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I versi di Mahmud Darwish per un fine settimana d’amore

Leggiamo assieme questi versi di Mahmud Darwish che esprimono la difficoltà nel fare la scelta giusta quando si parla di scelte riguardanti l'amore.

I versi di Mahmud Darwish tratti dalla poesia Mercoledì, venerdì, sabato, contenuta nella raccolta Non scusarti per quello che hai fatto, offrono uno scorcio sulla complessità delle emozioni umane, in particolare sull’amore, il pentimento e la dualità insita nel cuore umano. La forza di Darwish sta nella sua capacità di evocare riflessioni universali attraverso immagini semplici e dense di significati, capaci di trascendere il contesto personale e storico per toccare corde profonde nell’anima del lettore.

Mercoledì
Venerdì
Sabato
I miti e la terra si assomigliano…
Se avessi due cuori non mi pentirei
di un solo amore, cosicché sbagliando direi: hai scelto
male, mio cuore ferito!… poi il cuore
sano mi condurrebbe alle sorgenti

Mahmud Darwish e l’impossibilità di remissione in amore

L’apertura della poesia – “Mercoledì / Venerdì / Sabato” – elenca giorni che spezzano la linearità temporale, creando una frammentazione quasi casuale del tempo. Non si parla qui di una settimana completa, bensì di tre giorni estratti, disposti in un ordine che apparentemente non segue una logica precisa. Questa scelta suggerisce l’idea che il tempo, pur frammentato, sia un tessuto connettivo tra le esperienze umane.

L’evocazione dei miti e della terra che “si assomigliano” sottolinea una delle tematiche cardine della poesia di Darwish: l’interconnessione tra umano e universale, tra storia personale e memoria collettiva. I miti rappresentano l’eterno, il ripetersi di schemi archetipici, mentre la terra è un simbolo di radicamento, ma anche di conflitto e appartenenza. Per un poeta palestinese come Darwish, la terra non è mai soltanto uno sfondo: è patria, perdita, aspirazione e resistenza.

La frase “Se avessi due cuori non mi pentirei di un solo amore” apre una riflessione sulla natura dell’amore e sull’imperfezione che spesso lo accompagna. L’ipotesi di possedere due cuori suggerisce la possibilità di vivere in modo diverso le proprie esperienze, lasciando un cuore libero di dedicarsi all’amore puro, sincero e incondizionato, mentre l’altro potrebbe essere immune dal dolore e dalle imperfezioni.

Il pentimento citato da Darwish rivela la fragilità umana: l’amore porta con sé la possibilità dello sbaglio, del rimpianto e della sofferenza. Il poeta si chiede se, avendo due cuori, l’amore che ferisce sarebbe comunque la scelta obbligata. Ma la conclusione sembra suggerire che la sofferenza è inevitabile e che anche il pentimento contribuisce a definire l’esperienza umana.

L’immagine del cuore sano che conduce “alle sorgenti” richiama l’idea di un ritorno alle origini, a una purezza che l’amore, nonostante tutto, riesce a preservare. Questo dualismo tra il cuore ferito e il cuore sano incarna la dicotomia fondamentale dell’amore: la sua capacità di causare dolore e, al contempo, di guarire e rigenerare.

L’amore per la famiglia, per la terra d’origine, per chi ci emoziona

Darwish combina la profondità emotiva personale con un messaggio universale. Il cuore ferito è il simbolo delle battaglie e delle perdite personali, ma può rappresentare anche le ferite collettive di un popolo. Nella poesia di Darwish, il privato e il politico sono indissolubilmente legati: la sua riflessione sull’amore e sul pentimento può essere letta anche come una metafora della perdita della terra, del rimpianto per ciò che è stato e della speranza di ritrovare un equilibrio.

La terra, le sorgenti e il cuore sono immagini che si mescolano con i miti. Questi ultimi rappresentano storie antiche e archetipiche, in cui l’individuo riconosce e ritrova sé stesso. La ricerca della sorgente, condotta dal cuore sano, richiama il mito del ritorno, del trovare un significato dopo la sofferenza. Questo viaggio non è però lineare: come nei miti, il progresso è spesso interrotto, complicato da errori, ma comunque essenziale per la crescita.

Darwish esplora anche il tema della scelta. Quando afferma che il cuore sano condurrebbe “alle sorgenti”, si lascia aperto uno spazio per la redenzione e per la possibilità di sbagliare senza rimanerne prigionieri. Questo desiderio di tornare alle sorgenti, simbolo di purezza e ricominciare, riflette il bisogno umano di credere in una seconda opportunità, in un nuovo inizio che redime i fallimenti precedenti.

I versi di Mahmud Darwish colgono l’essenza dell’esistenza umana, fatta di errori, di sofferenza, ma anche di resilienza e speranza. Attraverso l’immagine del cuore diviso tra il ferito e il sano, il poeta non solo esplora la natura dell’amore, ma interroga anche il nostro rapporto con le scelte, il pentimento e la possibilità di guarigione.

I miti e la terra, il tempo frammentato e il ritorno alle sorgenti diventano parte di un dialogo più ampio sulla condizione umana. Darwish ci invita a guardare alle nostre ferite non come a delle condanne, ma come opportunità per trasformarci. Anche attraverso gli errori e il dolore, possiamo trovare, dentro di noi, la capacità di ricominciare a sperare e amare.

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