Oggi che è la Festa della Donna è il giorno perfetto per ricordare che le donne, seppur relegate dalla cultura dominante a ruoli di secondo piano, spesso, ruoli di secondo piano non hanno avuto, anzi, sono state fondamentali figure storiche senza le quali i più importanti risvolti storici non sarebbero stati quali li conosciamo, uno tra gli altri è l’Unità Nazionale il cui processo inizia ben prima del 1861, ma, vediamo meglio di cosa stiamo parlando, leggendo l’articolo oggi conosciuto come il documento di “UNA ANONIMA “CITTADINA” SUI DIRITTI DELLE DONNE, 1797“.
Nel 1797, nel pieno del cosiddetto “Triennio Repubblicano“, un’anonima cittadina italiana scrisse un appello audace e rivoluzionario per l’epoca, rivendicando il diritto delle donne a partecipare attivamente alla vita politica e alla costruzione di una nuova società basata sui principi di libertà ed eguaglianza. La sua richiesta di inclusione delle donne nei processi decisionali non fu solo un grido di protesta, ma un’affermazione chiara di diritti naturali, fondati su principi di giustizia ed equità.
“[…] noi altre donne, o popoli dell’Italia, siamo individui dell’umanità; siamo una metà del genere umano; siamo uguali per natura al rimanente de-gli uomini; abbiamo un vero diritto naturale di approvare o riprovare le nuove leggi; abbiamo finalmente tutta la propensione necessaria per l’esercizio di questo nostro diritto.
Dunque le nostre pretensioni sono giuste e fondate sulla legge naturale; dunque l’esclusione che foste per dare in appresso alle donne in tutti i vostri consessi, sarebbe un’esclusione contraria all’equità. Dunque tutti i progetti che da qui innanzi si maneggieranno, tutte le leggi che si pubblicheranno, saranno invalide senza il nostro concorso. Dunque è vostro dovere il chiamar le donne a Consiglio per dare al sistema di libertà ed eguaglianza il conveniente vigore ed autenti-cità.
Non dovrete arrossire d’imitare i dottissimi Ateniesi ed i prudentissimi Spartani, i quali dividevano colle loro donne le pubbliche cure del go-verno. Voi, o Italiani, siete filosofi, e perciò non potrete lasciar di fare quello che v’insegna la filosofia e che vi detta la natura. Voi siete gli amanti del-la libertà, e non potrete soffrire che rimanga schiava una metà intiera del genere umano.
Voi siete i difensori dell’eguaglianza, e non potrete far a meno di sostenere la causa di chi è simile a voi ed eguale vostro. Voi siete politici, e dovete conoscere per necessità che se il nostro sesso vi è amico, l’esecuzione del gran vostro progetto è sicura; se è contrario a’ vostri di. segni, questi stessi vostri disegni saranno vani.
Voi siete finalmente appassionati e pieghevoli pel nostro sesso, e non potrete fare a meno di non armarvi tutti a difesa delle femine italiane in una causa sì giusta. Così lo speriamo dalla filosofia, dalla giustizia e dall’amorevolezza vostra.
[…] Che se poi non vorrete piegarvi alla ragione; se vorrete far risuonare ad inganno le dolci parole di libertà ed eguaglianza, sostenendo nel tempo stesso con incoerenza l’intiera tirannia degli uomini sopra le don ne, sappiate in tal caso che, essendo la nostra potenza nota a tutto il mondo, e noto assai a voi medesimi quanto possano i nostri comandi, i nostri sospiri, il nostro contegno, la nostra condiscendenza, siccome insieme con noi distruggereste tutti i nimici dell’uguaglianza, senza di noi non li distruggerete giammai.”
La Festa della Donna per ricordare le donne come cruciali attrici della Storia
Il 1797 fu un anno cruciale per l’Italia, segnata dalla diffusione delle idee rivoluzionarie francesi e dalla creazione di nuove repubbliche filo-francesi nella penisola, come la Repubblica Cisalpina e la Repubblica Romana. Il generale Napoleone Bonaparte, con le sue campagne militari, favorì la dissoluzione degli antichi stati pre-unitari e introdusse nuovi modelli politici ispirati alla Rivoluzione francese. Tuttavia, sebbene le parole “libertà, uguaglianza e fraternità” risuonassero ovunque, le donne rimasero escluse dalla partecipazione politica diretta, come accadde anche in Francia con la soppressione dei club femminili nel 1793.
L’appello dell’anonima cittadina
Nel suo testo, l’Anonima Cittadina sottolinea un principio cardine: le donne costituiscono la metà del genere umano e, in quanto tali, hanno diritto a prendere parte alla vita pubblica. La sua argomentazione si fonda sulla legge naturale, secondo cui uomini e donne sono uguali per natura e, di conseguenza, nessuna legislazione che escluda le donne può considerarsi valida o legittima.
La scrittrice sfida direttamente i legislatori e gli intellettuali del tempo, evidenziando l’incoerenza di coloro che predicavano l’uguaglianza ma escludevano le donne dai diritti politici. Ella richiama persino esempi storici, come le donne spartane e ateniesi, per dimostrare che la partecipazione femminile alla gestione della cosa pubblica non è un’idea nuova ma ha precedenti consolidati nella storia.
La forza delle donne nella lotta per l’uguaglianza
L’Anonima Cittadina riconosce che, senza il sostegno delle donne, il progetto rivoluzionario rischia di fallire. Il suo monito finale è chiaro: se gli uomini non riconosceranno i diritti delle donne, la loro stessa lotta per la libertà e l’uguaglianza sarà incompleta e destinata al fallimento. In questa prospettiva, l’autrice anticipa tematiche che saranno centrali nel femminismo del XIX e XX secolo, come il riconoscimento dell’importanza della partecipazione femminile nei movimenti sociali e politici.
Parallelamente alle rivendicazioni delle donne, il periodo 1796-1799 vide il sorgere di un fervente patriottismo italiano. Con l’avanzata delle truppe francesi, si formarono nuove repubbliche che adottarono costituzioni ispirate a quella francese. Tra i patrioti più influenti di questo periodo troviamo Ugo Foscolo, Giuseppe Compagnoni e Francesco Saverio Salfi, che contribuirono alla diffusione delle idee democratiche e all’elaborazione delle prime costituzioni italiane.
Tuttavia, il sostegno popolare alle repubbliche non fu unanime. La popolazione, soprattutto nelle campagne, spesso guardava con diffidenza i nuovi governi, considerandoli imposizioni straniere. Questa tensione culminò nel 1799 con l’arrivo della coalizione austro-russa che, insieme ai moti controrivoluzionari interni, pose fine alle repubbliche giacobine italiane, ripristinando il dominio degli antichi regimi.
L’appello dell’Anonima Cittadina del 1797 si colloca in un momento di profonde trasformazioni politiche e sociali in Italia, offrendo un punto di vista originale e radicale sulla condizione femminile. Sebbene le donne non ottennero immediatamente il diritto di partecipare alla vita politica, la loro voce iniziò a farsi sentire, anticipando le future battaglie per i diritti civili. Il suo testo rimane un documento prezioso che testimonia come, anche nei momenti di grande cambiamento, la lotta per l’uguaglianza debba essere inclusiva e universale.