I casi si complicano, e lui è trascinato in un vortice sempre più pericoloso e anche più vicino di quanto si possa immaginare.
Con pochi mezzi a disposizione, Sharko e colleghi dovranno confrontarsi con ogni genere di minaccia: veleni, mentalismo, riti vudù, Si trovano di fronte a un “camaleonte, un fantasma, un parassita”. È un’epoca in cui i primi computer sono ancora sigillati negli scatoloni e iniziano le prime analisi sul DNA. Sharko capisce che “fare il poliziotto è condannarsi alla solitudine”.
1991: tra giallo classico e noir contemporaneo
In questo romanzo, emerge chiaramente una narrazione serrata, intensa, dallo stile quasi cinematografico. Il ritmo è incalzante, i colpi di scena numerosi, le atmosfere crude e realistiche. Le descrizioni – siano esse ambientali o psicologiche – sono dettagliate, precise e coinvolgenti, rendendo la lettura avvolgente perché la struttura narrativa alterna la cronaca dell’indagine a salti temporali, che offrono flashback e punti di vista di testimoni e sospetti, arricchendo la trama di sfumature e misteri.
“1991” è un romanzo che affascina e inquieta, lasciando il lettore a riflettere sul sottile confine tra bene e male: il movente si annida nella follia scardinando, per i suoi livelli di crudeltà, i concetti di colpa e punizione. La narrazione alterna lo schema del genere giallo con investigatore rassicurante e le caratteristiche del romanzo noir, più vicino ai nostri tempi: il poliziotto e la vittima si dibattono nello stesso fango e si è costantemente in bilico tra il desiderio di scoprire la verità e la paura di ciò che si potrebbe trovare.
Gli anni Novanta, momento temporale della vicenda, sono descritti con un tocco vintage con i primi telefoni portatili e data base. Thilliez infine si conferma abilissimo nel mescolare tematiche diverse e incastonarle con naturalezza nella trama, offrendo un’esperienza di lettura completa e stratificata con un linguaggio tecnico e specifico quando necessario, dimostrando la competenza dell’autore nel genere thriller e poliziesco.