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I versi con cui Michelangelo Buonarroti dichiara il suo amore

Leggiamo questi splendidi versi di Michelangelo Buonarroti, genio assoluto dell'arte italiana e mondiale, sculture, pittore, architetto e anche poeta.

Michelangelo Buonarroti (6 marzo 1475 – 18 febbraio 1564), celebre scultore, pittore, architetto e poeta, non solo ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte, ma ha anche espresso attraverso la poesia la sua profonda sensibilità interiore. I versi in questione rivelano un’intensa riflessione sull’amore e sul legame tra passione e anima, utilizzando immagini ardenti e un linguaggio che richiama la tradizione stilnovistica.

Sì come secco legno in foco ardente
arder poss’io, s’i’ non t’amo di core,
e l’alma perder, se null’altro sente.
E se d’altra beltà spirto d’amore
fuor de’ tu’ occhi è che m’infiammi o scaldi,
tolti sien quegli a chi sanz’essi muore.

L’Amore come fuoco e perdizione nella vita e nella poesia di Michelangelo Buonarroti

Il primo verso, “Sì come secco legno in foco ardente arder poss’io”, introduce immediatamente una potente metafora: il poeta si paragona a un pezzo di legno secco che, al contatto con il fuoco, brucia. Questo fuoco simboleggia l’amore, un sentimento totalizzante e ineludibile che lo consuma completamente. Qui Michelangelo riprende una lunga tradizione poetica che associa l’amore alla fiamma ardente, un’immagine ricorrente nella poesia stilnovistica e dantesca. Il concetto espresso è chiaro: il poeta afferma che la sua anima brucerebbe se non amasse sinceramente la persona a cui si rivolge.

L’elemento del fuoco, quindi, non è solo una metafora della passione amorosa, ma anche un simbolo della dannazione e della perdita di sé. Questa idea si rafforza nel verso successivo: “e l’alma perder, se null’altro sente”. Qui Michelangelo esprime la convinzione che la sua anima sarebbe perduta se provasse un altro sentimento diverso dall’amore per la persona amata. Questo sottolinea l’assolutezza e l’esclusività del sentimento amoroso, che non ammette distrazioni o deviazioni.

L’Origine dell’Amore e la Visione Stilnovistica

Nei versi successivi, il poeta si interroga sulla natura dell’amore e sulla sua provenienza: “E se d’altra beltà spirto d’amore fuor de’ tu’ occhi è che m’infiammi o scaldi”. Qui Michelangelo affronta un tema centrale nella lirica amorosa: l’origine del sentimento amoroso. Secondo la tradizione stilnovistica, l’amore nasce dagli occhi della persona amata e colpisce l’anima dell’amante. Tuttavia, Michelangelo si chiede se sia possibile che l’amore possa derivare da una bellezza diversa, da una fonte estranea alla persona amata. Questo dubbio introduce un elemento di conflitto interiore: il poeta teme che il suo sentimento possa essere contaminato da un’altra bellezza, non autentica come quella della persona a cui si rivolge.

Il concetto di spirto d’amore, ovvero lo spirito d’amore, è un riferimento tipico della poetica stilnovistica, in particolare di Guido Cavalcanti, che considerava l’amore un’entità quasi autonoma, capace di agire sull’anima dell’amante. Michelangelo riprende questa concezione e la utilizza per esprimere la sua incertezza: se l’amore nasce da una fonte diversa dagli occhi dell’amata, allora forse non è autentico, e di conseguenza, il poeta vorrebbe privare chiunque della vista, se questa non fosse legata all’amore vero.

La Centralità degli Occhi e la Visione dell’Amore

L’ultimo verso, “Tolti sien quegli a chi sanz’essi muore”, afferma che gli occhi dovrebbero essere tolti a chi non può vivere senza di essi. Qui Michelangelo sembra suggerire che la vista è inutile se non è rivolta alla bellezza autentica, ovvero a quella della persona amata. In un certo senso, il poeta sta ribadendo l’idea che l’amore è strettamente connesso alla visione: se la bellezza che si osserva non è quella autentica, allora tanto vale non vedere affatto.

Questa concezione dell’amore come qualcosa che si genera attraverso lo sguardo è profondamente radicata nella tradizione letteraria medievale e rinascimentale. Dante, ad esempio, nella Vita Nova descrive come il primo incontro con Beatrice generi in lui un turbamento tale da trasformare completamente la sua esistenza. Michelangelo, pur riprendendo questa tradizione, introduce un senso di dubbio e di conflitto interiore che rende la sua poesia particolarmente moderna.

Questi versi di Michelangelo Buonarroti ci offrono uno sguardo profondo sulla sua concezione dell’amore: un sentimento che arde come fuoco, che definisce l’essenza dell’anima e che trova la sua origine nello sguardo dell’amata. Tuttavia, emergono anche dubbi e incertezze sulla natura stessa di questo sentimento, un conflitto interiore che rende il suo discorso poetico particolarmente intenso e carico di significato. Attraverso un linguaggio che richiama la tradizione stilnovistica, ma con una sensibilità più tormentata e introspettiva, Michelangelo ci lascia un ritratto dell’amore come forza totalizzante e inevitabile, capace di definire o annientare l’anima dell’amante.

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