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I versi di Juan Gelman che illuminano la natura dell’amore

"Io non so perché ti amo. So che per questo ti amo." Questi versi di Juan Gelman, tratti dalla poesia "Accade" illuminano il senso e la natura dell'amore.

“Io non so perché ti amo. So che per questo ti amo.” Questi versi di Juan Gelman, tratti dalla poesia Accade, portano il lettore in uno spazio intimo, fragile e universale, dove l’amore si manifesta nella sua essenza più pura e inafferrabile. Come spesso accade nella poesia di Gelman, anche qui le parole sembrano svelare un paradosso: l’amore si esprime non attraverso risposte, ma attraverso domande; non per mezzo della ragione, ma tramite la sua assenza.

“Non so perché ti amo.
So che per questo ti amo.
Cade la mia lingua, come quella di Catullo,
nella sua doppia notte di desiderio.

La forza dell’amore che per Juan Gelman si spiega nella sua inspiegabilità

Questa dichiarazione d’amore così apparentemente contraddittoria è straordinariamente vera nella sua semplicità. In una società che spesso cerca di spiegare e razionalizzare ogni aspetto della vita, Gelman offre un punto di vista radicalmente diverso: l’amore autentico non ha bisogno di spiegazioni, né di logiche. Non amiamo qualcuno perché corrisponde a determinati ideali o caratteristiche, ma lo amiamo e basta.

Il poeta dichiara con una candida onestà di non sapere il perché del suo amore. Non c’è una ragione chiara, ma è proprio questa mancanza di un motivo che rende l’amore vero e profondo. Gelman sembra suggerire che l’amore autentico non è calcolabile né prevedibile, ma un mistero che si presenta senza avvertimenti e domina l’anima.

Il riferimento a Catullo aggiunge profondità e stratificazione al messaggio. Catullo, il celebre poeta latino, scrisse versi carichi di passione e tormento, spesso oscillando tra l’amore e l’odio verso Lesbia, il suo grande amore. Gelman richiama questa dualità, descrivendo il desiderio come una “doppia notte” in cui si perde il linguaggio. Da un lato c’è il desiderio fisico, carnale, che annega nella notte dell’impulso primordiale; dall’altro c’è il desiderio emotivo, un abisso più complesso, dove il bisogno di possedere si unisce al timore di perdere.

La “caduta della lingua” rimanda inoltre alla perdita di controllo che l’amore e il desiderio impongono all’individuo. Proprio come il poeta latino, Gelman si ritrova senza parole, intrappolato tra l’incoerenza del cuore e l’impossibilità di verbalizzare pienamente ciò che sente. È qui che il linguaggio si piega, non riuscendo a contenere il tumulto delle emozioni.

Jelman, una vita di sofferenza, e la forza dell’amore

Juan Gelman, poeta argentino di straordinaria sensibilità, ha sempre avuto la capacità di trasformare il personale in universale. In Accade, l’amore viene descritto come un’esperienza che, pur essendo condivisa da tutti, rimane unica per ognuno. Le sue parole parlano direttamente al cuore del lettore, evocando ricordi di amori passati o presenti, di desideri inespressi, di paure e gioie che si intrecciano nel tessuto dell’esistenza.

La “doppia notte” del desiderio di cui scrive il poeta è qualcosa che tutti hanno vissuto, almeno una volta nella vita. È quella sensazione di perdita e di conquista simultanea, di timore e di speranza che accompagnano l’amore in ogni sua forma. Gelman celebra questa condizione umana nella sua semplicità e nella sua complessità, confermandoci che amare significa anche arrendersi a un caos tanto bello quanto incontrollabile.

In un mondo in cui si tende a misurare tutto, anche l’amore, Gelman offre una prospettiva alternativa: amare è un atto di fede, non un calcolo. L’amore non si può contenere in definizioni o motivazioni; accade, e basta. Questa visione rimane profondamente moderna, perché ci invita a liberarci delle aspettative che spesso soffocano le relazioni e a vivere l’amore per ciò che è: un dono gratuito, privo di riserve o clausole.

“Io non so perché ti amo. So che per questo ti amo.” In queste due frasi, Gelman sintetizza tutta la bellezza e la difficoltà dell’amare. L’amore, come descritto dal poeta argentino, non è qualcosa da capire o spiegare, ma da accettare e vivere. Nella “doppia notte” del desiderio, ci ricorda che l’amore, pur non avendo sempre parole per esprimersi, è capace di definire chi siamo, di guidarci nel nostro viaggio umano e di dare senso alla nostra esistenza. Come Catullo prima di lui, Gelman canta l’amore in tutta la sua bellezza contraddittoria: un paradosso senza risposte, ma pieno di verità.

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