La filastrocca di Gianni Rodari intitolata “Don Chisciotte“, da cui sono tratti i versi in questione, racchiude in poche righe una profonda riflessione sulla dualità dell’animo umano. Con il suo stile semplice, ma ricco di significati, Rodari esplora temi universali come il coraggio, la paura, l’idealismo e la giustizia, tutti elementi incarnati nella celebre figura di Don Chisciotte, il protagonista dell’omonimo romanzo di Miguel de Cervantes.
“In cuore abbiamo tutti un Cavaliere
pieno di coraggio,
pronto a rimettersi sempre in viaggio,
e uno scudiero sonnolento,
che ha paura dei mulini a vento…
Ma se la causa è giusta, fammi un segno,
perché – magari con una spada di legno –
andiamo, Don Chisciotte, io son con te!”
La filastrocca di Gianni Rodari dedicata ai moderni Don Chisciotte
Già nelle prime righe della filastrocca, Rodari introduce due figure chiave: un Cavaliere “pieno di coraggio” e uno Scudiero “sonnolento”, simboli delle due anime che coesistono in ciascuno di noi. Il Cavaliere rappresenta il nostro lato più nobile e idealista, quello che spinge verso l’avventura, verso la lotta per ciò che è giusto e vero, pronto a sfidare qualsiasi ostacolo per perseguire un sogno, anche se sembra impossibile o irraggiungibile. Questo è il Don Chisciotte che vive in ciascuno di noi, un eroe che, malgrado le avversità e i fallimenti, non rinuncia mai ai propri ideali.
D’altra parte, c’è lo Scudiero sonnolento, timoroso dei mulini a vento. Questo personaggio rappresenta la parte più realista e forse anche più pigra dell’essere umano, quella che evita i conflitti e preferisce rimanere nella comfort zone, quella che teme le sfide e i cambiamenti. È l’elemento di stabilità e moderazione, ma anche di freno, che ci induce a scegliere la via della prudenza e della rinuncia.
Rodari, con questa metafora, esprime magistralmente il conflitto interiore che ciascuno di noi vive quotidianamente: da un lato, il desiderio di agire con coraggio e passione per qualcosa in cui crediamo, dall’altro, la paura e l’insicurezza che ci trattengono. È un’allegoria della vita umana, in cui ogni decisione è il risultato di una lotta tra idealismo e pragmatismo, tra sogno e realtà.
Uno degli elementi che rende Don Chisciotte una figura così affascinante è il suo coraggio di lottare per cause apparentemente perse, per inseguire ideali che la società considera irrealistici o addirittura folli. Nella filastrocca, Rodari ci invita a risvegliare il nostro Cavaliere interiore, il Don Chisciotte che è disposto a combattere per ciò che è giusto, anche quando il mondo sembra volerci dissuadere.
Questo richiamo all’utopia è centrale in molte delle opere di Rodari, che spesso invita i bambini (e gli adulti) a non perdere mai la capacità di sognare un mondo migliore. La spada di legno di cui si parla nella filastrocca non è altro che un simbolo della volontà di lottare, anche con mezzi limitati, purché la causa sia giusta. Non importa se il nostro armamentario è povero o se sembriamo ridicoli agli occhi degli altri: ciò che conta è avere il coraggio di agire, di schierarsi dalla parte dei valori che riteniamo importanti.
In questo senso, la figura di Don Chisciotte diventa un simbolo di resistenza all’omologazione e al conformismo. Rodari sembra suggerirci che, sebbene le nostre battaglie possano apparire come quelle contro i mulini a vento, esse hanno comunque un valore, perché ci permettono di rimanere fedeli a noi stessi e ai nostri ideali.
La paura dei mulini a vento
Lo Scudiero, invece, rappresenta la parte di noi che preferisce evitare il confronto con i “mulini a vento” della vita, quei problemi o quelle sfide che ci appaiono insormontabili o prive di senso. Spesso, infatti, siamo tentati di arrenderci di fronte alle difficoltà, di non credere più nella possibilità di cambiare le cose. È qui che entra in gioco la paura: paura del fallimento, paura di essere giudicati, paura di non essere all’altezza.
Ma Rodari, attraverso la voce dello Scudiero, non ci giudica. Al contrario, riconosce questa paura come una parte naturale dell’essere umano. Tuttavia, ci esorta a non lasciarci paralizzare da essa, ma a fare un segno al nostro Don Chisciotte interiore quando la causa è giusta. È un invito a superare i nostri limiti, a sfidare la nostra stessa paura per qualcosa che vale la pena. Anche una semplice spada di legno può diventare un’arma potente se ci crediamo davvero.
L’unione tra idealismo e realismo
Ciò che rende questa filastrocca particolarmente bella e profonda è il modo in cui Rodari bilancia il lato idealista del Cavaliere con il lato realistico dello Scudiero. Non c’è una condanna verso quest’ultimo, ma una consapevolezza che entrambi sono necessari. Il coraggio di Don Chisciotte ha bisogno del realismo dello Scudiero per non diventare del tutto cieco, così come lo Scudiero ha bisogno dell’impeto del Cavaliere per non diventare troppo stagnante.
In fondo, Rodari ci invita a vivere con entrambe queste parti: essere idealisti, ma anche riconoscere i nostri limiti; sognare, ma essere consapevoli delle difficoltà. E quando arriva il momento giusto, quando sentiamo che la causa è giusta, è il momento di seguire Don Chisciotte, di prendere la nostra spada di legno e lottare.
La filastrocca di Gianni Rodari sul Don Chisciotte è un invito a non perdere mai di vista i nostri sogni e ideali, anche quando il mondo ci dice il contrario. È un richiamo a trovare il coraggio dentro di noi, a sfidare le nostre paure e a non smettere mai di credere nella giustizia, anche con una spada di legno. In fondo, tutti noi abbiamo un Cavaliere e uno Scudiero nel nostro cuore, e sta a noi scegliere quale delle due voci seguire.