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“Santa Lucia”, una poesia dedicata al giorno più breve dell’anno

Il 13 dicembre si ricorda Santa Lucia, la martire cristiana protettrice della vista. Per l'occasione, vi proponiamo una poesia in romanesco di Stefano Agostino.

Il Natale si avvicina sempre di più. Con l’arrivo del giorno di Santa Lucia mancano meno di due settimane alla festa più sentita dell’anno. Santa Lucia, che cade il 13 dicembre in memoria della morte della martire siracusana, è una ricorrenza molto sentita in diverse regioni italiane, ed è legata al culto cristiano ma anche alle tradizioni contadine.

Nella poesia di Stefano Agostino, autore che compone versi in romanesco, si fa riferimento non tanto al culto cristiano di Santa Lucia, quanto al folklore cui è legata questa giornata, che è particolare anche perché si tratta della più breve dell’anno.

Santa Lucia di Stefano Agostino

Santa Lucia,
famosa dar principio de l’inizzio,
p’er credo popolare più de sfizzio,
der giorno ch’è er più corto che ce sia.

Ma er detto, più de popolo, è un indizzio
misto de verità e de fantasia:
giorno più corto de la compagnia,
se sa, ch’è invece quello der sorstizzio.

Santa Lucia, però, anticamente,
veniva ricordata già er ventuno
pe cui era er più corto veramente.

Ma er tredici dicembre, sarvognuno,
annà a vedé er tramonto solamente:
“più corto” de così nun ce n’è uno.

Analisi della poesia

Come dicevamo, la poesia è più incentrata al valore che ha sul calendario il giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, giorno indicato secondo la tradizione popolare come il più corto dell’anno (“er più corto che ce sia”) al posto del 21 dicembre, vero solstizio invernale.

Lo stesso autore della poesia mette in dubbio la tradizione popolare nella seconda strofa, definendo la tradizione di Santa Lucia (dal latino lux, che significa Luce) “un indizzio misto de verità e de fantasia”.

In passato, fa notare l’autore nella terza strofa, il giorno dedicato alla Santa coincideva con quello del solstizio d’inverno: ciò era dovuto all’utilizzo in precedenza del calendario Giuliano, introdotto da Giulio Cesare nel 45 a.C.. Il calendario giuliano, però, perdeva circa 11 minuti ogni anno di modo che la data vera degli equinozi e dei solstizi tendeva a spostarsi all’indietro in ragione di un giorno ogni 128 anni, perdendo man mano il sincronismo con le stagioni.

Per questo la festa di Santa Lucia, prima dell’introduzione del calendario gregoriano (1582), cadeva in prossimità del solstizio d’inverno (da qui il detto “Santa Lucia il giorno più corto che ci sia”), ma non vi coincise più in seguito all’adozione del nuovo calendario per una differenza di 10 giorni.

L’invito finale è, a prescindere dalle tradizioni popolari e dai calendari, di godersi il tramonto in questi giorni di metà dicembre: nono stante la brevità riescono a regalare emozioni uniche.

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La tradizione di Santa Lucia

Secondo la tradizione, Lucia di Siracusa, meglio nota come Santa Lucia, moriva da martire nella città natale proprio il 13 dicembre, nel 304, durante la terribile persecuzione dei cristiani messa in atto da Diocleziano nel territorio dell’Impero Romano. La santa è venerata tanto nella tradizione cattolica quanto in quella ortodossa, ed è legata alla vista per via dell’etimologia del suo nome. Santa Lucia è infatti ritenuta la protettrice degli occhi.

Molto sentita in Italia e soprattutto a Siracusa, città natale della martire, “Santa Lucia” è una ricorrenza che si celebra anche in diversi paesi europei, fra cui la Svezia, dove per l’occasione i bambini preparano biscotti e dolcini, e la mattina del 13 dicembre si mette in scena una vera e propria drammatizzazione, che vede protagonista tutta la famiglia con la piccola di casa che, nei panni di Santa Lucia, sveglia i genitori e i fratelli con i dolci preparati il giorno prima.

Ma la ricorrenza di Santa Lucia ha anche altre importanti implicazioni: si tratta del giorno più breve dell’anno, quello in cui, sin dalla notte dei tempi, i contadini facevano cadere il solstizio d’inverno. Per questo, la notte del 12 dicembre e il giorno successivo erano avvolti da un’atmosfera magica, e i contadini preparavano rituali, fra cui quello di regalare parte del raccolto ai meno fortunati.

Chi è Stefano Agostino

Stefano Agostino, classe 1969, è un poeta romano innamorato della sua città. Si diletta a scrivere in romanesco, e nei suoi versi canta la bellezza della Città Eterna. Ve lo presentiamo attraverso le sue stesse parole:

“Sono nato a Roma, nel dicembre del 1969, alla clinica “città di Roma”, da genitori romani.  Con tale “imprinting”, non potevo non essere allevato e crescere con l’innato amore per questa città e per tutto ciò che la rappresenta, in Italia e nel mondo. Dalla storia, ai suoi monumenti. Dalle sue strade, le piazze, i vicoli, i cortili. Agli usi, ai costumi, alla cucina, alla mentalità della sua gente.   Del resto, non potrebbe essere altrimenti: sono “romano-centrico”,  nostalgico della vita tra le mura capitoline, già appena uscito fuori dal raccordo anulare.

Sono affascinato dalla poesia in generale, ma amo particolarmente quella in vernacolo di tradizione popolare romana, del Belli, del Trilussa, del Pascarella. Questa grande passione si è tradotta, quindi, nello scrivere sonetti e poesie in “madrelingua”,  quella del romanesco d’oggi,  come per rendere omaggio al mio unico vero grande amoR”.

photocredits: Stella

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