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“Fare la figura del cioccolataio”, qual è l’origine del modo di dire?

L'espressione "Fare la figura del cioccolataio" significa fare una pessima figura, una figura barbina, una figuraccia. Scopri l'origine di questo modo di dire comunemente usato.

A chi non è mai capitato di “fare la figura del cioccolataio“? Sia per commentare qualcosa avvenuto nel mondo, sia per scherzare  deridere qualcuno di nostra conoscenza, questo modo di dire è spesso usato per indicare qualcuno che non ha fatto una bella figura. Infatti, quanti conoscono davvero il significato e la storia di questo particolare modo di dire?

Cosa significa “fare la figura del cioccolataio”

L’espressione “Fare la figura del cioccolataio” significa fare una pessima figura, una figura barbina, una figuraccia. Si tratta di una metafora che viene usata per descrivere un comportamento imbarazzante o inopportuno, anche se non necessariamente legato alla lavorazione del cioccolato.

La presunta origine del modo di dire

Questa curiosa espressione può contare diverse ipotesi legate all’origine. La prima, nonché la più accreditata, è contenuta all’interno del libro “Voci e cose del vecchio Piemonte” di Alberto Viriglio (Torino, 1917) e ci riporta alla Torino dei primi dell’Ottocento. Si racconta infatti che, negli anni del regno di Carlo Felice, re di Sardegna e duca di Savoia, i borghesi non potessero andare in giro con carrozze trainate da più di due cavalli. Ciò accadeva perché le quadrighe erano riservate esclusivamente ai nobili e agli appartenenti alla casa reale.

Nel 1823, in clima di Restaurazione, un artigiano cioccolatiere però, arricchitosi con i proventi della sua fiorente attività, si fece costruire una grande carrozza trainata da quattro cavalli con cui girava per le vie di Torino; una carrozza finemente decorata e così lussuosa da fare invidia persino a un re. Ed è proprio quello che accadde.

Carlo Felice convocò subito l’artigiano e lo invitò a usare un tiro a due, perché non poteva lui, re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, permettersi di na figura da ciculatè, ovvero di “fare una figura da cioccolataio”.

Un altra ipotesi legata all’origine del modo di dire vede ci porta invece a Genova e vedere sempre protagonista Carlo Felice, in particolare il Teatro a lui intestato che venne inaugurato nel 1828 presso il capoluogo ligure. Per la festa di inaugurazione tutti cercarono di essere eleganti e impeccabili, ma, ovviamente, non più del re.

Uno dei maggiori cioccolatai della città della Lanterna si presentò alla festa molto ben vestito e con una carrozza assai vistosa tanto da esser scambiato per il Re. Quest’ultimo, infatti, aveva una carrozza meno appariscente rispetto a quella del cioccolataio. Il Re si arrabbiò molto, e vide il gesto del Cioccolataio come un affronto.

Il Re lo fece chiamare per spiegare la situazione, ordinandogli di non indossare abiti reali, e di non ostentare una carrozza più bella della sua. Così gli disse: “Quando esco dalla mia carrozza non voglio fare la figura del cioccolataio“.

Un’altra affascinante ipotesi circa l’origine del modo di dire, riportata all’interno del “Dizionario dei modi di dire” di Ottavio Lurati (Milano, 2001) vedrebbe la nascita dell’espressione dovuta al “modo di comportarsi dei venditori di cioccolata calda nei caffè di un tempo, che spesso commettevano delle topiche parlando con persone distinte”.

L’ultima ipotesi, raccontata dall’esperto di dialetto genovese Franco Bampi all’interno del suo libro “Modi di dire genovesi” (Ligurpress) riporta che l’espressione “fare la figura del cioccolataio” prende spunto dal fatto che molti cioccolatai anticamente indossavano il grembiule e null’altro a causa del caldo dell’ambiente all’interno del quale il cioccolato veniva fabbricato. Capitò così che un cioccolataio, mentre stava parlando con una signora, inavvertitamente si girò, mostrando le sue nudità e quindi fece una pessima figura.

Perché diciamo così

Questa e altre espressioni idiomatiche sono protagoniste all’interno del libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.

Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.

 

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